Macron perde il quinto governo ma non molla: nuovo primo ministro a breve

di Redazione ETI/Reuters
8 Settembre 2025 23:34 Aggiornato: 8 Settembre 2025 23:34

Come largamente previsto, Con 364 voti contrari e 194 a favore il Parlamento francese ha negato la fiducia al governo di François Bayrou, opponendosi al suo piano per contenere l’escalation del debito pubblico. Il Parlamento ha decretato la caduta del governo di minoranza guidato dal politico centrista di lungo corso. Il presidente Emmanuel Macron, è ora sotto pressione dalle opposizioni che chiedono lo scioglimento delle Camere, e anche le sue dimissioni. Ma Macron tiene duro: procederà alla nomina del quinto primo ministro in meno di due anni. La scelta sarà annunciata nei prossimi giorni. Il compito più urgente per il prossimo esecutivo sarà proprio l’approvazione del bilancio, la stessa sfida persa da Bayrou. Ottenere il sostegno di un Parlamento profondamente frammentato si preannuncia una missione impossibile.

«Avete il potere di far cadere il governo, ma non potete cancellare la realtà» ha dichiarato Bayrou ai parlamentari prima del voto di sfiducia. «La realtà sarà implacabile: le spese continueranno ad aumentare, e il peso del debito, già insostenibile, diventerà sempre più gravoso». Il primo ministro presenterà le sue dimissioni martedì. Bayrou aveva chiesto lui il voto di fiducia per cercare il sostegno del Parlamento al suo a dir poco impopolare piano di riduzione del deficit, che attualmente supera di quasi il doppio il limite del 3% del Pil e del debito pubblico, pari al 114% del Pil. Ma le opposizioni non hanno mostrato alcuna intenzione di appoggiare il suo progetto di tagli per 44 miliardi di euro nel bilancio del prossimo anno, considerando che le elezioni per il successore di Macron saranno tra due anni.

«Questo momento segna la fine dell’agonia di un governo fantasma», ha commentato Marine Le Pen, leader dei conservatori francesi, invocando elezioni anticipate, una prospettiva che Macron ha finora escluso. «Macron […] deve andarsene» ha dichiarato Jean-Luc Mélenchon, leader della sinistra radicale di France Unbowed, in un messaggio pubblicato su X.
Questa cronica incertezza politica (e fiscale), indebolisce pesantemente l’immagine e l’autorevolezza di Macron a livello internazionale, proprio in un momento in cui gli Stati Uniti dimostrano una solidità e una presenza che non si vedevano dai lontani anni 80 di Ronald Reagan: la linea dura di Donald Trump su commercio, Ucraina, Gaza, Iran e Cina (solo per citare i principali dossier sul tavolo dello Studio Ovale) stride con la debolezza dell’Eliseo.

Il presidente francese potrebbe nominare un nuovo primo ministro tra i membri del suo gruppo centrista di minoranza o tra i conservatori, ma questa scelta implicherebbe insistere su una strategia che, evidentemente, non ha finora funzionato. In alternativa, Macron potrebbe virare a sinistra, scegliendo un socialista moderato, oppure optare per un tecnocrate, ma il problema è che nessuno di questi scenari sembra in grado di assicurare al prossimo governo una maggioranza. Macron potrebbe alla fine decidere che l’unica via d’uscita dalla crisi sia convocare elezioni anticipate, cosa che gli viene chiesta da più parti e che, in linea di principio sarebbe la più “logica”, visto che ha inanellato il quinto fallimento in meno di due anni.

I mercati finanziari, che avevano la certezza dell’esito negativo del voto di fiducia, non hanno mostrato reazioni immediate lunedì. Ma i mercati francesi affronteranno un nuovo banco di prova venerdì, quando Fitch rivedrà il rating del debito sovrano della Francia. Seguiranno le revisioni di Moody’s e S&P Global a ottobre e novembre.

Il resto d’Europa osserva la situazione con attenzione. La Francia ha ora la maglia nera dell’Ue, uno smacco duro da digerire. Il costo del debito è superiore a quello della Spagna, e lo spread rispetto ai titoli di Stato tedeschi a dieci anni ha raggiunto il livello più alto degli ultimi quattro mesi. Un abbassamento del rating potrebbe compromettere la capacità della Francia di finanziarsi a tassi d’interesse contenuti, aggravando ulteriormente i problemi di debito.
Nel frattempo, il malcontento potrebbe iniziare a manifestarsi con le manifestazioni (anche violente) nelle piazze, come molto spesso è successo in Francia. Il movimento di protesta popolare “Bloquons Tout” (“Blocchiamo tutto”) ha indetto per mercoledì azioni di disturbo a livello nazionale. I sindacati stanno  già pianificando scioperi per la settimana successiva. L’autunno caldo francese è iniziato.