Gli Stati Uniti propongono un cessate il fuoco di 60 giorni a Gaza

di Redazione ETI/Reuters
30 Maggio 2025 14:03 Aggiornato: 30 Maggio 2025 19:36

Un piano statunitense per Gaza prevede un cessate il fuoco di 60 giorni e la liberazione nei primi sette giorni di 28 ostaggi israeliani, vivi e morti, in cambio della scarcerazione di 1.236 prigionieri palestinesi e della restituzione delle salme di 180 palestinesi deceduti.

L’iniziativa, promossa dal presidente Trump e mediata dall’Egitto e dal Qatar, comprende inoltre l’invio di aiuti umanitari a Gaza, da attivare non appena Hamas accetterà l’accordo sul cessate il fuoco. La distribuzione degli aiuti dovrebbe avvenire tramite Nazioni Unite, Mezzaluna Rossa e altri canali concordati.

Giovedì, la Casa Bianca ha comunicato che Israele ha accolto la proposta statunitense. I media israeliani hanno riportato che il primo ministro, Benjamin Netanyahu, ha informato le famiglie degli ostaggi riguardo all’accettazione del piano, illustrato dall’inviato statunitense per il Medio Oriente, Steve Witkoff.

Hamas ha dichiarato di essere in fase di valutazione del documento e di fornire una risposta entro breve. Il piano statunitense prevede che Hamas liberi gli ultimi 30 dei 58 ostaggi israeliani ancora trattenuti una volta stabilito un cessate il fuoco permanente, mentre Israele interromperà tutte le operazioni militari a Gaza e ridislocherà le proprie truppe gradualmente.

Le profonde divergenze tra Hamas e Israele hanno finora bloccato i tentativi di ripristinare il cessate il fuoco interrotto a marzo. Israele ha posto come condizioni il completo disarmo di Hamas, lo smantellamento delle sue strutture militari e di governo e la restituzione di tutti gli ostaggi prima di accettare la fine del conflitto. Ma Hamas ha rifiutato di deporre le armi, richiedendo il ritiro delle truppe israeliane da Gaza e l’impegno alla cessazione delle ostilità.

L’offensiva israeliana a Gaza è stata lanciata in risposta all’attacco di Hamas nel sud del Paese il 7 ottobre 2023, che ha provocato circa 1.200 vittime e il rapimento di 251 israeliani secondo i dati israeliani. La successiva campagna militare israeliana ha causato oltre 54mila morti palestinesi, secondo fonti sanitarie di Gaza e ha ridotto l’enclave in condizioni disastrose.

La pressione internazionale su Israele si è intensificata, e numerosi Paesi europei chiedono ora con forza la fine delle ostilità e un consistente intervento di aiuti. Mercoledì, Witkoff ha dichiarato con moderato ottimismo ai giornalisti che Washington è vicina a presentare un nuovo documento per un cessate il fuoco tra le parti in conflitto.

Il cessate il fuoco di 60 giorni previsto dal piano potrà essere prorogato se entro tale termine non sarà raggiunto un accordo definitivo. Dal canto suo, giovedì il dirigente di Hamas, Sami Abu Zuhri, ha osservato che le condizioni della proposta rispecchiano la posizione israeliana, senza includere impegni per porre fine alla guerra, ritirare le truppe o garantire l’ingresso degli aiuti, come richiesto da Hamas.

Parallelamente, la Gaza Humanitarian Foundation, associazione privata sostenuta dagli Stati Uniti e riconosciuta da Israele, ha esteso la distribuzione degli aiuti a un terzo punto nell’enclave. Criticata duramente dalle Nazioni Unite e da altre organizzazioni umanitarie per l’inadeguatezza e i limiti della sua operazione, la fondazione ha avviato questa settimana le attività a Gaza, dove l’Onu stima che 2 milioni di persone rischino la fame a causa dell’embargo israeliano che dura da 11 settimane.

L’avvio è stato segnato da scene di caos martedì, quando migliaia di palestinesi si sono precipitati ai punti di distribuzione, costringendo i guardiani privati a ritirarsi. Questi disordini hanno ulteriormente sollecitato la comunità internazionale a intensificare la pressione su Israele affinché consenta un maggior afflusso di aiuti e fermi le ostilità. Finora, la fondazione ha distribuito circa 1 milione 800 mila pasti e prevede di aprire altri punti di consegna nelle prossime settimane.

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