«se l’Europa non è in grado di reggersi da sola di fronte alla Russia, ancor meno potrà competere con Stati Uniti o Cina»
Tony Blair: l’Europa rischia l’irrilevanza
Tony Blair e James Dimon sostengono che l’Europa debba «svegliarsi» se vuole tornare a essere un continente rilevante, dando priorità alla difesa e alla crescita economica

Tony Blair in un'immagine di archivio. Foto REUTERS/Johannes P. Christo
L’Unione europea deve riformarsi profondamente oppure rischia di ridursi ulteriormente al ruolo di un’ombra del tutto marginale nello scontro sempre più acceso tra Stati Uniti e Cina: una competizione che sta inaugurando un’era senza precedenti e pone enormi difficoltà in termini di difesa, energia, tecnologia e commercio. È questa la conclusione di uno studio curato dall’ex primo ministro britannico Tony Blair (laburista) e Jamie Dimon, presidente e Ad della banca d’affari JP Morgan Chase.
L’analisi, basata sulle valutazioni di esperti, politici e importanti imprenditori, descrive una convergenza di cambiamenti strutturali che sta rimodellando nazioni, mercati e istituzioni. Appare evidente, quindi, che oggi i Paesi più vulnerabili sono in particolare quelli che per decenni hanno fatto affidamento sulla protezione militare degli Stati Uniti, sviluppando al contempo legami commerciali sempre più stretti con il regime cinese. Per questo motivo Blair e Dimon sostengono che l’Europa debba «svegliarsi» se vuole tornare a essere un continente rilevante, dando priorità alla difesa e alla crescita economica. Secondo gli autori, infatti, «se l’Europa non è in grado di reggersi da sola di fronte alla Russia, ancor meno potrà competere con Stati Uniti o Cina».
Secondo Alexander George, autore dell’analisi World Rewired: Navigating a Multi-Speed, Multipolar Order, non è mai esistito un periodo storico paragonabile a quello attuale. Proprio per questo, sostiene l’analista, non è possibile ricorrere alla Storia come guida dato che «oggi viviamo in un mondo senza precedenti». La realtà contemporanea, spiega, assomiglia a una vera e propria «scacchiera tridimensionale», nella quale interagiscono molteplici Paesi e fattori, in netto contrasto con la logica bipolare che aveva caratterizzato la Guerra fredda.
Per Blair e Dimon oggi gli Stati Uniti restano la superpotenza dominante, ma devono affrontare diverse fragilità come «l’instabilità politica interna e l’elevato debito pubblico». Per quanto riguarda la Cina invece, il futuro del regime comunista dipenderà dalla sua capacità — tutt’altro che scontata — di superare la profonda crisi economica in corso e l’invecchiamento della popolazione.
In un clima mondiale segnato da tensioni sempre più forti, gli altri Paesi, come l’India o gli Emirati Arabi Uniti, si trovano così sempre più spesso nella posizione di dover scegliere tra gli Stati Uniti e la Repubblica Popolare Cinese. Una scelta che, secondo gli esperti, diventa sempre più difficile da evitare anche e soprattutto per l’Europa.
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