Italiani e spagnoli soffrono sempre di più a causa dei prezzi astronomici raggiunti dal settore immobiliare. Secondo gli studi della Banca Centrale Europea e della Banca di Spagna, la crisi abitativa spagnola affonda le radici nel crollo del settore immobiliare del 2008, seguito da un rallentamento nella costruzione edile fino al 2023. Per quanto riguarda l’Italia, l’economista Alex Tabarrok dell’Università George Mason indica le politiche fiscali dell’era pandemica la causa dei costi gonfiati dei materiali da costruzione edile.
IL CASO SPAGNOLO
In Spagna, sia gli affittuari che i proprietari di case soffrono per il caro affitti, per i prezzi degli immobili e per le tasse di proprietà, in un mercato in cui la disponibilità di alloggi è sempre più scarsa. Dal 2020, il numero di affitti a lungo termine è crollato del 56%, mentre i prezzi degli affitti sono aumentati del 30% a causa della crescente domanda.
A Madrid, l’indice di mercato di Idealista ha mostrato un crollo del 71% degli immobili in affitto tra il 2020 e il 2024, con un aumento dei prezzi complessivo del 44%. Anche chi aspira a comprare casa non se la passa bene. I dati immobiliari del 2024 mostrano che i prezzi delle case sono aumentati del 10% a novembre 2024, toccando circa i 2 mila 120 euro al metro quadrato; un prezzo che non si vedeva dal 2006.

A Madrid, un monolocale arredato di appena 21 metri quadri sul sito Homes Anywhere costava ben 1280 euro, tra utenze base e internet. E come se non bastasse, il caro bolletta è un macigno sempre più pesante in alcune città spagnole, specialmente per i gestori di attività commerciali, costretti a risparmiare in modo maniacale sui consumi di luce e condizionatori, e sono preoccupati poiché sono costretti a scaricare i crescenti costi energetici (e persino di connessione a internet) sui clienti, alzando i prezzi.
LA SITUAZIONE ITALIANA
Lo scenario italiano è simile. Ad aggravare la situazione ci sono i salari reali, che in Italia sono in costante calo, ormai stagnanti da 30 anni. Venezia, una delle principali destinazioni turistiche del Paese, e del mondo, è un esempio lampante: «Se sei italiano, vivere a Venezia è impossibile» dice uno dei pochi (privilegiati) italiani residente a Venezia,

ma solo grazie alla borsa di studio di 1000 euro al mese e al fatto che vive nel collegio universitario, «se dovessi pagare l’affitto, spenderei tutto il mio stipendio solo per quello».
La maggior parte dei proprietari preferisce affittare gli appartamenti a breve termine ai turisti. «Purtroppo la loro logica ha senso: se io avessi un appartamento qui, perché dovrei affittarlo a 900 euro al mese a uno come me, quando posso guadagnare lo stesso tanto in una settimana con i turisti?».
Mentre il numero di affitti a lungo termine diminuisce nelle città spagnole e italiane, gli affitti ai turisti aumentano sempre di più. Negli ultimi anni, tra smartworking e appartamenti più economici rispetto agli hotel, la domanda di affitto a breve termine è schizzata alle stelle in entrambi i Paesi mediterranei.
La questione è stata oggetto di accesi dibattiti e ha scatenato proteste. Migliaia di spagnoli hanno protestato in oltre 40 città contro i costi proibitivi degli affitti dovuti al turismo. In risposta al problema, città come Malaga, Madrid, Siviglia e Alicante hanno imposto restrizioni o divieti sugli affitti a breve termine.
Anche in Italia ci sono state proteste simili, aggravata dall’aumento degli affitti turistici. A Roma molte le cassette di sicurezza forzate nelle strutture destinate ai turisti. Analoga situazione a Firenze e Milano, che ha portato il governo a vietare gli affitti a breve termine con check-in autonomo.
LA CRISI DEGLI ALLOGGI
Gli affitti turistici sono un problema enorme da anni ormai in Spagna e Italia, dato che i turisti preferiscono appartamenti più “economici” rispetto agli hotel, con un aumento di rispettivamente 9% e 6,8% rispetto al 2023.
Ma dietro a questo dilemma, non sono in pochi ad affermare che ci sia, in realtà, un problema più grande: la costruzione di nuove case è rimasta indietro rispetto alla domanda.
Secondo uno studio della Banca di Spagna del 2024, tra i fattori alla base della crisi attuale, ci sarebbero il calo delle ristrutturazioni e l’aumento di usi alternativi degli alloggi. L’analisi ha indicato che la produzione limitata, dovuta a carenze di manodopera nel settore edile, costi crescenti e mancanza di investimenti nello sviluppo del territorio, è parte del problema. La Spagna ha vissuto un boom immobiliare dal 1995 al 2008, seguito da un crollo che è durato fino al 2015. Da allora, la crescita delle famiglie ha superato la costruzione di nuove case fino al 2023. Questo squilibrio potrebbe portare a un deficit di 600 mila abitazioni richieste entro quest’anno.
In Italia, il problema degli affitti è direttamente legato all’elevato numero di proprietari di case esistenti. Con oltre il 75% delle famiglie che possiede casa, i costi gonfiati di ristrutturazioni hanno creato gravi difficoltà per i proprietari. L’Italia ha un sistema che obbliga molte persone a reddito medio a dipendere dalle proprie famiglie per l’acquisto di case, secondo le analisi dei ricercatori dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico. A questo si aggiunge la sfida dei costi di costruzione e di ristrutturazione che sono saliti alle stelle, a causa dell’impennata dell’inflazione reale. La realtà è tanto semplice da essere banale: con un potere d’acquisto in costante declino gli italiani vivono dei risparmi (record) accantonati dalle famiglie fino alla fine degli anni 90. Ma questo risparmio non basta più a sostenere i costi ormai folli del settore immobiliare.