Visioni in punto di morte, allucinazioni illusorie o realtà?

Il dottor Erlendur Haraldsson, professore emerito di psicologia all’Università d’Islanda, ha chiesto a circa 700 medici e infermieri di raccontare quello che hanno sentito dai loro pazienti sul letto di morte.

Molte persone, appena prima di morire, hanno detto di aver visto amici o familiari deceduti che dicevano di essere lì per aiutarli a passare nell’aldilà. I pazienti in quei momenti si rallegravano e la loro paura si dissolveva a seguito delle visioni.

È stato il primo studio importante di Haraldsson. Nel 1977, è stato pubblicato il suo libro Quello che videro nell’ora della morte, con il dott. Karlis Osis come co-autore. Il dott. Haraldsson, 85 anni, ha condotto altri studi, inclusi alcuni su persone che dicono di aver avuto contatto con i morti, ricordi di vite passate e poteri soprannaturali.

LE VISIONI IN PUNTO DI MORTE SONO REALI?

«Tecnicamente parlando, erano o sono allucinazioni», ha riferito Haraldsson nel corso di una video-intervista Skype da casa sua in Islanda. Parla con calma e allegramente circondato da pareti adornate di libri e con le copie dei suoi a portata di mano per mostrarli alla telecamera quando ne discute con Epoch Times. «Definiamo allucinazioni delle visioni che gli altri non possono vedere… Quindi, da un punto di vista tecnico, esse sono o possono essere allucinazioni. Ma da un altro punto di vista… In un certo senso erano anche realistiche».

Le visioni sul letto di morte sono realistiche perché coinvolgono persone reali che il paziente conosceva. Le visioni sono anche chiare, razionali, e sorprendentemente uniformi.

Nello studio di Haraldsson, quasi 500 malati terminali negli Stati Uniti e in India hanno riferito esperienze di simili offerte di aiuto dall’aldilà. Le esperienze erano le stesse, indipendentemente dalle influenze culturali e dai tipi di malattie o farmaci somministrati.

Haraldsson ha fatto riferimento a un libro del 1926 di Sir William Barrett, Deathbed Visions. Il libro rappresenta la prima importante pubblicazione sul tema, e comprende alcuni casi in cui le persone che stavano per morire sembravano acquisire conoscenze che non avrebbero potuto avere con mezzi ordinari.

I pazienti riconoscevano spiriti senza sapere che fossero persone effettivamente morte. Barrett ha scritto: «Questi casi costituiscono, forse, uno degli argomenti più convincenti per la vita dopo la morte, dato che il valore probatorio e il carattere veritiero di queste visioni, si eleva notevolmente quando viene innegabilmente stabilito che la persona che sta per morire è del tutto all’oscuro del decesso della persona che lui o lei vede così vividamente».

Uno studio più recente ha confermato alcune delle scoperte di Haraldsson. Il neuropsichiatra Peter Fenwick ha intervistato un gran numero di custodi di ospizi in Inghilterra. Ha scoperto che le visioni sul letto di morte sono comuni e indipendenti da fattori relativi alla malattia o farmaci, che dovrebbero causare allucinazioni.

CONTATTO CON I MORTI

Haraldsson ha condotto un sondaggio in Islanda nel 1974, chiedendo: ‘Avete mai avuto la sensazione di entrare in contatto con qualcuno che è morto?’

«Con mia grande sorpresa, il 31 per cento di un ampio campione di 900 persone ha risposto ‘sì’», ha riferito il dottore. Altri studiosi, tra cui il sociologo Andrew Greeley, hanno posto domande simili ricevendo a loro volta simili risultati.

Le indagini in Europa hanno scoperto che circa il 25 per cento delle persone ha riferito di aver avuto almeno un contatto con i morti. Altre indagini in Nord America e in Europa indicano che dal 10 al 40 per cento degli intervistati ritengono di aver avuto contatto con i morti.

In cerca di ulteriori dettagli, Haraldsson ha continuato con domande più approfondite, e ha scoperto che il 67 per cento di questi contatti erano visivi, il 28 per cento uditivi, il 13 per cento tattili, e il 5 per cento di natura olfattiva, fornendo anche un esempio di quest’ultima esperienza:

Una donna si trovava nella cucina di casa, in un piccolo villaggio di pescatori nel Sud dell’Islanda, quando le è parso di vedere qualcuno passare davanti alla porta aperta della cucina, ma non c’era nessuno insieme a lei. E in quello stesso momento ha sentito un forte odore di alcol. Anche il marito, tornato a casa, ha notato il forte odore e le ha chiesto se qualcuno era passato a trovarla. Alla fine non sono riusciti a spiegarsi il perché di quell’odore.
In seguito hanno scoperto che l’uomo dal quale avevano recentemente comprato la casa, era caduto in mare e annegato più o meno nello stesso momento che la donna sperimentava quelle strane sensazioni. L’uomo era un alcolizzato, così lei ha attribuito quelle sensazioni alla sua presenza.

Anche lo stesso dottor Haraldsson, quando era studente a Copenhagen, ha avuto un contatto ‘spettrale’ in una stanza che aveva affittato da un’anziana signora: «A volte quando stavo per andare a dormire, sentivo che c’era un uomo alla porta che mi fissava intensamente, come se si stesse chiedendo: «Chi è questo?». Questa sensazione si è ripresentata più volte.
«Se mi fosse accaduto ora, che mi interesso dello studio scientifico di questi fenomeni, avrei chiesto all’anziana signora chi aveva vissuto in quella stanza prima, o se lei era vedova, dato che nemmeno lo sapevo». Se Haraldsson fosse stato in grado di identificare il fantasma, avrebbe poi potuto chiederne una foto.

Haraldsson ha potuto portare avanti liberamente i suoi studi presso l’Università d’Islanda. Per quanto riguarda le reazioni dei suoi colleghi, «alcuni erano favorevoli, alcuni no, altri erano scettici». Il ricercatore conclude: «Vorrei solo che ci fossero più scienziati a interessarsi in studi di questo genere; alcune persone semplicemente li evitano […] pensano che possano danneggiare la loro reputazione. Ma così si ostacola il progresso in questo campo».

 

Articolo in inglese ‘Deathbed Visions: Dr. Erlendur Haraldsson Discusses His Research

 

Per saperne di più:

 
Articoli correlati