La propaganda della dittatura cinese non prende in giro più nessuno

di Redazione ETI/Michael Zhuang
22 Ottobre 2025 11:11 Aggiornato: 22 Ottobre 2025 11:11

Si è aperto il 20 ottobre a Pechino, a porte chiuse, il Quarto Plenum del 20esimo Comitato centrale del Partito comunista cinese, che dovrebbe protrarsi per quattro giorni. Secondo i gli organi di propaganda del regime cinese, l’incontro è dedicato alla stesura del prossimo piano di sviluppo quinquennale, il cosiddetto “Quindicesimo Piano Quinquennale”. Dietro la versione ufficiale, però, gli osservatori vedono ben altro: un Partito lacerato da una crescente lotta interna e un’economia in rapido deterioramento.

Il 20 ottobre, l’agenzia del regime Xinhua ha pubblicato una serie di commenti in cui si sostiene che la Cina avrebbe conseguito «risultati notevoli» grazie all’attuale Quattordicesimo Piano Quinquennale Partito. Economisti e osservatori del settore, tuttavia, smentiscono queste affermazioni, giudicandole in netto contrasto con la realtà.
Xu Zhen, esperto di mercati finanziari con oltre vent’anni d’esperienza nel settore cinese, ha infatti dichiarato a Epoch Times Usa: «L’epoca del Quattordicesimo Piano Quinquennale è stata in realtà segnata dal collasso economico. Lo scoppio della bolla immobiliare, simboleggiato dal fallimento del gruppo Evergrande, ha spento uno dei principali motori della crescita cinese. Le esportazioni si sono bloccate a causa della guerra commerciale con gli Stati Uniti e della contrazione della domanda estera. Dopo la pandemia, i consumatori hanno perso fiducia e potere d’acquisto». Evergrande, un tempo il maggiore gruppo immobiliare del Paese, è stato recentemente escluso dalla Borsa di Hong Kong ed è entrato in liquidazione su ordine del tribunale. «Il crollo delle esportazioni, la debolezza dei consumi e l’aumento del debito – continua l’economista – hanno causato un’ondata di fallimenti e disoccupazione, con famiglie, imprese e amministrazioni locali schiacciate dall’indebitamento» con conseguente paralisi di interi comparti industriali, dall’edilizia alla sanità, fino all’istruzione.

Anche l’analista di questioni cinesi Wang He ha la vede allo stesso modo: «Durante il Quattordicesimo Piano Quinquennale, il Pcc ha subito pesanti battute d’arresto. I durissimi lockdown imposti durante la pandemia hanno devastato l’economia; a fine 2023, la classe media – principale motore dei consumi – era in buona parte scomparsa». E la cosiddetta “diplomazia del lupo guerriero” ha poi isolato la Cina dall’Occidente, aggravandone la marginalizzazione: «L’economia cinese è oggi nella condizione peggiore dai tempi della “riforma e apertura” avviata alla fine degli anni Settanta dopo la morte di Mao Zedong. Oggi, il Pcc che si vanta dei risultati del Quattordicesimo Piano Quinquennale è un qualcosa di grottesco».

Malgrado i toni trionfalistici del regime, persino le statistiche ufficiali mostrano un quadro di indebolimento. Secondo i dati diffusi dall’Ufficio nazionale di statistica del Pcc, nel terzo trimestre del 2025 l’economia cinese è cresciuta del 4,8 per cento, in calo rispetto al 5,2 del trimestre precedente: il livello più basso dall’estate del 2024. A settembre, l’indice dei prezzi al consumo è sceso dello 0,3 per cento su base annua, segno di un ritorno alle pressioni deflazionistiche. Le esportazioni verso gli Stati Uniti sono crollate del 27 per cento rispetto all’anno precedente e sono diminuite del 16,9 per cento nei primi nove mesi del 2025. I prezzi alla produzione, che riflettono i costi dei beni industriali interni, sono calati del 2,3 per cento, segnando il trentaseiesimo mese consecutivo di flessione.

Ma in un editoriale del 20 ottobre, Xinhua dice che i piani quinquennali del Partito hanno fatto il «miracolo di un rapido sviluppo economico e di una stabilità sociale duratura». Wang He smentisce categoricamente: «Questi presunti “miracoli” non esistono. Secondo molte valutazioni, la crescita reale della Cina è ormai prossima al 3 per cento o anche inferiore. Il potenziale del Paese è stato divorato da anni di cattiva gestione politica». E «le tensioni sociali stanno aumentando: episodi di violenza gratuita, la crescente rabbia espressa in pubblico e il malcontento per la morte dell’attore Yu Menglong dimostrano che l’idea di una “stabilità sociale miracolosa” è pura propaganda. Il Pcc è seduto su un vulcano sociale». L’analista fa riferimento a Yu Menglong, noto attore cinese morto a Pechino l’11 settembre scorso. Causa ufficiale della morte sarebbe una caduta accidentale dalla finestra del proprio appartamento provocata dal suo stato di ubriachezza, ma l’ombra del dubbio che sia stato omicidio rimane: testate come Koreaboo e Economic Times hanno parlato di un rapporto autoptico (non confermato ufficialmente) che avrebbe rivelato segni di violenza fisica incompatibili con una semplice caduta, tra cui emorragie interne, fratture multiple e lesioni agli organi interni.

Tornando al quadro macroeconomico, gli esperti ritengono che il Quindicesimo Piano Quinquennale, formalmente al centro del Plenum, sia più che altro un atto di rito: il vero tema all’ordine del giorno è la lotta di potere all’interno del Partito comunista. Pochi giorni prima dell’apertura dei lavori, il 17 ottobre, il ministero della Difesa del regime ha annunciato l’espulsione di nove generali tutti legati a Xi Jinping, una decisione interpretata dai più come segnale del riacutizzarsi dello scontro tra fazioni ai vertici politico-militari.
Il docente taiwanese Wu Se-Chih, in un commento pubblicato lo stesso giorno su Newtalk, ha scritto: «Mentre Xi cercherà di pronunciarsi con toni trionfali, orchestrando un’immagine di “armonia e prosperità”, i cambiamenti nei ranghi del potere riveleranno tensione e inquietudine». E il Quindicesimo Piano Quinquennale potrebbe restare quasi solo simbolico, schiacciato tra instabilità politica e fragilità economica: «dopo il Plenum la Cina rischia di entrare in una fase di stagnazione ancora più profonda».

Xinhua continua a sostenere che la chiave del successo e della prosperità (che sono un miraggio) della Cina sarebbe il Pcc. Ma gli analisti concordano su un punto, ma con un significato opposto a quello inteso dal regime: «il Quarto Plenum non ha soluzioni reali – dice Wang – anche se dovessero essere annunciate nuove misure, non verrebbero applicate. Il Partito è diventato la causa principale di tutti i mali della Cina. L’unica vera soluzione è la sua dissoluzione». Posizione condivisa da Xu Zhen, che sottolinea come il sistema a partito unico e il controllo centralizzato abbiano soffocato innovazione e crescita: «Il Partito vuole controllare tutto, nulla deve sfuggirgli. Quando assume il controllo, l’economia soffoca; quando lo allenta, esplode il caos. La sua ossessione per il “grande progetto nazionale” e la competizione con gli Stati Uniti ha spinto la Cina in una dolorosa spirale deflazionistica», per cui «durante il Quindicesimo Piano Quinquennale l’economia peggiorerà più rapidamente e la popolazione sarà la prima a subirne le conseguenze. L’unica via d’uscita – dice Xu Zhen – è riconoscere che cosa davvero sia il Pcc e porre fine al suo dominio».


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