Vedere l’invisibile, oltre i limiti percettivi dell’occhio umano

L’universo è pieno di misteri che sfidano le nostre conoscenze. Nella sezione ‘Ai confini della realtà: Viaggio nei misteri della Scienza’ Epoch Times raccoglie storie che riguardano questi strani fenomeni per stimolare l’immaginazione e aprire possibilità ignote. Se siano vere o no, sei tua deciderlo.

Noi umani, con i nostri rover robotici su pianeti lontani, la nostra avanzata tecnologia nucleare e la nostra capacità di comunicare con tutto il mondo in un istante, ci sentiamo spesso i padroni dell’universo. Eppure esiste una dimensione completamente nascosta che ci circonda e spesso non riusciamo a rilevarla. Viviamo in un mondo di fenomeni invisibili perché i nostri occhi rispondono solo allo spettro visibile.

Il mondo che ci circonda è fatto di energia: non possiamo vederla o toccarla, però usiamo la tecnologia per misurare le variazioni dello spettro invisibile, come ad esempio i campi elettromagnetici, i raggi infrarossi e la luce ultravioletta. Sappiamo che la rete internet wireless esiste perché ci connettiamo ad essa con i nostri dispositivi, ma non possiamo vedere come si diffonde nel nostro ambiente.

Nel XVII secolo, il fisico e matematico Isaac Newton, durante i suoi esperimenti di ottica, usò per primo la parola spettro, dal latino ‘apparizione’, per descrivere l’effetto di un prisma che decompone la luce del sole nei colori dell’arcobaleno. Si rese conto che ci sono fenomeni che non possiamo rilevare con i nostri occhi.

Gli uccelli e altri animali possono captare ed usare i campi elettromagnetici della Terra per muoversi e per cacciare.

Diversamente dagli occhi degli animali e degli insetti, l’occhio umano può vedere solo una certa lunghezza d’onda della luce sullo spettro elettromagnetico. Ci sono spettacolari variazioni di colore che noi non possiamo vedere e che gli animali riescono a distinguere facilmente. Ad esempio le api possono vedere la luce ultravioletta, che usano per riconoscere i fiori. Inoltre, lo scorso anno uno studio della rivista Science ha rivelato che i fiori e le api possono comunicare tra loro usando il bioelettromagnetismo. Nello stesso modo, gli uccelli e altri animali possono captare ed usare i campi elettromagnetici della Terra per muoversi e per cacciare.

VEDERE L’INVISIBILE

Gli animali sono esperti nel vedere l’invisibile, rilevando quello che noi non possiamo vedere, utilizzando questa capacità per sopravvivere. Utilizzando l’ecolocalizzazione, molte creature percepiscono i campi magnetici, su cui si basano per determinare la direzione, l’altitudine e la posizione, riuscendo così ad orientarsi e persino a migrare. L’ecolocalizzazione è usata da uccelli, tartarughe, volpi e persino batteri.

In uno studio, sono state osservate delle volpi che cacciavano topi, compiendo dei salti per attaccarli. Con grande sorpresa degli scienziati, le volpi si aiutavano con il campo magnetico della Terra. Mostrando una chiara preferenza, le volpi si lanciavano sulla preda da una determinata direzione magnetica, circa nord-est, e quando attaccavano da quella direzione, avevano più successo.

Può sembrare bizzarro, ma con uno studio condotto da un team internazionale, si è scoperto che i cani sembrerebbero defecare in modo allineato con i campi geomagnetici.

È stato anche dimostrato che gli animali migratori, come i pettirossi, possono essere influenzati dai ‘rumori’ elettromagnetici emessi dall’uomo, come evidenziato in uno studio pubblicato sulla rivista Nature. Dopo aver catturato dei pettirossi europei, gli scienziati li hanno fatti volare in una gabbia a forma d’imbuto. Quando venivano esposti a rumori elettromagnetici, gli uccelli perdevano l’orientamento, volavano in molte direzioni e non erano più capaci di uscire dall’imbuto. Quando venivano protetti dal rumore con una gabbia di Faraday ( un contenitore protettivo in metallo conduttore), la loro bussola biologica tornava a funzionare ed erano capaci di trovare facilmente l’uscita dell’imbuto.

IL TERRORE DELL’ULTRAVIOLETTO

Con quella che agli umani sembra una percezione extrasensoriale, le renne e altre mandrie migratorie tendono a tenersi alla larga dalle linee che attraversano il paesaggio. Gli scienziati dicono che probabilmente questi animali riescono ad evitare i cavi elettrici grazie alla loro capacità di vedere la luce ultravioletta. Sebbene non sia visibile agli umani, si pensa che gli animali vedano i cavi elettrici come lunghe strisce di spaventosa luce che lampeggia in modo casuale. Non sorprende che stiano alla larga! Questa conoscenza potrà essere utile in futuro ai progettisti energetici, per far in modo che le migrazioni non siano ostacolate o interrotte.

PERCEZIONE EXTRASENSORIALE

Persino alcuni esseri umani riescono a percepire quello che spesso è nascosto al resto di noi dai nostri sensi.

Si pensa che il pittore impressionista Claude Monet, dopo l’intervento alla cataratta nel 1923, avesse acquisito la capacità di distinguere i colori dello spettro ultravioletto, che ha portato ad un leggero cambiamento nei suoi dipinti.

Si dice che dopo l’operazione, le ninfee dei suoi quadri avessero una sfumatura blu: la sua percezione del mondo dava loro un tocco di blu.

Lei ha un quarto ricettore negli occhi, che le permette di vedere 99 milioni di colori in più rispetto alle altre persone.

Concetta Antico è un’artista australiana che possiede un raro genotipo che la rende una tetracromatica. Ha un quarto ricettore negli occhi, che le permette di vedere 99 milioni di colori in più rispetto alle altre persone. La sua emozionante e colorata arte dimostra la sua gamma visiva e il mondo caleidoscopico che può godersi.

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La tetracromatica Concetta Antico. (3.0 Creative Commons Attribution License)

LEGGERE L’AURA

Sicuramente c’è chi dichiara di poter vedere l’energia proiettata degli umani, nota anche come aura. Antico concetto spesso legato alla spiritualità, si pensa che l’aura sia il campo di radiazione luminosa intorno ad una persona. L’idea dell’aura e della sua percezione incontra molti scetticismi e si sostiene che la gente possa percepire l’aura a causa di effetti all’interno del loro stesso cervello, derivanti da epilessia, sinestesia o emicranie.

Prove a sostegno della percezione dell’aura vengono dalla ‘kirliangrafia’. È una tecnica che cattura le immagini di scariche elettriche su un oggetto. Le impressionanti immagini mostrano quella che molti definiscono aurea.

Con il progresso, la scienza e la tecnologia ci aprono gli occhi sui numerosi modi in cui rimaniamo ciechi all’incredibile e invisibile mondo che ci circonda.

Articolo in inglese: What Our Human Eyes Don’t Show Us

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