Un dialogo storico tra Zelensky e Trump

di REDAZIONI ETI/Tom Ozimek
5 Maggio 2025 15:00 Aggiornato: 5 Maggio 2025 15:00

L’incontro tra Volodymyr Zelensky e Donald Trump, avvenuto il 26 aprile a margine dei funerali di Papa Francesco nella basilica di San Pietro, rappresenta un momento significativo nei rapporti tra Kiev e Washington. Definito da Zelensky come il colloquio «più significativo» tra i due leader, l’evento sembra aver aperto una nuova stagione di dialogo, segnata da un approccio più diretto e pragmatico.

Le parole del presidente ucraino, pronunciate il 2 maggio a Kiev, sottolineano l’efficacia del formato riservato adottato per l’occasione. «Il confronto faccia a faccia ha creato l’atmosfera giusta per un dialogo autentico», ha dichiarato Zelensky, secondo quanto riportato dall’agenzia Interfax-Ukraine. La scelta di un contesto privato, lontano dalle formalità diplomatiche, sembra aver favorito uno scambio schietto, che Zelensky ha descritto come il più ricco di contenuti rispetto ai precedenti incontri con Trump.

Un primo risultato concreto di questo dialogo è emerso il 30 aprile con la firma dell’accordo sulle risorse strategiche tra Stati Uniti e Ucraina, siglato dal ministro del Tesoro statunitense Scott Bessent e dalla vicepremier ucraina Yulia Svyrydenko. L’intesa, che garantisce alle imprese americane un accesso privilegiato ai giacimenti ucraini di terre rare, è stata presentata da Zelensky come un passo storico, capace di rafforzare la partnership economica tra i due Paesi.

Il fondo di investimento previsto dall’accordo mira a sostenere la ricostruzione postbellica, lo sviluppo industriale e le infrastrutture di difesa ucraine. Zelensky ha esortato il parlamento di Kiev a ratificare rapidamente l’intesa, sottolineandone il carattere di «autentica partnership paritaria» in grado di generare benefici economici per entrambi i Paesi, rafforzando al contempo la sovranità ucraina.

Questo sviluppo giunge in un contesto di evoluzione nella strategia statunitense rispetto al conflitto tra Ucraina e Russia. Il 1° maggio, la portavoce del ministero degli Esteri, Tammy Bruce, ha chiarito che Washington intende ridurre il proprio ruolo di mediatore attivo, lasciando a Kiev e Mosca la responsabilità di definire un percorso verso la pace. «Non voleremo più in giro per il mondo per facilitare incontri», ha affermato, pur ribadendo il sostegno americano agli sforzi di pacificazione.

Sul fronte opposto, il portavoce russo Dmitry Peskov, ha definito il conflitto «complesso» e lontano da una soluzione immediata. Nel frattempo, il presidente Trump, che durante la campagna presidenziale del 2024 ha fatto della risoluzione del conflitto un punto centrale, ha dichiarato che Russia e Ucraina sarebbero «molto vicine» a un’intesa. Tuttavia, la sua ipotesi di concessioni territoriali da parte di Kiev, prospettata come parte di un possibile accordo, incontra la ferma opposizione di Zelensky, che ha ripetutamente escluso tale eventualità.

L’incontro in Vaticano e i suoi esiti immediati, come l’accordo sulle terre rare, suggeriscono un possibile riallineamento delle priorità tra Stati Uniti e Ucraina, con un’enfasi crescente sulla cooperazione economica e sulla ricostruzione. Se il dialogo tra Zelensky e Trump possa davvero segnare l’inizio di una nuova fase, capace di avvicinare una soluzione negoziata, è una questione che solo il tempo potrà chiarire.

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