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Un esercito corrotto, instabile e senza comandanti capaci è tutt'altro che pronto a invadere Taiwan

La corruzione sta distruggendo le forze armate del regime cinese

Le purghe "anticorruzione" di Xi Jinping, pensate per rafforzare la stabilità e il controllo del regime cinese stanno ottenendo l’effetto collaterale di paralizzare la produzione di armi, sollevando pesanti interrogativi sulla reale capacità della Repubblica Popolare Cinese di combattere una guerra

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Parata del cosiddetto "Esercito Popolare di Liberazione", termine con cui il Partito comunista cinese definisce le proprie forze armate

Photo: foto di archivio REUTERS/Maxim Shemetov.

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Tempo di lettura: 4 Min.

Le purghe “anticorruzione” di Xi Jinping, pensate per rafforzare la stabilità e il controllo del regime cinese stanno ottenendo l’effetto collaterale di paralizzare la produzione di armi, sollevando pesanti interrogativi sulla reale capacità della Repubblica Popolare Cinese di combattere una guerra.
Il settore della difesa sta vivendo un esplosione in tutto il mondo. In Cina, secondo uno studio di Stockholm International Peace Research Institute, i ricavi delle principali aziende della difesa sono invece calati del 10% nel 2024. Le epurazioni ai danni degli avversari politici ordinate dal capo del regime cinese, causano rinvii e cancellazioni di numerose forniture militari, tanto che la Norinco (azienda di punta del settore, fra l’altro spesso criticata per la qualità scadente dei suoi prodotti e per copiare spudoratamente le armi occidentali) ha già perso il 31% dei ricavi; male anche la China Aerospace Science and Technology Corporation, con un calo degli affari del 16%, la Avic ha rallentato le consegne di aerei, e la China Electronics Technology Group Corporation ha subito un calo del 10%. Solo i cantieri navali e i produttori di motori aeronautici non sono in calo.
Negli ultimi anni Xi Jinping ha fatto fuori decine di generali e ammiragli, tra cui il vice presidente della Commissione militare centrale He Weidong (l’equivalente del capo di stato maggiore delle forze armate) e il comandante della forza missilistica Wang Houbin. Molti di loro erano fedelissimi nominati dallo stesso Xi, e questo fatto mette in luce sia la corruzione profondamente radicata all’interno del Partito comunista cinese, sia la crescente paranoia del dittatore comunista, che ormai non si fida più di nessuno.
Di facciata la dittatura comunista parla di «pulizia ideologica» e «fedeltà al Partito». Ma in realtà le indagini sono partite da tangenti e irregolarità rilevate negli acquisti e nei programmi missilistici dell’esercito. In solo due anni sono stati fatti fuori due comandanti in capo della Forza missilistica: Li Yuchao e il suo successore Wang Houbin, mettendo a nudo le debolezze e i gravissimi problemi strutturali del settore missilistico e nucleare cinese.
La forza missilistica è sempre stata considerata il reparto più segreto e importante del Pcc; se persino un tassello così fondamentale delle forze armate cinesi è corrotto a tal punto, per molti analisti il resto delle forze armate è probabile che sia messo anche peggio. In poche parole, le epurazioni rivelano quanto in realtà il Pcc si regga su un sistema marcio fino al midollo, visto che la Commissione militare centrale oggi ha più posti vacanti che ai tempi di Mao Zedong; per quanto Xi Jinping possa sostituire i vecchi ufficiali con i nuovi, alla fine finiscono tutti inevitabilmente risucchiati nella spirale della corruzione, e di conseguenza il regime cinese dispone di un esercito sempre meno pronto a combattere.
Questa situazione ha già creato dei buchi enormi nelle forze armate cinesi che vanno oltre i bilanci disastrosi delle aziende belliche, e mettono letteralmente in discussione l’efficacia e la modernizzazione militare cinese. Secondo diversi esperti statunitensi infatti, le purghe hanno già compromesso importanti programmi missilistici, aerospaziali e informatici (soprattutto quelli della Forza missilistica) lasciando la Cina molto indietro rispetto alla prima potenza mondiale.
E questo Xi Jinping lo sa bene. E proprio la consapevolezza di queste fragilità potrebbe spiegare la reazione furiosa di Xi alla recente “alleanza” Giappone-Taiwan. Un esercito corrotto, instabile e senza comandanti capaci è tutt’altro che pronto a invadere l’isola che, da sempre, il regime comunista cinese sogna di poter dominare.

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