Taiwan è l'estremo baluardo mondiale contro l'imperialismo cinese
La sicurezza di Taiwan è nell’interesse degli Stati Uniti
L’iniziativa vera e propria degli Stati Uniti di contrastare il Partito comunista cinese è iniziata durante il primo mandato di Trump

Bandiera cinese e taiwanese.
Photo: REUTERS/Dado Ruvic/Illustrazione.
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«L’iniziativa vera e propria degli Stati Uniti di contrastare il Partito comunista cinese è iniziata durante il primo mandato di Trump. Da allora si è consolidato un consenso unico sia da parte dei politici repubblicani che dai democratici e, di conseguenza, la sicurezza di Taiwan è diventata un fattore fondamentale per gli Stati Uniti». A dirlo è Miles Yu, il direttore del Centro Cina dell’Hudson Institute, nonché ex consigliere dell’allora ministro degli Esteri Mike Pompeo. Donald Trump ha ridefinito la strategia di difesa nazionale segnando il cambiamento più significativo nella politica americana dalla Seconda guerra mondiale. E la difesa di Taiwan, in questo ri-orientamento geopolitico, non è solo un atto di altruismo ma una necessità.
Secondo l’analista, negli ultimi 80 anni l’America ha subito soltanto due cambiamenti fondamentali in termini di sicurezza nazionale. Il primo risale al 1947, quando Washington ha rimodellato l’intera nazione — industria, affari esteri, difesa e intelligence — per affrontare l’imperialismo sovietico con la Legge sulla Sicurezza Nazionale firmata da Truman. Il secondo nel 2016, con il primo mandato di Donald Trump, durante il quale è stata pubblicata una nuova strategia di sicurezza nazionale che identifica esplicitamente la dittatura comunista cinese quale principale «minaccia» nei confronti degli Stati Uniti. Questo ha spostato l’attenzione da Russia e Medio Oriente all’Indo-Pacifico.
Poi, col secondo mandato di Trump, la linea statunitense verso la Repubblica Popolare Cinese si è ulteriormente consolidata con i dazi e col ritorno allo stesso principio di deterrenza della Guerra Fredda, a cui si sono aggiunte le nuove minacce dell’immigrazione clandestina e del traffico di fentanyl, oltre alla necessità di riprendere il controllo del Sud America, da sempre terreno di scontro fra comunismo e mondo libero.
Miles Yu puntualizza, rispetto al principio “dell’unica Cina”, che nonostante a parole Washington dia a intendere di non essere in disaccordo con Pechino, nei fatti «gli Stati Uniti non riconoscono Taiwan come parte della Repubblica Popolare Cinese e si oppongono fermamente a qualsiasi tentativo di annessione», riconoscendo di fatto la Repubblica di Cina di Taiwan come una nazione sovrana, in totale contrasto con la propaganda e le mire espansionistiche del Partito comunista cinese.
D’atra parte, Taiwan è all’avanguardia nella produzione di semiconduttori, è il cuore geopolitico del Sudest Asiatico ed è vitale per l’interna economia mondiale: se il regime cinese conquistasse Taiwan il danno, non solo per gli Stati Uniti ma per il mondo intero, sarebbe incalcolabile. Un dato di fatto esplicitato recentemente dalle dichiarazioni del primo ministro Sanae Takaichi secondo cui «un’emergenza a Taiwan sarebbe un’emergenza per il Giappone».
D’atra parte, Taiwan è all’avanguardia nella produzione di semiconduttori, è il cuore geopolitico del Sudest Asiatico ed è vitale per l’interna economia mondiale: se il regime cinese conquistasse Taiwan il danno, non solo per gli Stati Uniti ma per il mondo intero, sarebbe incalcolabile. Un dato di fatto esplicitato recentemente dalle dichiarazioni del primo ministro Sanae Takaichi secondo cui «un’emergenza a Taiwan sarebbe un’emergenza per il Giappone».
Con Donald Trump, insomma, Washington riconosce quindi la dittatura comunista cinese per quello che é: la più grave minaccia in assoluto.
Il Pcc mira a conquistare Taiwan entro il 2027, secondo gli ordini di Xi Jinping. E per questo gli Stati Uniti sono decisi a garantire la sicurezza di Taiwan, senza se e senza ma.
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