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Giulia Bongiorno: il processo non doveva nemmeno iniziare e il ricorso della Procura era totalmente fuori dalla realtà

Matteo Salvini assolto in Cassazione per il caso Open Arms

A cinque anni dall'inizio del processo sul caso Open Arms, il vicepremier Salvini è stato assolto perché «il fatto non sussiste». Per il leader leghista è stato dimostrato che «Difendere i confini non è reato». Giorgia Meloni si congratula per la «buona notizia» e Antonio Tajani assicura: «Ora proseguiamo nella nostra azione di Governo, uniti e compatti, fino alla termine della legislatura». Il fondatore di Open Arms parla di sentenza politica

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14 dicembre 2025, Roma, Italia: Matteo Salvini (Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti e Vicepresidente del Consiglio dei Ministri) durante il discorso nella giornata conclusiva della manifestazione organizzata dal partito Fratelli d'Italia, "Atreju".

Photo: Crediti immagine: © Marco Iacobucci/SOPA Images via ZUMA Press Wire

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La Corte di Cassazione mette la parola fine al caso Open Arms: Matteo Salvini è definitivamente assolto dalle accuse di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per i fatti che risalgono al 2019. L’allora ministro dell’Interno, aveva negato per alcuni giorni l’autorizzazione allo sbarco a 147 migranti soccorsi dalla nave della ong spagnola Open Arms al largo di Lampedusa. Una decisione che aveva portato all’apertura del procedimento penale, poi conclusosi con l’assoluzione.
Ma ieri, dopo quasi cinque ore di camera di consiglio, la quinta sezione penale della Suprema Corte ha respinto il ricorso avanzato dalla Procura di Palermo, confermando la sentenza di primo grado che aveva stabilito che «il fatto non sussiste». «Difendere i confini non è reato», ha commentato il leader della Lega ospite al programma “Cinque minuti” di Bruno Vespa. «Il fatto di aver bloccato migliaia e migliaia di sbarchi e chiuso i porti – ha ribadito il vicepremier – finalmente dopo cinque anni è stato riconosciuto come un diritto e un dovere da ministro e da buon cittadino». Sul piano giuridico, l’avvocato Giulia Bongiorno, che ha assistito il leader leghista nel processo, ha sottolineato l’inconsistenza dell’impianto accusatorio. «È stato un processo che non doveva nemmeno iniziare – ha detto ai cronisti all’uscita dalla Cassazione – e il ricorso della Procura era totalmente fuori dalla realtà».
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