Gli Stati Uniti hanno annullato la visita programmata a Washington del capo di stato maggiore dell’esercito libanese, generale Rudolf Heichal. A dirlo sono diverse Testate libanesi.
Secondo l’emittente Al-Jadeed, la cancellazione deriva dalla «insoddisfazione» dell’amministrazione Trump per «l’impotenza dei militari nelle missioni volte a disarmare Hezbollah». Al-Jadeed è considerata una delle emittenti principali e più influenti in Libano, ed è tradizionalmente identificata con una linea critica e di opposizione nei confronti dell’establishment politico, e in particolare nei confronti dei vecchi partiti che hanno governato il Paese fino alla formazione dell’attuale governo.
Anche l’emittente filo-occidentale Mtv ha riferito tramite il suo corrispondente a Washington che Washington hanno annullato la visita in seguito a una dichiarazione da parte dell’esercito libanese contro Israele di domenica scorsa, in cui si dice: «il nemico israeliano continua a violare la sovranità del Libano, a minare la stabilità e a ostacolare il dispiegamento dell’esercito nel sud». L’annuncio è arrivato l’incidente fra i caschi blu dell’Unifl di stanza nel sud del Libano e l’esercito israeliano: un carro armato israeliano Merkava ha sparato colpi di mitragliatrice pesante a circa cinque metri da un gruppo di militari dell’Unifl, che sono riusciti a ripararsi e hanno immediatamente chiesto via radio di far cessare il fuoco; mezz’ora dopo il carro armato israeliano si è ritirato. Non ci sono stati feriti. L’esercito israeliano ha dichiarato che l’incidente è stato causato da una «errata identificazione» dei caschi blu, dovuta a condizioni meteorologiche avverse.
Secondo Washington, dice l’emittente Mtv, la notizia è stata impostata in modo da presentare Israele come il “fattore problematico”, trascurando invece il fatto che il vero problema siano terroristi di Hezbollah, a loro volta manovrati dal regime iraniano.
Sempre secondo la Tv libanese Mtv, diversi parlamentari americani sarebbero rimasti così contrariati da mettere in discussione il futuro degli aiuti americani all’esercito libanese. E questo sviluppo sarebbe sufficiente a portare alla sospensione di tutti gli incontri compresa la visita del generale Heichal negli Stati Uniti. Il senatore Lindsey Graham – una delle figure principali del Partito Repubblicano – ha scritto su X: «È chiaro come il capo dell’esercito libanese, considerando che tratta Israele come il nemico e considerati i suoi deboli e quasi inesistenti sforzi per disarmare Hezbollah, costituisca un enorme ostacolo agli sforzi per far progredire il Libano». Dello stesso tono le parole della senatrice repubblicana Joni Ernst, che ha espresso «delusione» nei confronti dell’esercito libanese, poiché il suo comandante in capo «invece di sfruttare questa opportunità» per disarmare Hezbollah «sta vergognosamente scaricando la colpa su Israele».
Negli ultimi anni, il Libano ha attraversato una profonda crisi politica ed economica, che si è aggravata dal 2019 con proteste di massa contro la corruzione e il sistema politico clientelare che ha governato il paese. Dopo l’esplosione devastante al porto di Beirut nel 2020, che ha causato danni enormi e provocato nuove proteste, il governo libanese si è trovato in una crisi istituzionale prolungata, senza riuscire a eleggere un presidente dopo la fine del mandato di Michel Aoun nel 2022, creando un vuoto di potere significativo.
IL POTERE DI HEZBOLLAH IN LIBANO
Fondato nel 1982, Hezbollah (un prodotto del regime iraniano con funzione anti-israeliana) rimane un attore centrale nello scenario libanese dove mantiene – nonostante i duri colpi subiti ultimamente dall’esercito israeliano – un forte potere militare e politico, sostenuto soprattutto dalla comunità sciita. Negli ultimi tempi, la pressione internazionale, in particolare dagli Stati Uniti, ha spinto per il disarmo di Hezbollah, considerato quanto l’organizzazione terroristica rappresenti una vera e propria menomazione alla sovranità dello Stato libanese e alla stabilità del Medio Oriente in generale. Ma Hezbollah naturalmente si oppone al disarmo, e minaccia gravi rappresaglie per la stabilità del Libano, fino ad arrivare a far scoppiare una guerra civile.
Hezbollah resta tutt’ora, nonostante l’indebolimento subito negli ultimi anni, l’attore più forte del Libano. Come diverse altre organizzazioni terroristiche jihadiste, affianca una forte struttura militare a un partito politico ben radicato nella società, sostenuto da una rete sociale‑assistenziale profonda nella comunità sciita, e che ha penetrato diversi apparati dello Stato.
Hezbollah comanda un esercito proprio e indipendente in territorio libanese, formato da decine di migliaia di combattenti (secondo stime recenti dai 30 ai 50 mila effettivi, secondo il World Factbook), e possiede un enorme arsenale di razzi e missili (valutati tra i 40 e 120 mila pezzi) con capacità a corto, medio e lungo raggio fino a centinaia di chilometri, oltre a migliaia di missili anticarro e alcuni sistemi antinave e antiaerei.
Vendo all’azione politica, dal 1992 Hezbollah partecipa regolarmente alle elezioni, ha un suo gruppo parlamentare e tiene stabilmente circa 13–15 seggi su 128, numericamente non maggioritari ma decisivi in un sistema frammentato. Col sistema delle alleanze parlamentari, ha spesso controllato larghe maggioranze e governi di unità nazionale, arrivando in alcuni momenti a dominare i governi “tecnici”. E anche dopo la perdita della maggioranza parlamentare, nel 2022, molti analisti notano come questa potente organizzazione terroristica rimanga il soggetto politico singolo più influente del Libano, sebbene questa influenza sia dovuta più alla debolezza della società e delle istituzioni libanesi che a una propria vera forza elettorale propria.
Diverse analisi parlano infatti di una “governance ombra”, poiché Hezbollah formalmente è una componente del sistema (occupa seggi, nomina ministri, stringe alleanze in Parlamento), ma al tempo stesso opera come centro di potere autonomo che usa lo Stato quando gli conviene e ne aggira le leggi quando gli torna utile, configurando di fatto un regime semi-dittatoriale.
Hezbollah agisce insomma come uno Stato nello Stato, una sorta di anomalo apparato eversivo che da un lato opera alla luce del sole, e dall’altro non rispetta le regole basilari dello Stato di diritto, condizionando la posizione del Libano rispetto a Israele.
Questo gli permette di esercitare un diritto di veto di fatto su molte decisioni chiave (nomina del presidente, orientamento della politica militare, relazioni internazionali). Senza Hezbollah, in Libano è molto difficile formare governi stabili.
Come molte organizzazioni jihadiste, Hezbollah controlla inoltre una vasta rete di servizi sociali, sanitari, scolastici e di ricostruzione che vale centinaia di milioni di dollari l’anno e supplisce alle carenze croniche dello Stato libanese soprattutto tra gli sciiti poveri del sud e dei sobborghi di Beirut. Hezbollah controlla ospedali, scuole, associazioni caritative e programmi di ricostruzione, creando dipendenza comprandosi lealtà politica. Un sistema clientelare alimentato anche da “fondi esterni”.
Dato questo scenario (da incubo), si può capire perché il Libano sia una terra martoriata da oltre quarant’anni di guerre, morte e distruzione. E quanto sia vitale, sia per il Libano che per il Medio Oriente, che Hezbollah venga sconfitta.




