Orbán sul prestito di guerra Ue: il rimborso non è legato alla crescita economica, ma alla vittoria militare

Il primo ministro dell’Ungheria Orbán Viktor ha scritto su X: «per la prima volta nella storia dell’Unione europea, 24 Stati membri hanno concesso congiuntamente un prestito di guerra a un Paese esterno all’Unione. Non si tratta di un dettaglio tecnico, ma di un cambiamento qualitativo. La logica di un prestito è chiara: chi presta denaro lo vuole indietro. In questo caso, il rimborso non è legato alla crescita economica o alla stabilizzazione, ma alla vittoria militare. Perché questo denaro possa mai essere recuperato, la Russia dovrebbe essere sconfitta. Questa non è la logica della pace, ma quella della guerra. Un prestito di guerra rende inevitabilmente i suoi finanziatori interessati alla continuazione e all’escalation del conflitto, perché la sconfitta significherebbe anche una perdita finanziaria. Da questo momento in poi, non si parla più solo di decisioni politiche o morali, ma di rigidi vincoli finanziari che spingono l’Europa in una sola direzione: verso la guerra. La logica bellica di Bruxelles si sta quindi intensificando. Non sta rallentando, non si sta allentando, ma si sta istituzionalizzando. Il rischio oggi è maggiore che mai, perché la continuazione della guerra è ora associata a un interesse finanziario. L’Ungheria sta deliberatamente evitando di imboccare questa strada pericolosa. Non prendiamo parte a iniziative che suscitino nei partecipanti l’interesse a prolungare la guerra. Non cerchiamo una scorciatoia verso la guerra, ma un’uscita verso la pace. Questo non è isolazionismo, ma sobrietà strategica. Questo è nell’interesse dell’Ungheria e, a lungo termine, anche nell’interesse dell’Europa».







