Il governo libanese è impotente contro Hezbollah e Israele continua a colpire

di Redazione ETI/Epoch Israele
3 Novembre 2025 11:52 Aggiornato: 3 Novembre 2025 11:52

Thomas Barak, inviato degli Stati Uniti in Libano e Siria, ha dichiarato durante una conferenza a Manama, in Bahrein, che Hezbollah dispone ancora di circa 40 mila combattenti e di 15-20 mila razzi e missili, ed è per questo che Israele continua ad attaccare quotidianamente il Libano. Barak ha anche invitato il governo libanese ad agire rapidamente per disarmare Hezbollah.

L’avvertimento di Barak è stato accolto con grande preoccupazione in Libano e riecheggiato dai giornali e dai social locali, soprattutto alla luce della dichiarazione rilasciata la scorsa settimana dal Segretario Generale di Hezbollah, Naim Qassem, che ha rifiutato di deporre le armi. I timori di un’altra guerra con Israele stanno aumentando sia sui media che online. Nonostante il cessate il fuoco, in vigore da quasi un anno, il Libano sta ancora lottando per riprendersi dalla devastante guerra in cui lo ha spinto Hezbollah due anni fa. L’organizzazione terroristica sta attualmente cercando di ricostituirsi nel Libano meridionale, in previsione di una nuova guerra con Israele.

Secondo fonti israeliane di Epoch, nel tentativo di riprendere il controllo del sud, il governo libanese starebbe cercando di ridurre l’influenza economica e sociale di Hezbollah, ma finora con scarsi risultati. La popolazione sciita del sud è fedele a Hezbollah e lo Stato libanese non dispone di risorse finanziarie sufficienti per ricostruire la regione e influire sulla mentalità della popolazione.

Nonostante le clausole dell’accordo di cessate il fuoco, che prevedevano il ritiro di Hezbollah dal sud del Litani e il ritiro di Israele dal territorio libanese, Israele continua a controllare cinque punti strategici all’interno del Libano e risponde con il fuoco alle quotidiane violazioni dell’accordo da parte di Hezbollah. E secondo i commentatori libanesi, l’esercito libanese, a causa della mancanza di equipaggiamento e di vincoli politici, non sarà in grado di intervenire in modo significativo in un conflitto militare tra Hezbollah e Israele, i cui obiettivi non sarebbero solo lo smantellamento della forza militare di Hezbollah ma anche delle sue infrastrutture civili e logistiche e del suo potere politico.

Fonti israeliane sottolineano che, a differenza della Striscia di Gaza – dove l’amministrazione Trump esige uno stretto coordinamento – nello scacchiere libanese Washington lascia mano libera a Gerusalemme, poiché gli Stati Uniti riconoscono in Hezbollah una propaggine dell’Iran. Sempre secondo fonti  israeliane, i nuovi capi dell’ala militare di Hezbollah starebbero attualmente operando con estrema segretezza, dopo i recenti fallimenti e omicidi che hanno colpito i vertici dell’organizzazione: la separazione tra l’ala militare e quella politica è stata rafforzata e l’organizzazione è tornata a operare in clandestinità, affidandosi a una generazione più giovane, tecnologicamente esperta e attenta ai rischi della comunicazione.

Ieri, 2 novembre, il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha dichiarato: «Hezbollah sta giocando col fuoco e il presidente libanese sta tergiversando. L’impegno del governo libanese a disarmare Hezbollah e a rimuoverlo dal Libano meridionale deve essere rispettato. Noi continueremo a garantire la massima repressione e a intensificarla: non permetteremo che gli abitanti del nord [di Israele, ndr] siano minacciati».


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