Indiziati due soggetti di origine pakistana
Confermata la matrice jihadista dei terroristi di Bondi Beach
Nel veicolo utilizzato dagli accusati dell'attentato per raggiungere la spiaggia sono state rinvenute diverse bandiere dell’Isis: un elemento che conferma la matrice jihadista dell’attacco terroristico

Evento commemorativo per le vittime della sparatoria ucciso 15 persone a Bondi Beach domenica, a Sydney, in Australia. Foto: REUTERS/Flavio Brancaleone.
Dopo il grave attentato terroristico del 14 dicembre alla Bondi Beach a Sydney, continuano a emergere nuovi dettagli su una strage che ha sconvolto l’Australia. Secondo l’ultimo bilancio ufficiale delle autorità australiane, le vittime sono salite a 15: oltre alle 13 persone morte sul posto, una bambina di 10 anni e un uomo di 40 anni sono deceduti in ospedale a causa delle gravissime ferite riportate. Lo ha confermato la polizia australiana, come ha riportato Abc. Sono 40 invece i feriti trasportati d’urgenza negli ospedali della città, tra cui due agenti di polizia e quattro bambini.
Sajid Akram, 50 anni, e suo figlio Navid Akram, 24 anni. Questi i nomi dei due soggetti di origine pakistana indiziati dalla polizia australiana quali colpevoli dell’attentato. Entrambi sono cittadini australiani. Sajid Akram è rimasto ucciso sul luogo dell’attentato in uno scontro a fuoco con la polizia; il figlio Navid è rimasto gravemente ferito, ed è ricoverato sotto stretta sorveglianza in condizioni critiche ma stabili. Il padre era in possesso di regolare porto d’armi da dieci anni ed era in possesso di sei armi da fuoco in totale, tutte regolarmente denunciate e poi sequestrate dalla polizia durante la perquisizione dell’abitazione dell’uomo avvenuta subito dopo l’attentato.
Secondo 9 News, i due uomini sono stati identificati grazie alle telecamere di sorveglianza mentre lasciavano un Airbnb nel sobborgo di Campsie, a Sydney, diretti verso Bondi Beach. Navid Akram era già stato indagato dall’intelligence australiana nel 2019 per sospetti contatti con una cellula locale dell’Isis. Ma secondo il commissario della polizia Nigel Ryan, al tempo l’indagine non aveva rilevato «alcuna minaccia o intenzioni violente da parte dell’uomo». Nel veicolo utilizzato dagli accusati dell’attentato per raggiungere la spiaggia inoltre sono state rinvenute diverse bandiere dell’Isis: un elemento che conferma la matrice jihadista dell’attacco terroristico.
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