Trump dà l’ultimatum a Hamas

di Redazione ETI/Epoch Israele
8 Settembre 2025 10:12 Aggiornato: 8 Settembre 2025 11:04

Il presidente degli Stati Uniti ha inviato ieri sera quello che ha definito il suo «ultimo avvertimento» all’organizzazione terroristica Hamas, invitandola a raggiungere un accordo per liberare tutti gli ostaggi a Gaza. In un post su Truth, Trump ha scritto: «Gli israeliani hanno accettato le mie condizioni. È ora che anche Hamas le accetti. Ho avvertito Hamas delle conseguenze in caso di rifiuto. Questo è il mio ultimo avvertimento, e non ce ne saranno altri!». Trump ha poi dichiarato ai giornalisti che pensa che «ci sarà un accordo molto presto su Gaza» aggiungendo: «Io penso che tutti gli ostaggi torneranno, i vivi e i morti».

Secondo fonti politiche israeliane di alto livello sentire da Epoch Israele, Trump avrebbe avanzato una nuova proposta per un accordo sugli ostaggi, in base alla quale tutti i 48 ostaggi verrebbero rilasciati il ​​primo giorno dell’accordo, in cambio del rilascio di migliaia di terroristi, tra cui centinaia di assassini. L’operazione “Gideon’s Chariots II” per la presa di Gaza City verrebbe annullata e le Forze di Difesa Israeliane rimarrebbero nei pressi di Gaza City. Poi si aprirebbero negoziati per porre fine alla guerra sotto la gestione americana; finché continuerà, Israele non potrà riprendere i combattimenti nella Striscia di Gaza. Qualcosa di molto diverso, quindi, da quanto il primo ministro israeliano continua a dichiarare.
Infatti, nonostante l’annuncio di Trump secondo cui Israele avrebbe accettato i termini della sua offerta, fonti politiche a Gerusalemme non hanno confermato che sia effettivamente così, ma secondo loro, se Hamas rifiutasse l’offerta, ciò darebbe a Israele la legittimità di continuare l’operazione “Gideon’s Chariots II” e occupare la città di Gaza.
Una fonte vicina al Primo Ministro Benjamin Netanyahu ha dichiarato a Epoch che «Israele sta valutando molto seriamente la proposta del presidente Trump» e che «Hamas probabilmente continuerà a rifiutarla».

In risposta alla proposta di Trump, Hamas ha risposto: «Abbiamo ricevuto proposte americane, tramite i mediatori, per raggiungere un cessate il fuoco […] L’organizzazione esprime la propria disponibilità a sedersi immediatamente al tavolo delle trattative e discutere il rilascio di tutti gli ostaggi in cambio di una chiara dichiarazione della fine della guerra, un ritiro completo dalla Striscia di Gaza e l’istituzione di un comitato per la gestione della Striscia di Gaza da parte di elementi palestinesi indipendenti, che inizi immediatamente a lavorare» in vista di un accordo complessivo.

Ma secondo le fonti politiche di Gerusalemme, la valutazione a livello israeliano è che Hamas respinga la proposta di Trump, perché non include le sue due condizioni fondamentali: la sua permanenza al potere nella Striscia di Gaza e la cessazione completa della guerra con il ritiro totale delle forze israeliane. E commentatori palestinesi vicini a Hamas, hanno infatti confermato a diversi giornali arabi che l’organizzazione terroristica non accetterebbe di rilasciare tutti gli ostaggi il primo giorno dell’accordo, fidandosi delle promesse americane e perdendo tutte le carte che ora in mano; il tutto in un giorno solo. Come dire: Hamas non rinuncerà mai alla sua “polizza assicurativa” per sopravvivere a Gaza.
Ieri sera, Bassem Naim, un alto funzionario di Hamas, ha dichiarato a Reuters che la sua organizzazione non consegnerà le armi ma che è pronta a rilasciare tutti gli ostaggi, se Israele ferma i combattimenti e si ritira da Gaza. E non ha escluso la possibilità di un «cessate il fuoco a lungo termine».

A Gerusalemme, però, è opinione prevalente che Hamas andrà avanti a fare quello che ha fatto finora: continuerà con la strategia dell’ambiguità per provare a guadagnare tempo, e per cercare di fermare la totale occupazione militare di Gaza City da parte dell’esercito israeliano. Netanyahu, tutto questo sembra averlo capito molto bene e ha infatti ribadito ieri che l’operazione Gideon’s Chariots II va avanti inesorabile.
In tutto questo, la linea espressa da Netanyahu in più occasioni, diversamente da quella di Hamas, è tutt’altro che ambigua. Ed è sempre la stessa: Hamas cesserà di esistere in ogni caso. Con le buone, se i miliziani liberano tutti gli ostaggi, subito, e accettano di arrendersi e consegnano le armi senza condizioni. Oppure con con le cattive, nel qual caso la maggior parte – se non tutti – i miliziani/terroristi di Hamas verrano uccisi dall’esercito israeliano. E purtroppo questo potrebbe costare la vita a molti civili palestinesi.

 

 


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