Vladimir Putin ha dichiarato il 5 settembre che, se truppe europee fossero dispiegate in Ucraina prima di un accordo di pace definitivo, verrebbero considerate «obiettivi legittimi» da attaccare. Putin ha dato “l’avviso” durante un dibattito al Forum economico orientale di Vladivostok. «E se si raggiungessero decisioni che portino alla pace, a una pace duratura, non vedo semplicemente alcun senso nella loro presenza sul territorio ucraino, punto e basta». Putin continua quindi a dettare le condizioni di un’eventuale trattato di pace.
Le dichiarazioni di Putin giungono il giorno dopo l’incontro tra la Coalizione dei Volenterosi e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Parigi, dove l’inviato statunitense Steve Witkoff ha incontrato i leader europei e ha poi tenuto un colloquio a porte chiuse con Zelensky.
Macron al vertice ha precisato che quella da lui creativamente definita «forza di rassicurazione» verrebbe inviata in Ucraina solo dopo la fine del conflitto. Accanto a Zelensky durante la conferenza stampa successiva all’incontro, Macron ha spiegato che tale forza «non ha la volontà né l’obiettivo di condurre una guerra contro la Russia», ma mira «a prevenire qualsiasi nuova aggressione su larga scala e a coinvolgere in modo chiaro i 26 Stati nella sicurezza duratura dell’Ucraina». Ma per Putin pare che tutto questo non faccia nessuna differenza. La Russia si è sempre opposta con fermezza all’adesione di Kiev alla Nato e risponde con ostilità alla sola idea che dei militari occidentali mettano piede in Ucraina.
Zelensky, in un post su X del 5 settembre, ha sottolineato l’importanza di accelerare sulle garanzie di sicurezza per l’Ucraina e di «essere il più produttivi possibile insieme all’America, per rafforzare la nostra difesa aerea». E ancora: «Noi continuiamo a coordinarci per una diplomazia autentica – ha affermato Zelensky – Putin finge di non aver bisogno della pace, di non volere negoziati, ma in realtà la pressione mondiale può far virare l’interesse della Russia verso la fine alla guerra».
Donald Trump ha dichiarato che gli Stati Uniti contribuiranno a fornire garanzie di sicurezza all’Ucraina dopo la guerra, per prevenire future aggressioni. In quell’occasione, Trump ha detto a sette leader europei, tra cui la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, che un passo avanti decisivo si era verificato al vertice in Alaska, quando il presidente russo Vladimir Putin aveva accettato di riconoscere garanzie di sicurezza per l’Ucraina. Successivamente, il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha dichiarato che i tentativi di risolvere le questioni di sicurezza relative all’Ucraina senza coinvolgere Mosca rappresentavano «una strada senza uscita». Quindi (facendo “2+2”) le garanzie di sicurezza le dovrebbe stabilire lo Stato invasore, di fatto in modo unilaterale. Facile capire perché Zelensky dica che Putin non ha il minimo interesse alla pace.
In merito, Friedrich Merz ha risposto, già il 31 agosto, che la pace non può essere negoziata «al prezzo della capitolazione dell’Ucraina». Antonio Tajani, parlando al Forum di Cernobbio ha commentato: «non siamo molto ottimisti a causa di Putin, che vuole avanzare il più possibile prima di Natale per mettere sul tavolo una nuova situazione». E poi: «I soldati russi sono molto più ricchi dei lavoratori russi, prendono il triplo, e l’unico modo per fermare Puitin è fermare i flussi di denaro verso Mosca con sanzioni più severe».




