Milioni di dollari di tecnologia canadese sono stati convogliati verso l’esercito russo attraverso una fitta rete di società di comodo con sede a Hong Kong, aggirando di fatto le sanzioni internazionali. A rivelarlo è un nuovo report congiunto di due organizzazioni per i diritti umani.
Il documento, pubblicato il 28 ottobre dalla Committee for Freedom in Hong Kong Foundation e dal Raoul Wallenberg Centre for Human Rights, afferma che Hong Kong è ormai divenuto il più grande polo mondiale per il trasferimento di tecnologia occidentale verso la Russia e altre nazioni ostili. La tecnologia proveniente dal Canada, in particolare, raggiunge la macchina da guerra russa impegnata in Ucraina attraverso catene di approvvigionamento che transitano per la città amministrata da Pechino.
Il report di Samuel Bickett, intitolato “Backdoor to the Battlefield: How Hong Kong Funnels Canadian Technology into Russia’s War Machine”, è frutto di un’indagine approfondita di reperti provenienti dai campi di battaglia, di registri pubblici di Hong Kong e di dati doganali russi degli ultimi tre anni. Il testo sottolinea come «la tecnologia canadese sia riemersa ripetutamente nelle armi russe recuperate sul campo di battaglia ucraino, con catene di approvvigionamento che transitano per Hong Kong», e come l’analisi abbia rilevato che queste componenti facevano parte di un commercio «di merci canadesi dirette in Russia». Viene precisato, tuttavia, che ci sono poche prove a supporto della conoscenza di questo schema di trasbordo da parte delle aziende canadesi.
Il documento si collega a una precedente indagine della Cfhk, pubblicata nel luglio 2024, sul ruolo di Hong Kong nell’elusione delle sanzioni, che evidenziava come le aziende avessero inviato miliardi di dollari di tecnologia alla Russia, dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina nel febbraio 2022.
Secondo gli autori, la decisione di Hong Kong di non applicare le sanzioni imposte a livello internazionale contro la Russia «ha dato il via libera agli operatori illeciti per stabilirsi in città».
Il governo ucraino aveva già in passato chiesto a Hong Kong di adottare misure per impedire alla Russia di per eludere le sanzioni occidentali. Hong Kong, ha sempre risposto di non attuare le misure restrittive imposte unilateralmente da altri Paesi, ma di applicare soltanto quelle imposte dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, conformemente alle direttive del ministero degli Affari Esteri cinese.
È noto che, nonostante le promesse di autonomia dopo la separazione dal Regno Unito nel 1997, negli ultimi anni Hong Kong sia caduta sotto il controllo del Partito Comunista Cinese. Ed è altrettanto noto come la dittatura cinese sia il primo alleato della Russia.
Il documento sostiene inoltre che, rispetto ai suoi alleati del G7, il Canada si sia focalizzato meno sul colpire gli schemi di approvvigionamento che sfruttano giurisdizioni che si rendono complici della violazione delle sanzioni come Hong Kong. A oggi, Ottawa non ha ancora sanzionato i commercianti di Hong Kong e gli intermediari legati alla Russia che sono stati invece già colpiti da Stati Uniti e Unione Europea. In aggiunta, la lenta burocrazia canadese dà il tempo sufficiente per passare a una nuova società di comodo e riprendere le operazioni. In aggiunta, gli esportatori canadesi non sono incentivati a monitorare l’utilizzo finale delle proprie merci una volta che le hanno vendute, e i funzionari di frontiera canadesi hanno poca autorità per tracciare i beni oltre il confine.




