Israele annuncia nuovi insediamenti in Cisgiordania

di Redazione ETI/Reuters
29 Maggio 2025 17:57 Aggiornato: 29 Maggio 2025 17:57

Il governo israeliano ha autorizzato la costruzione di 22 nuovi insediamenti ebraici nei territori occupati della Cisgiordania. Lo ha annunciato giovedì il ministro delle Finanze, Bezalel Smotrich. La decisione, fortemente criticata da organizzazioni israeliane per i diritti umani, rischia di incrinare i rapporti con gli alleati.

Smotrich, da tempo sostenitore della sovranità israeliana sulla Cisgiordania, ha dichiarato tramite il social network X che i nuovi insediamenti sorgeranno nella parte settentrionale della regione, senza però precisarne l’ubicazione. Secondo fonti israeliane che hanno citato il ministero della Difesa, tra i nuovi insediamenti verranno regolarizzati alcuni avamposti già esistenti, considerati legali secondo la normativa israeliana, e saranno costruite nuove strutture abitative.

L’Autorità nazionale palestinese, che ha un controllo limitato sulla Cisgiordania, insieme all’organizzazione terrorista islamista Hamas, che ha base principalmente a Gaza, hanno condannato la decisione israeliana. Nabil Abu Rudeineh, portavoce del presidente palestinese Mahmoud Abbas, ha definito la mossa «un’escalation pericolosa», accusando Israele di trascinare la regione in un circolo vizioso di violenza e instabilità: «Questo governo israeliano estremista sta cercando con ogni mezzo di impedire la creazione di uno Stato palestinese indipendente» ha dichiarato a Reuters, esortando l’amministrazione Trump a intervenire. I palestinesi considerano l’espansione degli insediamenti un ostacolo alla loro aspirazione di creare uno Stato indipendente che comprenda la Striscia di Gaza, la Cisgiordania e Gerusalemme Est. Un numero crescente di Paesi europei chiede a Israele di porre fine al conflitto a Gaza, mentre Regno Unito, Francia e Canada hanno minacciato sanzioni se Israele continuerà ad ampliare gli insediamenti in Cisgiordania.

La maggior parte della comunità internazionale considera gli insediamenti illegali. Il governo israeliano li ritiene legali in base alle proprie leggi.
L’organizzazione israeliana per i diritti umani B’Tselem ha accusato il governo israeliano di promuovere «la supremazia ebraica attraverso il furto di terre palestinesi e la pulizia etnica della Cisgiordania».

Breaking the Silence, un’associazione di ex militari israeliani, ha definito l’espansione degli insediamenti come guidata da un’ideologia «estremista» che sottrae terre ai palestinesi, dicendo che la legittimazione degli avamposti premia i coloni violenti.

La decisione è stata invece accolta con favore da Yisrael Ganz, presidente del Consiglio Yesha, che rappresenta gli insediamenti ebraici ed è vicino al primo ministro Benjamin Netanyahu. Ganz ha affermato che la mossa contrasta con le ambizioni dell’Autorità palestinese di creare uno Stato: «Questa decisione storica manda un messaggio chiaro: siamo qui non solo per restare, ma per consolidare lo Stato di Israele, per tutti i suoi abitanti, e per rafforzarne la sicurezza», ha dichiarato.

Circa 700 mila coloni israeliani vivono tra 2 milioni 700 mila palestinesi in Cisgiordania e a Gerusalemme Est, territori vinti da Israele alla Giordania durante la guerra del 1967. Israele ha successivamente annesso Gerusalemme Est, senza ottenere riconoscimento dalla maggior parte della comunità internazionale, ma non ha formalmente esteso la propria sovranità sulla Cisgiordania. L’attività di insediamento in Cisgiordania, è aumentata significativamente dopo l’inizio della guerra tra Israele e Hamas a Gaza iniziata dopo il barbaro attacco terroristico di Hamas a Israele del 7 ottobre 2023.

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