In arrivo Atreju, invitati Conte la Schelin, Carlo Conti, Mara Venier e Raoul Bova
Giorgia Meloni: sull’Europa l’amministrazione Trump dice solo la verità
Il presidente del Consiglio Meloni commenta al TgLa7 il Documento strategico della Casa Bianca che attacca duramente l'Unione europea: «Condivido le critiche». Alla questione della vicinanza della Lega alla Russia risponde: «Siamo tutti filoitaliani». Intanto si allarga la spaccatura fra Elly Schlein e Giuseppe Conte

La premier Giorgia Meloni, in un'intervista al TgLa7, Roma, 5 dicembre 2025. ANSA/LA 7
L’Europa deve capire che «se vuole essere grande deve essere capace di difendersi da sola». Nessun dubbio per il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, intervistata ieri da Enrico Mentana durante il Tg di La7, nello stesso giorno in cui la Casa Bianca pubblica un documento sulla «nuova strategia di sicurezza interna» degli Stati Uniti. Trentadue pagine in cui – tra gli altri argomenti trattati – Donald Trump parla del declino europeo, addebitandone le cause all’Unione Europea, e invita a «coltivare la resistenza alla traiettoria che l’Europa sta tenendo». Ma questo, Giorgia Meloni, lo ha «chiaro da molto prima che me lo dicessero gli Usa».
Orgoglio a parte, la premier smussa i toni: il documento strategico di Trump non è la testimonianza di «un rapporto che si incrina». Il testo, infatti, «al di là di alcuni giudizi sulla politica dell’Unione europea che condivido, riporta con toni assertivi un tema presente da tempo nel dibattito. Gli americani decidono oggi come difendere i loro interessi perché hanno la forza per farlo. Quanto l’Europa vuole difendere i suoi interessi? È un’occasione per noi. Ha un costo economico. Ma produce una libertà politica».
La premier, poi, tenta di spegnere le tensioni interne alla maggioranza sulla politica estera. Alla domanda sulle posizioni filorusse della Lega risponde che «Siamo tutti filoitaliani, c’è un dibattito tra italiani che si interrogano su come meglio si difenda l’interesse nazionale. E come si difende? Tanti italiani pensano che quel che accade in Ucraina non ci riguardi. Io penso che rischiamo di pagare un prezzo molto alto».
La premier, poi, tenta di spegnere le tensioni interne alla maggioranza sulla politica estera. Alla domanda sulle posizioni filorusse della Lega risponde che «Siamo tutti filoitaliani, c’è un dibattito tra italiani che si interrogano su come meglio si difenda l’interesse nazionale. E come si difende? Tanti italiani pensano che quel che accade in Ucraina non ci riguardi. Io penso che rischiamo di pagare un prezzo molto alto».
L’intervista va in onda 24 ore dopo quella al segretario del Partito Democratico, Elly Schlein, sempre sul TgLa7. Le domande di Mentana, infatti virano poi sul fronte interno e Meloni si mostra sicura, ribadendo di non avere difficoltà a confrontarsi con il leader dell’opposizione, «quando mi diranno chi è», o con i giornalisti: «È un falso storico che io non risponda alle domande», dice. La premier si spende in favore della manovra «tutta concentrata sui salari», e poi parla delle due riforme costituzionali.
Il capo del governo ribadisce di non aver «mai messo in un cassetto» il premierato, e si dice determinato a portarlo a termine, non escludendo di chiudere l’iter entro la legislatura. «Dipendesse da me, vorrei il referendum prima del 2027, ma il Parlamento ha i suoi tempi» spiega, assicurando poi: «Non è una riforma che faccio per me. Il mio governo è già stabile».
Sul capitolo Giustizia il presidente del Consiglio si augura che «al referendum gli elettori guardino al merito delle norme perché con la nostra riforma la giustizia può funzionare meglio». E sconsiglia di farsi guidare da motivi politici: «Tanto, tranquilli, noi restiamo al governo».
