Il Gabinetto ristretto di Sicurezza israeliano si è riunito ieri sera per una riunione di emergenza sulla situazione in Libano e sul riarmo da parte di Hezbollah, considerata una palese violazione del cessate il fuoco. Secondo i militari israeliani, Hezbollah si sta riarmando con razzi e violando il cessate il fuoco. Israele si starebbe quindi preparando alla possibilità di una fase di intensi combattimenti in Libano che durerà diversi giorni. Allo stesso tempo, l’esercito israeliano continua a lanciare attacchi mirati in Libano contro obiettivi di Hezbollah, con l’obiettivo di far rispettare gli accordi esistenti. E anche Washington sta aumentando la pressione affinché il Libano attui la risoluzione internazionale che impone a Hezbollah il disarmo.
Il nuovo ambasciatore americano, Michel Issa, dovrebbe arrivare a Beirut tra dieci giorni, e secondo i commentatori libanesi, il suo arrivo aumenterà la pressione americana su Beirut affinché avvii un effettivo processo di disarmo di Hezbollah, imposto dall’esercito libanese.
Secondo fonti politiche di Gerusalemme, l’inviato statunitense Morgan Ortagus in visita in Libano ha chiarito al presidente Joseph Aoun e al primo ministro Nawaf Salam che non stanno rispettando gli impegni presi con l’amministrazione Trump e che l’esercito libanese non sta facendo abbastanza per disarmare Hezbollah. La Ortagus ha sottolineato che gli sforzi di Washington sono ora concentrati nel convincere il Libano che la strada più efficace per affrontare le questioni di sicurezza siano dei negoziati diretti con Israele. Una posizione condivisa dall’inviato statunitense Thomas Barak, che ha annullato una visita programmata a Beirut e ha chiarito ai funzionari libanesi di essere in attesa dell’insediamento del nuovo ambasciatore per concordare i prossimi passi. Secondo la stampa libanese, Barak non è contento della situazione libanese, Washington non farà pressione su Israele e la responsabilità dell’escalation ricadrà sul Libano.
La posizione del governo libanese riguardo ai negoziati con Israele è estremamente delicata a causa delle forti pressioni interne esercitate da Hezbollah e dall’opinione pubblica sciita. Il rischio, per il governo, è che un’apertura al dialogo diretto con Israele provochi un’immediata reazione ostile da parte di Hezbollah — che considera ogni trattativa una minaccia — e destabilizzi l’intero equilibrio politico nazionale, il cui assetto settario vede proprio la componente sciita come indispensabile per la stabilità dell’esecutivo. Il governo libanese avrebbe comunque manifestato apertura a colloqui tecnici sotto la mediazione statunitense, a patto che a tali incontri partecipino esclusivamente rappresentanti militari e tecnici delle due parti. Questa soluzione riflette il tentativo di aggirare la questione politica, evitando un confronto diplomatico che rischierebbe di essere percepito — da Hezbollah e dai suoi sostenitori — come un passo verso una normalizzazione con Israele.
Secondo fonti israeliane, questa proposta non sarebbe stata ben accolta da Washington, poiché il vero obiettivo degli Stati Uniti è avviare un dialogo politico diretto tra i due Stati, benché sotto la propria egida. L’amministrazione Trump ha quindi chiarito che la sua priorità sia promuovere un negoziato politico autentico, e non limitarsi a una trattativa tecnica e settoriale tra militari.
La situazione si presenta quindi come un braccio di ferro dall’esito incerto: il Libano teme che ogni passo fuori dalla tradizionale prudenza politica sia terreno fertile per ripercussioni interne e un possibile ritorno alla crisi istituzionale. Gli Stati Uniti, dal canto loro, insistono nel voler trasformare la mediazione da mera gestione tecnica del confine a opportunità di dialogo diplomatico diretto tra i due Paesi, per arrivare una volta per tutte alla stabilizzazione dei rapporti fra i due Stati.
Nel frattempo, l’agenzia di stampa libanese ha riferito ieri che il presidente libanese Aoun ha autorizzato l’esercito a gestire qualsiasi incursione israeliana nel territorio del Paese e a proteggere la sicurezza dei suoi cittadini. Le dichiarazioni sono arrivate dopo che dei militari israeliani hanno effettuato un’incursione di un chilometro in territorio libanese, distruggendo le infrastrutture di Hezbollah nella città di Lida e causando la morte di un civile locale. Hezbollah ha accolto con favore la posizione del presidente. Secondo fonti qualificate israeliane, essendo circa la metà dei soldati dell’esercito libanese sciiti, non vogliono confrontarsi con Hezbollah.

 
																				




