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Putin ha speso finora 200 miliardi di dollari

La Russia festeggia la caduta di Pokrovsk ma a che prezzo?

Vladimir Putin ha definito la cattura di Pokrovsk «una vittoria importante» e «una direzione decisiva» per raggiungere gli obiettivi iniziali della sua cosiddetta "operazione militare speciale". Ma al di là del trionfalismo ostentato dagli organi di propaganda del regime russo, questa guerra al Cremlino inizia a costare davvero troppo

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Soldato mostra la bandiera russa a Pokrovsk, Donetsk, Ucraina. Foto: Russian Defence Ministry/Handout via REUTERS

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Tempo di lettura: 6 Min.

Vladimir Putin ha definito la cattura di Pokrovsk «una vittoria importante» e «una direzione decisiva» per raggiungere gli obiettivi iniziali della sua cosiddetta “operazione militare speciale”. Ma al di là del trionfalismo ostentato dagli organi di propaganda del regime russo, questa guerra al Cremlino inizia a costare davvero troppo.
Pokrovsk, nodo logistico di estrema importanza per l’Ucraina e unica fonte ucraina di carbone, è stata teatro di una battaglia durissima dalla metà del 2024, ed è ormai ridotta a un cumulo di macerie. Se confermata, la caduta di Pokrovsk sarebbe una delle conquiste territoriali russe più rilevanti dalla presa di Avdiivka dal 2024 e aprirebbe la strada verso Kramatorsk e Sloviansk, le ultime grandi città del Donbass ancora sotto controllo ucraino. Le informazioni sul campo restano però difficili da verificare: Kiev sostiene di controllare ancora la parte nord della città, mentre le immagini satellitari mostrano una città ridotta in macerie.
L’obiettivo dichiarato di Mosca resta il controllo dell’intero Donbass e proprio mentre gli Stati Uniti spingono per i negoziati di pace. Oggi Putin riceverà a Mosca l’inviato speciale di Donald Trump, Steve Witkoff. La conquista della città rafforzerebbe la posizione russa al tavolo delle trattative.
La Russia punta alla conquista dell’intero Donbass, ovvero le regioni di Donetsk e Luhansk. E Kiev ne controlla ancora circa il 10%, pari a circa 5 mila chilometri quadrati. Prendere Pokrovsk e la vicina Kostiantynivka (che l’esercito russo ora sta cercando di accerchiare) darebbe ai russi una base solida per spingere verso Kramatorsk e Sloviansk, le due città più grandi ancora in mani ucraine nella regione.
In pratica, quello che il Cremlino sta lanciando è un messaggio chiaro all’Occidente: “la capitolazione del resto del Donetsk è inevitabile, quindi Kiev farebbe meglio a cederlo al tavolo delle trattative”.
L’Ucraina però vuole dimostrare agli alleati occidentali che ogni metro conquistato costa ai russi un prezzo altissimo e che, quindi, Kiev “merita” di continuare a ricevere armi e aiuti. Analisti militari come Rob Lee (Foreign Policy Research Institute) ritengono che Pokrovsk sia un successo operativo significativo per Mosca, ma che la Russia resti ancora lontana dal controllo totale del Donetsk. É vero che Kiev controlla “solo” Il 10% del Donbass, ma questa fetta di territorio è difesa dalla granitica Cintura Fortificata ucraina, i cui due bastioni principali sono Kramatorsk e Sloviansk, due fortezze  armate fino a denti, con centinaia di migliaia di civili, trincee fortificate e artiglieria pesante. Conquistare queste città ed eventualmente sfondare la Cintura Fortificata (che, nonostante tutto, per ora regge) si tradurrebbe in ulteriori decine di migliaia di soldati russi morti. E il costo umano è già altissimo: le perdite stimate per Mosca sono oltre 600 mila e le avanzate sono molto lente.
Non solo: la Russia, già finora, ha sostenuto costi finanziari enormi per la guerra in Ucraina, stimati ad oggi in 200 miliardi di dollari (pari a circa il 10% del Pil russo). E nel 2025, il budget per la difesa è stato aumentato a livelli record: circa 15 mila miliardi di rubli (circa 160 miliardi di dollari), equivalenti a un ulteriore 6-7% del Pil e al 30-32% della spesa pubblica totale (tutti soldi, per inciso, che arrivano dalle entrate energetiche nonostante sanzioni e calo dei prezzi).​ Per quanto tempo Putin potrà continuare a spingere? Come saranno ridotti la società e le forze armate russe alla fine di questo inferno?

In tutto questo, l’avanzata nel Donbass procede a ritmi lenti, appunto a causa della Cintura Fortificata ucraina. Stime affidabili indicano per la Russia un costo giornaliero della guerra compreso tra i 500 milioni e il miliardo di dollari. Sfondare la Cintura Fortificata potrebbe richiedere la spesa di ulteriori decine di miliardi, considerando logistica, munizioni, perdite ed equipaggiamenti.

E questa è infatti la “risposta” di Kiev: l’offensiva russa sta costando a Mosca perdite enormi e insostenibili. Il Cremlino ribatte che a rischiare di rimanere senza uomini sarebbe proprio l’Ucraina, dato che è composta da una popolazione molto più piccola. Difficile dire chi “abbia ragione”: come in tutte le guerre, anche in Ucraina il teatro di battaglia principale è quello della propaganda. Ma rimane il fatto che – come fanno notare diversi analisti –per la terza volta nella sua storia, dopo il fallimento delle aggressioni ai danni di Afghanistan e Cecenia, la Russia si trova impelagata nel ruolo dell’invasore, mentre i suoi successi storicamente sono arrivati solo quando aveva il ruolo della nazione invasa. E, nonostante sia vero che in Cecenia e in Afghanistan non c’era la Cina a tenere in piedi la Russia, è anche vero che a tutto c’è pur sempre un limite. E presto vedrà se a essere più vicina al limite sia la Russia oppure l’Ucraina.

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