Il capo del governo ribadisce di non aver «mai messo in un cassetto» il premierato, e si dice determinato a portarlo a termine, non escludendo di chiudere l’iter entro la legislatura. «Dipendesse da me, vorrei il referendum prima del 2027, ma il Parlamento ha i suoi tempi» spiega, assicurando poi: «Non è una riforma che faccio per me. Il mio governo è già stabile».
Sul capitolo Giustizia il presidente del Consiglio si augura che «al referendum gli elettori guardino al merito delle norme perché con la nostra riforma la giustizia può funzionare meglio». E sconsiglia di farsi guidare da motivi politici: «Tanto, tranquilli, noi restiamo al governo».
Parte oggi Atreju, la tradizionale kermesse di Fratelli d’Italia che quest’anno giunge alla sua ventiseiesima edizione. «Un evento di parte, ma non di Partito», si legge in una nota sul sito ufficiale della manifestazione che, ogni anno, è occasione di confronto tra personalità vicine alla destra italiana e non solo. L’intento è nobile, ma all’ombra del pluralismo restano divisioni e rivalità politiche. E un semplice invito a partecipare alla più nota manifestazione del partito di governo, può allargare una crepa già profonda tra le fila dell’opposizione.
A esser chiamati in causa sono il segretario del Partito Democratico, Elly Schlein, e il capo dei Cinque Stelle, Giuseppe Conte. Il tira e molla va avanti da alcuni giorni, e se prima la Schlein accetta di partecipare solo a patto di un confronto “bilaterale” con Giorgia Meloni, poi si sfila. Conte, invece, accetta senza riserve. Come se non bastasse lo smacco, interviene Rocco Casalino, storico (e ormai ex) portavoce del M5s, con un post su Facebook per dire che «Schlein ha sbagliato» a non accettare il confronto a tre. È l’ennesima testimonianza di un Campo Largo sempre più diviso e individualista dove, se da una parte Conte non riconosce in Schlein la figura che potrebbe guidare la coalizione alle prossime elezioni, dall’altra il segretario del Pd si di dice pronta a presentarsi per il Pd in caso di primarie di coalizione.
Prima di decidere chi dovrà sfidare Meloni alle politiche del 2027, però, occorrerebbe trovare un programma condiviso, di cui al momento non c’è neanche l’ombra. Anzi, all’indomani della vittoria delle regionali in Campania del pentastellato Roberto Fico, Conte lancia Nova 2.0, «il cantiere di un nuovo programma di forte cambiamento, di proposte forti per i nostri giovani, per l’Italia, per l’Europa», si legge in una nota.
Prima di decidere chi dovrà sfidare Meloni alle politiche del 2027, però, occorrerebbe trovare un programma condiviso, di cui al momento non c’è neanche l’ombra. Anzi, all’indomani della vittoria delle regionali in Campania del pentastellato Roberto Fico, Conte lancia Nova 2.0, «il cantiere di un nuovo programma di forte cambiamento, di proposte forti per i nostri giovani, per l’Italia, per l’Europa», si legge in una nota.
Mentre la sinistra procede senza una meta precisa, il capo dei 5 Stelle si porta avanti sul programma per le prossime elezioni, ma chiarisce che questo non significa una chiusura al campo largo. «Quello che uscirà da questo nostro processo di apertura ai cittadini e alle istanze dal basso lo porterò poi nel confronto con le altre forze politiche del campo progressista per dare al Paese un nuovo programma di Governo».
Intanto Fratelli d’Italia si prepara al grande spettacolo di Atreju, e per questa edizione (prevista fino al 14 dicembre) punta sui grandi temi di attualità, ospitando figure internazionali come il Presidente dell’Anp Abu Mazen e Rom Braslavski, israeliano rapito da Hamas e rimasto ostaggio per oltre due anni. Spazio anche a spettacolo e sport, con la partecipazione, fra gli altri, di Carlo Conti, Mara Venier, Ezio Greggio, Raoul Bova.
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