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Fratelli d'Italia nella bufera per l'emendamento (subito ritirato) sulla cannabis light

Scontro Salvini-Tajani sulle armi all’Ucraina Giorgia Meloni lascia correre

Il Governo non trova una quadra sull'invio di armi all'Ucraina. Tajani apre all'utilizzo del Mes per finanziare il sostegno militare a Kiev, Salvini contrario sia al Mes che a continuare ad aiutare l'Ucraina, ma Giorgia Meloni garantisce l'approvazione del decreto. Federica Mogherini lascia la guida del Collegio d'Europa e Salvini solidarizza: i giudici belgi sono peggio dei nostri

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Il ministro degli Affari Esteri, Antonio Tajani

Photo: S e il ministro dei Trasporti, Matteo Salvini durante il question time al Senato, Roma 12 settembre 2024. ANSA/FABIO FRUSTACI

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Tempo di lettura: 8 Min.

Nella maggioranza di governo continua a tenere banco lo scontro sull’invio di armi all’Ucraina. È la Lega a agitare le acque con la propria contrarietà, che per molti ha causato il rinvio dell’esame del decreto per la proroga degli aiuti militari – atteso in Consiglio dei ministri ieri, 5 dicembre, ma slittato. Il provvedimento dovrebbe approdare in una delle ultime riunioni del Cdm del 2025, al momento previste per giovedì prossimo, lunedì 22 dicembre e infine il 29.
Nonostante le rassicurazioni del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che a margine della visita di Stato in Bahrein ha garantito l’approvazione del decreto, la tensione nell’esecutivo è palpabile. Mentre la titolare di Palazzo Chigi tiene un basso profilo, lo scontro è aperto tra i due vicepremier. Antonio Tajani si è esposto sul possibile ricorso al Mes – il Meccanismo europeo di stabilità, un fondo istituito nel 2012 con l’obiettivo di fornire sostegno finanziario ai paesi che si trovano in condizioni economiche difficili – per finanziare il sostegno militare a Kiev. A margine della presentazione della riforma della Farnesina a Villa Madama, il leader di Forza Italia ha detto: «Noi eravamo contrari alla riforma del Mes, ma i fondi del Mes ci sono e si possono usare. Questa è la posizione dell’Italia, ma le decisioni sono multilaterali».
Non deve pensarla allo stesso modo Matteo Salvini che, durante il ricevimento della rappresentanza italiana a Bruxelles, prima ha assicurato di non avercela col collega forzista, per poi lasciarsi sfuggire: «A me solo la parola Mes fa venire l’orticaria» come
riporta Repubblica.
L’opposizione approfitta della frattura nella maggioranza sulla politica estera e si toglie qualche sassolino dalla scarpa: «È difficile essere più divisi del governo su questo punto. Oggi Tajani dice a Salvini “dica pure quello che vuole”. Ma Salvini non ha ancora tolto la maglietta di Putin. Il problema è che questa ambiguità la paga l’Italia, che infatti mentre l’Europa con ritardo comincia a parlare di pace e di negoziare una pace giusta, purtroppo rimane un po’ in panchina proprio a causa di queste divisioni». Così il segretario del Partito Democratico, Elly Schlein, intervistata da Enrico Mentana al TgLa7, che questa sera ospiterà Giorgia Meloni. Carlo Calenda, leader di Azione, in un intervento a Tg2Post non usa mezzi termini: «La Lega è un asset della Russia nella politica italiana».
Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, prova a calmare gli animi e – ospite al programma “Cinque minuti” di Bruno Vespa – afferma: «Finora la Lega ha supportato tutto ciò che il governo ha fatto, sia gli aiuti all’Ucraina sia nelle posizioni internazionali nel campo della Difesa e penso che lo farà anche questa volta». Intanto, ha aggiunto, «bisogna mobilitare tutto il mondo per costringere la Russia a sedersi al tavolo».

