Maggioranza spaccata (ma non troppo) sul caso Dragone
Salvini critica le parole dell'ammiraglio Cavo Dragone, che parlando col Financial Times ha aperto alla possibilità di attacchi preventivi europei alla Russia. Ma Crosetto aveva detto cose simili già due settimane fa

Il presidente del Comitato militare dell'Organizzazione del Trattato dell'Atlantico del Nord
Photo: Nato, l'ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, partecipa a una conferenza stampa al termine della riunione del Comitato militare della Nato a Riga, in Lettonia, il 27 settembre 2025. Durante la conferenza, i vertici militari della NATO hanno discusso l'attuazione delle decisioni del vertice NATO dell'Aia, concentrandosi sul rafforzamento della deterrenza collettiva e della difesa degli Alleati. EPA/TOMS KALNINS
Il primo dicembre 2025, il Financial Times ha pubblicato un’intervista esclusiva alla massima autorità militare dell’Alleanza atlantica, in cui l’ammiraglio ha discusso di una possibile evoluzione della strategia Nato ipotizzando un attacco preventivo alla Russia sul campo della guerra ibrida. «Stiamo studiando tutto sul fronte informatico – ha spiegato Cavo Dragone – siamo in un certo senso reattivi. Essere più aggressivi o proattivi invece che reattivi è qualcosa a cui stiamo pensando». Parole già di per sé potenzialmente incendiarie, diffuse poi con un tempismo a orologeria: l’intervista al giornale britannico arriva nello stesso giorno in cui Zelensky è a Parigi per tentare di consolidare il sostegno europeo, dopo lo scossone dello scandalo di corruzione nel settore energetico ucraino.
Un caso nel caso, insomma, esploso anche in Italia a causa della dura reazione della Lega di Matteo Salvini, che in una nota ufficiale sui social accusa: «Mentre Usa, Ucraina e Russia cercano una mediazione, gettare benzina sul fuoco con toni bellici o evocando ‘attacchi preventivi’ significa alimentare l’escalation. Non avvicina la fine del conflitto: la allontana. Serve responsabilità, non provocazioni».
In realtà, ben prima che le parole di Cavo Dragone infuocassero l’agone politico, era stato lo stesso Crosetto a comunicare un messaggio piuttosto simile. Nel “non-paper” sulla minaccia ibrida illustrato lo scorso 17 novembre al Consiglio supremo di Difesa, il ministro era andato dritto al punto: «Siamo sotto attacco e le bombe hybrid continuano a cadere: il tempo di agire è subito». Nel documento di centoventicinque pagine emerge chiaramente l’appello a prepararsi per «reazioni legittime e tempestive», con la richiesta di un significativo potenziamento degli organici militari, «anche dell’ordine di 10-15mila unità dedicati ai settori cyber, spettro elettromagnetico e nuove tecnologie».
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