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La Meloni rimette a posto Mario Monti: io sono capo del governo per volontà del popolo italiano

Alla Camera la resa dei conti tra Giorgia Meloni e una sinistra sempre più divisa

L'opposizione presenta sei diverse risoluzioni in risposta al documento proposto dalla maggioranza e conferma la spaccatura sulle questioni internazionali e interne. Il governo si esprime sulla guerra in Ucraina "con attenzione" a Salvini

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Il primo ministro italiano, Giorgia Meloni, riferisce al Senato sul prossimo Consiglio europeo, Roma, Italia, 17 dicembre 2025. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

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Tempo di lettura: 5 Min.

I temi sono quelli di sempre e spaziano dalla politica estera con il conflitto tra Russia e Ucraina e la traballante tregua a Gaza, alle questioni interne come caro vita, pensioni e tasse. Il 17 dicembre sono stati affrontati tutti alla Camera, che è è diventata il ring in cui è andato in scena il match tra Giorgia Meloni e l’opposizione.
Ieri, infatti, alla vigilia del Consiglio europeo, il presidente del Consiglio ha tenuto a Montecitorio delle comunicazioni, presentando la risoluzione di maggioranza relativa alla guerra in Ucraina. L’incontro in Aula è stato l’occasione per un confronto diretto con i partiti di centrosinistra, che sono partiti all’attacco della maggioranza ma hanno confermato le divisioni interne al Campo largo. Le opposizioni hanno presentato sei diverse risoluzioni (Pd, M5s, Avs, Az, Iv e +Eu), tutte in contrasto. Al termine della giornata, prevedibilmente – seppure dopo varie limature per venire incontro alle sensibilità individuali – è passata la risoluzione di maggioranza. Ma il dibattito nell’emiciclo di Montecitorio ha esacerbato le differenze di vedute nel governo italiano. 
Giorgia Meloni coglie la palla al balzo e ironizza: «Continuate a dirci che siamo divisi, ma facciamo un po’ di conti: noi, quattro partiti, presentiamo una sola mozione, mentre voi, che vi dite alleati, ma Schlein dice di sì e Conte dice di no, di mozioni ne presentate sei diverse». Ma Elly Schlein non incassa in silenzio: «Per forza vi trovate d’accordo su una sola mozione, dentro non ci avete scritto niente». Il riferimento è al fatto che l’aiuto militare all’Ucraina è stato stemperato – nella risoluzione dell’esecutivo – in un più neutrale «sostegno multidimensionale», probabilmente per non suscitare l’ira di Matteo Salvini, che nelle ultime settimane ha continuato a esprimere la contrarietà della Lega all’invio di armi a Kiev. Anche nel documento del Partito Democratico, tuttavia, la parola “armi” non è esplicitamente menzionata, e lascia spazio a un giro di parole per dire che l’Italia deve continuare a sostenere Kiev «mediante tutte le forme di assistenza necessarie». È il tentativo della Schlein di non andare allo scontro diretto con Giuseppe Conte, che invece insieme al Movimento Cinque Stelle chiede fermamente lo stop delle armi a Kiev.
L’Italia «deve avere una voce autorevole, la sua è un sussurro», attacca, rivolta al presidente del Consiglio, Elly Schlein. Ma nelle stesse ore in cui il segretario del Pd punta il dito contro la mancanza di una leadership forte, in Europa il gruppo dem vota a favore della risoluzione sulla Difesa, che comprende un esplicito invito agli Stati membri a investire il 5% del Pil. Lo stesso 5% investito per le spese militari Nato, più volte motivo di critica al governo italiano da parte di Schlein, ora è approvato dai suoi a Bruxelles.
Giuseppe Conte avvisa la premier: «Dopo le irresponsabili firme per il riarmo messe senza passare da un voto degli italiani, stia attenta alle firme che mette sugli asset russi. E’ pericolosissimo». E poi incassa l’applauso della Schlein: «Chiedete a noi delle opposizioni delle nostre differenti sensibilità. Noi, quando ci presenteremo agli italiani per governare, le risolveremo. Voi dopo tre anni di guerra, non le avete ancora risolte».
Oltre ai soliti volti noti dei battibecchi con la premier, c’è un altro botta e risposta che va in scena a Montecitorio, quello con il senatore a vita Mario Monti: «È facile cogliere in lei, presidente, il leader politico che in Europa incarna meglio di ogni altro i desiderata di Trump. Chi legittima la dottrina Trump e dei poteri si schiera contro la Costituzione e contro gli interessi nazionali». Lapidaria la risposta della Meloni: «Trovo molto gravi le accuse circa i presunti manovratori che io avrei. A differenza sua faccio il premier perché me lo ha chiesto il popolo italiano, e gli italiani sono gli unici a cui rispondo», con chiaro riferimento al fatto che Monti, a suo tempo, era diventato capo del governo italiano a dispetto della volontà popolare. 
 

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