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Il vero 'padrone' della Repubblica Popolare Cinese è la corruzioneLe "misteriose” proporzioni della corruzione del regime cinese
Il primo ministro giapponese Sanae Takaichi e il suo Gabinetto hanno reso pubblici, all'inizio di questo mese, i propri patrimoni personali e quelli dei familiari. Xi Jinping e gli altri gerarchi del Partito comunista cinese non oserebbero mai svelare i propri beni e quelli delle rispettive famiglie

Foto: REUTERS/Tingshu Wang.
Il primo ministro giapponese Sanae Takaichi e il suo Gabinetto hanno reso pubblici, all’inizio di questo mese, i propri patrimoni personali e quelli dei familiari. Takaichi ha dichiarato un patrimonio totale di 32,06 milioni di yen, cifra sensibilmente inferiore a quella di diversi colleghi. In cima alla lista figura il ministro della Difesa Shinjiro Koizumi, con 272,48 milioni di yen, interamente intestati alla moglie. Al secondo posto il ministro degli Esteri Toshimitsu Motegi con 193,97 milioni di yen, seguito dal ministro degli Interni Yoshimasa Hayashi con 150,88 milioni di yen.
Xi Jinping e gli altri gerarchi del Partito comunista cinese oserebbero mai svelare i propri beni e quelli delle rispettive famiglie? No. Non solo i capi del regime cinese rifiutano di rendere pubblica la propria ricchezza ma – da quando Xi Jinping è segretario generale del Partito – il Pcc non ha nemmeno rivelato a quanto ammonti l’effettivo denaro sottratto dagli ufficiali delle forze armate condannati per corruzione. Finora Xi Jinping ha rimosso oltre 170 generali.
Non si sa con certezza a quanto ammonti l’appropriazione indebita commessa dai gerarchi del regime epurati, ma l’agenzia di stampa Xinhua parla di «un’ingente quantità di beni» e di «somme eccezionalmente enormi».
Non si sa con certezza a quanto ammonti l’appropriazione indebita commessa dai gerarchi del regime epurati, ma l’agenzia di stampa Xinhua parla di «un’ingente quantità di beni» e di «somme eccezionalmente enormi».
Dopo che Xi Jinping ha ottenuto il suo terzo mandato di Segretario generale del Partito comunista cinese, lo scandalo di corruzione in seno alla Forza missilistica ha innescato una serie di epurazioni all’interno dei ranghi militari. Le cifre sono astronomiche: nel 2014 il Phoenix Weekly riportava che il solo denaro contante, in varie valute, sequestrato dalle autorità nel seminterrato della lussuosa residenza del generale Xu Caihou pesava più di una tonnellata, senza contare oro, argento, pietre e opere antiche, e secondo varie Testate giornalistiche, il generale Xu non era nemmeno più il più “ricco” degli epurati.
Il Partito comunista cinese continua a mantenere il segreto sulla cifra esatta sottratta ai membri accusati di corruzione. Probabilmente perché, rivelando tale dato, il Pcc dimostrerebbe di non agire per il bene del popolo ma per arricchire se stesso, e perché teme che i cinesi possano prendere coscienza del livello di illegalità di cui è colpevole.
L’INUTILE RICHIESTA DI TRASPARENZA
Secondo la Banca Mondiale, nel 2016 più di 150 Paesi hanno istituito sistemi di trasparenza affinché i funzionari pubblici dichiarino i propri patrimoni e quelli familiari. Il Pcc è a conoscenza di tali sistemi da decenni. Negli ultimi trent’anni, ci sono state proposte di normative in merito alla trasparenza: nel 1994 è stato preso in considerazione un disegno di legge sulla dichiarazione dei beni nel proprio programma legislativo, ma ad oggi questa legge non esiste ancora, nonostante la necessità di una certa trasparenza provenga dal regime stesso. Nel dicembre 2019, ad esempio, un professore dell’Università di Pechino di nome Zheng Yefu ha pubblicato un articolo in cui chiede trasparenza e sostiene che la dichiarazione ufficiale dei beni sia una misura «equa, pacifica, poco costosa e ideologicamente neutrale, adottata da Paesi anche al di fuori della tradizione occidentale».
Zheng Yefu suggeriva ai sette membri del Comitato Permanente del Partito di dichiarare i propri beni personali, così che il loro esempio desse prova ed esempio di integrità all’intera burocrazia statale. La proposta del docente universitario è stata ignorata. Ovviamente: il Partito comunista cinese è il soggetto politico più corrotto al mondo.
Il Pcc attualmente è molto debole: è in seria crisi e rischia da un momento all’altro il collasso. Se venissero divulgati gli importi esatti dei soldi rubati dagli ufficiali, i militari di truppa potrebbero insorgere. Se Xi Jinping e i componenti del Comitato Permanente dovessero dichiarare i propri beni, con ogni probabilità decreterebbero la propria fine.
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