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L’Argentina desecreta il fascicolo dell’Angelo della Morte nazista Josef Mengele

Il contenuto dei documenti rilasciati all'Archivio Nazionale in Argentina alcuni mesi fa, è tornato sulle prime pagine dei giornali dopo che Fox News ha nuovamente scansionato i fascicoli originali, rivelando nuovi dettagli sulla permanenza del gerarca nazista in Argentina dopo la Seconda Guerra Mondiale

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Josef Mengele Foto Keystone Press Agency/Keystone USA via ZUMAPRESS.com via Ansa

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Fox News e l’Archivio Nazionale argentino hanno pubblicato una corposa raccolta di documenti storici, fascicoli di polizia, report dell’intelligence e appunti interni, che raccontano la permanenza dei nazisti in Argentina dopo la Seconda Guerra Mondiale. In particolare, uno dei fascicoli documenta il soggiorno di Josef Mengele, l’Angelo della Morte di Auschwitz, in Sud America, nonostante le autorità fossero pienamente a conoscenza della sua identità.
In realtà, non si tratta affatto di un ritrovamento: gli atti erano stati trasferiti all’Archivio Generale della Nazione (Agn) già nel 1992, in seguito al Decreto Presidenziale 232/1992 dell’allora Presidente argentino Carlos Menem, che aveva revocato il segreto di Stato sui materiali riguardanti i criminali di guerra nazisti. Il Decreto ordinava a tutte le istituzioni statali di trasferire all’Archivio tutti i documenti riservati coperti da segreto. Quest’anno, il governo di Javier Milei ha deciso di caricare il materiale su internet e di presentare l’iniziativa come una apertura degli archivi nazisti. Si tratta di circa 1.850 documenti, raggruppati in sette fascicoli di intelligence, creati tra gli anni ’50 e gli anni ’80 da tre organismi: l’unità Affari Esteri della Polizia Federale, il Servizio di Intelligence di Stato e il Comando della Gendarmeria Nazionale. Una frammentazione, secondo Fox News, che ha permesso a Mengele di godere di tanta libertà.
Tra tutti i fascicoli, uno è interamente dedicato a Mengele: il fascicolo numero 7-3772. Quasi 400 pagine di report, trascrizioni, fotografie e ritagli di giornale. I documenti ricostruiscono una cronaca dettagliata del suo arrivo in Argentina, della sua vita a Buenos Aires e delle pressioni internazionali che lo portarono a lasciare il Paese.
I documenti confermano che Mengele, noto per gli esperimenti raccapriccianti condotti sui prigionieri di Auschwitz, in particolare sui gemelli, era arrivato in Argentina il 20 giugno 1949 con un passaporto da rifugiato della Croce Rossa, sotto il falso nome di Gregor Helmut, e presentandosi come cittadino italiano. L’Angelo della Morte avrebbe poi ripreso il suo vero nome il 26 novembre 1956, quando presentava alle autorità un certificato di nascita originale rilasciato dall’ambasciata della Germania Ovest e richiedeva di regolarizzare la propria identità come Josef Mengele.
Nel fascicolo sono incluse anche le testimonianze di sopravvissuti che lo avevano identificato. Tra i più rilevanti c’è Jorge (José) Formanski, sopravvissuto di Auschwitz, di origine polacca, che viveva in Argentina. Formanski affermava di aver visto Mengele molte volte in campo di concentramento, sia in l’uniforme da ufficiale delle SS che in camice bianco.
Nel fascicolo è contenuto anche un documento in cui si fa richiesta dell’estradizione del medico tedesco dall’Argentina. La polizia argentina era a conoscenza già negli anni ’50 che in Germania lo attendeva l’ergastolo. Nel 1959 era stata presentata una richiesta di estradizione ufficiale, poi respinta per cause formali e procedurali.
Altri documenti descrivono la destinazione successiva di Mengele: verso la fine degli anni ’50, con l’intensificarsi della pressione internazionale e la crescente attenzione dei Paesi occidentali sui criminali di guerra fuggiti in Sud America, Mengele si trasferì in Paraguay, dove ottenne la cittadinanza nel 1959, grazie alla protezione del dittatore Alfredo Stroessner, originario della stessa città bavarese della famiglia Mengele. Successivamente si spostò in Brasile. Dalla metà degli anni ’60 fino agli anni ’70, risiedette in proprietà di famiglie tedesche, i Bossert e gli Stammer, nello stato di São Paulo.
Mengele è morto nel 1979, a causa di un ictus, mentre nuotava su una spiaggia vicino a Bertioga. Sepolto sotto il falso nome di Wolfgang Gerhard, i suoi resti sono stati riesumati e analizzati nel 1985, ma solo all’inizio degli anni ’90 sono stati definitivamente identificati mediante test del Dna.
 

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