La Legge di Bilancio per il 2026 resta ferma in Commissione al Senato, i nodi da sciogliere sono tanti e il voto sui circa 400 emendamenti è atteso al pià presto tra domani e venerdì.
C’è però un tema che tiene banco da settimane e agita l’emiciclo di Montecitorio: quello delle riserve auree italiane, o meglio, «di proprietà del popolo italiano». Il caso è scoppiato attorno a una proposta di emendamento di Fratelli d’Italia – presentata dal senatore Lucio Malan – al testo della manovra, secondo cui «le riserve auree gestite e detenute dalla Banca d’Italia appartengono allo Stato, in nome del Popolo Italiano».
In base alla normativa europea e al funzionamento del Sistema Europeo di Banche Centrali, le riserve ufficiali (valute estere e oro) sono registrate nei bilanci delle banche centrali nazionali e la loro gestione è soggetta a regole volte a garantire stabilità e indipendenza. La Banca d’Italia, infatti, detiene e gestisce ufficialmente lingotti e monete d’oro per un totale di 2.452 tonnellate. Il 44% delle riserve auree italiane è custodito nei caveau in Italia, il 43% negli Stati Uniti, il 6,09 per cento in Svizzera e il 5,76 % nel Regno Unito.
Su questa prima versione dell’emendamento, all’inizio di dicembre la Banca centrale europea (Bce) ha espresso preoccupazione perché una norma parlamentare che “riallocasse” o ridefinisse la titolarità dell’oro – o che non fosse chiara nello scopo – avrebbe potuto essere interpretata come un tentativo di incidere sull’autonomia operativa della Banca Centrale europea o presupposto per un uso politico delle riserve, punti su cui Trattati Ue mettono dei paletti. L’Eurotower ha quindi redatto un parere formale invitando le autorità italiane a riconsiderare il testo perché «non è chiaro quale sia la concreta finalità» della disposizione proposta da Fratelli d’Italia.
Il parere della Bce, tuttavia, non è vincolante. L’emendamento potrà andare avanti in Senato anche senza una approvazione della Bce stessa, ma il testo è stato comunque riformulato dal ministero dell’Economia e delle Finanze, secondo cui «Le riserve auree gestite e detenute dalla Banca d’Italia, come iscritte nel proprio bilancio, appartengono al popolo italiano». Ma la modifica non è bastata a convincere la Bce, che ha ribadito la richiesta di chiarimenti. A quel punto il clima in Italia ha cominciato a scaldarsi.
Il responsabile del programma di Fratelli d’Italia, Francesco Filini, ha evidenziato – come riporta Ansa – il «sorprendente allarmismo» attorno all’emendamento, sottolineando che «ribadisce un principio normale e cioè che le riserve auree sono di proprietà del popolo italiano». Sulla stessa linea anche il primo firmatario della proposta, Lucio Malan, secondo cui la richiesta di maggiore chiarezza da parte della Bce sarebbe «una domanda curiosa» perché si tratta di «stabilire un atto di principio» e cioè ribadire che l’oro «è sempre stato del popolo italiano, non si capisce di chi altri potrebbe essere», si legge su Agenzia Nova.
Sul provvedimento insorgono le opposizioni. «L’emendamento di Fratelli d’Italia sull’oro di Bankitalia è l’ennesimo pasticcio, la riproposizione di una vecchia bandierina ideologica travestita da grande battaglia patriottica», accusa in in una nota Antonio Misiani, responsabile Economia del Partito Democratico. Per Misiani «l’unico effetto reale dell’emendamento sarebbe creare un problema dove non esiste: le riserve auree sono già gestite e detenute, giustamente, da Bankitalia nel pieno rispetto delle regole europee».
Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti tenta di gettare acqua sul fuoco con una lettera alla Bce per chiarire le finalità della modifica da inserire nella Legge di Bilancio per il prossimo anno. «La proposta – ha spiegato Giorgetti nella missiva a Francoforte – è volta a chiarire nell’ordinamento interno», quindi nell’ambito delle regole nazionali, «che la disponibilità e la gestione delle riserve auree del popolo italiano sono in capo alla Banca d’Italia in conformità alle regole dei Trattati». Nel pieno rispetto, quindi, degli articoli del Trattato sul funzionamento del Sistema europeo di banche centrali, cioè il 127 e il 130. La nuova formulazione del parere, sottolinea il ministro nella nota, «è frutto di apposite interlocuzioni con la Banca d’Italia per addivenire a una formulazione pienamente coerente con le regole Ue». Domani, inoltre, il titolare dell’Economia dovrebbe avere un colloquio faccia a faccia con Christine Lagarde, governatore della Bce, a margine della riunione dell’Eurogruppo a Bruxelles, e in quell’occasione Giorgetti conta di mettere la parola fine alla bagarre.
IN ARRIVO IL DECRETO IN ENERGIA
Se la maggioranza è bloccata sulla manovra, si muove invece sul fronte Energia. Nell’ultima bozza del decreto è stato inserito un contributo annuo straordinario di 55 euro per le bollette elettriche destinato nel 2026 alle famiglie «vulnerabili», ovvero con Isee fino a 15 mila euro o con almeno 4 figli a carico e Isee fino a 20 mila euro. Si tratta di un sostegno aggiuntivo rispetto al bonus sociale già esistente, del quale si stima beneficeranno 4 milioni e mezzo di nuclei familiari. Il costo della misura ammonta a 250 milioni di euro e le risorse, come scritto nella relazione tecnica, dovrebbero arrivare dal bilancio della Cassa per i servizi energetici e ambientali.
Un sostegno potrebbe arrivare anche per le Piccole e medie imprese, con un nuovo sconto sulle bollette elettriche grazie alla riduzione degli oneri di sistema destinati al finanziamento delle fonti rinnovabili. Le risorse per la misura sono stimate attorno ai 750 milioni di euro a seconda delle disponibilità della Cassa per i servizi energetici e ambientali.