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Il 'ricatto' di Lula: firmate ora o non farò mai più alcun accordo

Italia e Francia bloccano la firma dell’accordo Ue-Mercosur

Il libero scambio economico tra Europa e America Latina potrà essere avviato solo con le adeguate garanzie per proteggere l'agricoltura dell'Ue. Francia e Italia allineate fanno saltare l'accordo col Sud America e Lula passa alle minacce. Intanto a Bruxelles gli agricoltori protestano

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Manifestazione vicino al Parlamento europeo per denunciare le riforme della Politica Agricola Comune e il Mercosur, Bruxelles, il 18 dicembre 2025. Foto di Raphael Lafargue/ABACAPRESS.COM via Ansa

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Tempo di lettura: 6 Min.

Per il via libera alla firma del trattato del Mercato comune del Sud (Mercosur) servono ulteriori garanzie, in particolare a tutela delle imprese agricole europee. A porre con forza questa conditio sine qua non è il governo italiano, che in una nota di Palazzo Chigi ha chiarito di essere «pronto a sottoscrivere l’intesa non appena verranno fornite le risposte necessarie agli agricoltori, che dipendono dalle decisioni della Commissione europea e possono essere definite in tempi brevi».
Alla vigilia del vertice in Brasile, dove la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, avrebbe dovuto siglare l’accordo, la firma è dunque saltata. Ma è anche la Francia a opporsi, allineandosi alle motivazioni di Roma. «Il conto non torna» e «questo accordo non può essere firmato», ha dichiarato Emmanuel Macron arrivando al Consiglio Ue iniziato il 18 dicembre. Macron ha parlato di una questione di «coerenza di un’Europa che protegge la sua agricoltura e i suoi produttori», rivendicando al tempo stesso la vocazione francese al commercio internazionale: «Siamo per il commercio, la Francia è una grande potenza agricola e agroalimentare che esporta». Proprio per questo, ha aggiunto, Parigi non intende «accettare di sacrificare la coerenza della nostra agricoltura, la nostra alimentazione e la sicurezza alimentare dei nostri compatrioti su accordi che non sono ancora finalizzati». Servono, secondo Macron, «una clausola di salvaguardia, un freno d’emergenza» e «misure di reciprocità».
Il Mercosur nasce nel 1991 come un’unione economica e politica tra Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay. Anche il Venezuela è stato membro dal 2012 al 2016, ma la sua partecipazione è stata sospesa. La finalità è facilitare l’integrazione economica e politica tra i Paesi sudamericani. Oltre 25 anni fa, è iniziata la negoziazione per un accordo di partenariato anche con l’Unione europea che mira a creare una vasta area di libero scambio tra l’Ue e quattro Paesi dell’America Latina, attraverso l’abbattimento progressivo dei dazi reciproci nell’arco di dieci anni. Secondo le stime della Commissione europea, l’intesa consentirebbe alle imprese europee di risparmiare circa 4 miliardi di euro l’anno in dazi e garantirebbe un accesso preferenziale a materie prime ritenute strategiche per l’industria continentale.
È proprio su quest’ultimo punto che, nelle ultime ore, Italia e Francia hanno messo il freno. Se da un lato, infatti, il Mercosur promette benefici rilevanti per settori come l’automotive e la meccanica, dall’altro mette a riscio il comparto agricolo-alimentare. L’arrivo sul mercato europeo di prodotti come carne bovina, riso e zucchero dal Sud America, spesso a costi più bassi e con standard produttivi (uso di concimi, insetticidi eccetera) molto inferiori alle normative europee, è denunciato come una minaccia sia per i consumatori che per i produttori italiani. Una paura che si è tradotta, negli ultimi giorni, in proteste sempre più dure: a Bruxelles circa 8 mila agricoltori (più di mille erano italiani) sono scesi in piazza contro il Mercosur e contro i tagli alla Politica agricola comune, con cortei e scontri in concomitanza con i lavori del Consiglio europeo.
La convergenza tra Roma e Parigi pesa anche nei delicati equilibri europei. Per approvare un accordo commerciale è necessaria la maggioranza qualificata del Consiglio Ue: almeno 15 Stati membri su 27, rappresentativi di almeno il 65% della popolazione dell’Unione. L’asse Italia-Francia consente di costruire una minoranza di blocco politicamente solida, costringendo la Commissione a riaprire il negoziato sulle clausole di tutela. Una prospettiva che non entusiasma i Paesi favorevoli all’intesa, come Germania e Spagna, né la stessa von der Leyen, impegnata a tenere insieme le diverse sensibilità europee. Non a caso, Giorgia Meloni ha resistito alle pressioni arrivate dal cancelliere tedesco Friedrich Merz e da Paesi come Germania e Spagna, favorevoli all’intesa, ribadendo che l’ordine delle priorità va invertito: prima le garanzie, poi la firma.
Intanto cresce il pressing dal Brasile. Il presidente Luiz Inácio Lula da Silva, nelle ore più tese, ha lanciato un ultimatum: «Se non lo facciamo ora, il Brasile non firmerà più l’accordo finché sarò presidente». I toni si sono ammorbiditi dopo una telefonata con Giorgia Meloni. «La mia sorpresa è stata apprendere che l’Italia, insieme alla Francia, non voleva firmare l’accordo – ha detto Lula in conferenza stampa – Ho parlato con Meloni e mi ha spiegato che non è contraria all’accordo, che sta vivendo un imbarazzo politico a causa degli agricoltori italiani, ma che è certa di poterli convincere ad accettarlo». La Meloni, secondo quanto riferito dal presidente del Brasile, avrebbe parlato di tempi brevi – «una settimana, dieci giorni, al massimo un mese» – per trovare le garanzie necessarie.
Ma messaggio da Roma e Parigi comunque è chiaro: il Mercosur non è bocciato, ma neppure firmabile così com’è. Prima di dare l’ok, l’Europa dovrà agire per tutelare il proprio settore agroalimentare.
 

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