Le forze armate israeliane hanno annunciato di aver avviato un’ondata di attacchi contro obiettivi militari di Hezbollah nel Libano meridionale. Gli attacchi seguono diversi avvertimenti emessi in arabo, che invitavano la popolazione libanese a evacuare diverse aree del Libano meridionale. Finora, i villaggi di Tir Daba, Aita al-Jabal, Tura e A-Tiba sono stati attaccati. In precedenza, le Idf avevano annunciato che l’Aeronautica aveva attaccato terroristi operanti in un’infrastruttura terroristica dell’Unità di Costruzione di Hezbollah nella regione di Tiro, nel Libano meridionale. L’infrastruttura veniva utilizzata per produrre attrezzature con cui i terroristi dell’organizzazione lavoravano per ripristinare le infrastrutture terroristiche attaccate e distrutte durante la guerra.
Gli attacchi sono la continuazione di una serie di operazioni militari israeliane nel Libano meridionale contro il rafforzamento di Hezbollah e i tentativi di riarmo dell’organizzazione terroristica Hezbollah, che ha pubblicato di recente una “lettera aperta” insolitamente bellicosa, indirizzata direttamente ai vertici politici e governativi libanesi, il presidente Joseph Aoun, il presidente del Parlamento Nabih Berri e il primo ministro Nawaf Salam.
Nella lettera, l’organizzazione sottolinea la sua assoluta opposizione a qualsiasi negoziato politico con Israele – un’idea di cui Aun ha parlato pubblicamente nelle ultime settimane – e ribadisce il fermo rifiuto a qualsiasi disarmo.
All’inizio della lettera, Hezbollah ha affermato di presentare la propria visione «per contrastare i tentativi di trascinare lo Stato del Libano in nuovi cicli di negoziati volti a servire gli obiettivi del nemico sionista». L’organizzazione terroristica descrive infatti i negoziati come una «trappola» israeliana: «Rimanere invischiati e cadere nelle trappole dei negoziati proposti significa ottenere ulteriori risultati per il nemico israeliano, che accetta sempre, non si impegna a rispettare ciò che gli viene imposto e non dà nulla in cambio».
Hezbollah nega qualsiasi tipo di contatto con Gerusalemme e sostiene che la priorità ora sia fermare gli attacchi: «Il Libano è interessato a fermare l’aggressione in conformità con la formulazione della dichiarazione di cessate il fuoco […] e non è disposto a cedere al ricatto aggressivo e a lasciarsi trascinare in negoziati politici con il nemico sionista».
Secondo Hezbollah, Israele ha approfittato di in un gesto “di buona volontà”, per avanzare nuove richieste: «Il nemico ha approfittato di questo ‘peccato’ del governo [libanese, ndr] per imporre il disarmo della resistenza in tutto il Libano quale condizione per la cessazione dei combattimenti, cosa che non era inclusa – dicono i terroristi di Hezbollah – nel cessate il fuoco e che non può essere accettata o imposta».




