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Occhiuto e lo Stato minimo

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Mario Occhiuto durante la conferenza stampa di In Libertà. Roma, 17 dicembre 2025. ANSA/MASSIMO BARSOUM

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«Sono rimasto stupito dall’interesse che nemmeno io immaginavo si potesse sviluppare attorno a un’iniziativa che doveva essere solo un sasso nello stagno. Proprio questo interesse mi ha dimostrato che evidentemente c’è una grande domanda politica che si poggia sul pensiero liberale, sulla necessità di fare riforme e che non trova una corrispondente offerta politica».
Lo ha detto il presidente della regione Calabria e vice segretario nazionale di Forza Italia, Roberto Occhiuto, in un’intervista rilasciata a “Il Foglio“, parlando del convegno In libertà, svoltosi la scorsa settimana a palazzo Grazioli. «Mentre parlo – ha proseguito – ho qui davanti a me un libro di Antonio Martino. Anche i classici del pensione liberale oggi andrebbero riletti. Pensiamo solo all’idea dello Stato minimo, dopo quello che è successo col Covid, con lo shock energetico dovuto alla guerra fra Russia e Ucraina, l’intervento dello stato è evidente sia necessario, anzi è indispensabile. Draghi nel suo rapporto all’Europa ricorda quanta necessità ci debba essere di intervento pubblico per favorire l’innovazione, il funzionamento del mercato. Il liberismo che dovremmo realizzare probabilmente non è più nemmeno quello dello Stato minimo – ha spiegato – ma è il liberismo di chi cambia il metodo delle riforme facendo l’interesse dei cittadini e assumendosi anche il rischio di impopolarità per cercare di costruire un sistema dove tutto sia più semplificato, soprattutto per le imprese. E che cerchi di cambiare l’Europa, sradicando questa ipertrofia normativa a cui l’Ue si è abituata».

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