INCHIESTA PER CORRUZIONE NEL COLLEGIO D’EUROPA, FEDERICA MOGHERINI SI DIMETTE

Dopo cinque anni alla guida del College of Europe e della European Union Diplomatic Academy – i prestigiosi istituti europei per la formazione di giovani diplomatici -, Federica Mogherini ha deciso di dimettersi. L’ex ministro degli Esteri durante il governo Renzi del 2014 e Alto rappresentante dell’Ue per la Politica estera è finita al centro di una indagine sulle presunte irregolarità nell’appalto per la nuova Accademia diplomatica. Indagati anche Stefano Sannino, diplomatico già Segretario generale del Servizio europeo per l’azione esterna (Seae) – sostanzialmente il ministero degli Esteri dell’Ue – e Cesare Zegretti, dirigente italo-belga del Collegio d’Europa.
«In linea con il massimo rigore e senso di correttezza» ha scritto la Mogherini in una e-mail allo staff dei tre campus del Collegio (quello di Bruges, Tirana e Natolin), «ho deciso di dimettermi dalla carica di rettrice del College of Europe e di direttrice della European Union Diplomatic Academy». Mogherini è stata incerta fino all’ultimo: ha specificato che il passo indietro non è figlio di una «debolezza rispetto all’inchiesta», ma della valutazione di ciò che fosse meglio per l’istituzione. Anche Sannino si è dimesso dall’incarico che ricopriva: era direttore generale per il Medio Oriente, Nord Africa e Golfo per la Commissione e ha lasciato dopo lo scandalo, andando in pensione.
Sempre dal ricevimento organizzato dalla Rappresentanza Italiana presso l’Ue, Matteo Salvini ha commentato la vicenda, prendendo le parti dell’ex rettrice. «Io sono sempre garantista – riporta Repubblica – Poi stiamo parlando di una roba di quattro anni fa [i fatti risalgono infatti al 2020-2021, ndr]. Perché esce proprio adesso?». Un interrogativo che rimanda ai sospetti emersi in queste ore in relazione a una ipotetica resa dei conti all’interno del Seae. «Io ho sempre detto che di alcuni magistrati italiani non mi fido. Insomma, non ho mai risparmiato critiche a una parte della nostra magistratura. Ma questi del Belgio mi sembrano davvero peggio» ha aggiunto il capo del Carroccio.

MANOVRA, DIETROFRONT DI FRATELLI D’ITALIA SULLA CANNABIS LIGHT

I lavori sulla Legge di Bilancio per il 2026 in commissione Bilancio al Senato sembrano proseguire a rilento senza grandi scossoni, ma da ieri un emendamento sulla cannabis light ha innescato una nuova polemica.
Dopo la stretta a commercio e coltivazione imposta sei mesi fa con il Decreto Sicurezza, Fratelli d’Italia – col senatore Matteo Gelmetti – ha infatti proposto di reintrodurre la vendita in punti specializzati ma con una pesante tassazione del 40%. La proposta intendeva estendere la legge sulla canapa del 2016 anche alle «infiorescenze fresche o essiccate e derivati liquidi» destinati all’uso «da fumo o da inalazione», a condizione che il contenuto di thc (il principio attivo della pianta che dà effetti stupefacenti) non superasse lo 0,5%.
La mossa ha sollevato immediatamente malumori. L’ufficio stampa di FdI ha inizialmente cercato di giustificare l’iniziativa, sostenendo che l’obiettivo era «contrastare la diffusione e la vendita di prodotti a base di cannabis light, introducendo una super tassazione al 40%», negando qualsiasi «volontà occulta di legalizzazione». Tuttavia, le precisazioni non sono state sufficienti a placare il clamore, portando il partito al dietrofront definitivo con l’annuncio del ritiro dell’emendamento.
Nel frattempo, il Decreto Sicurezza e in particolare l’articolo 18 sulla canapa leggera arriverà davanti alla Corte Costituzionale. Il ricorso alla Consulta nasce da un sequestro a Brindisi di cannabis light a un imprenditore agricolo che aveva prodotto in Bulgaria, importato la merce in Italia per poi rivenderla all’estero. Soddisfazione di Riccardo Magi (PiùEuropa), che sui social ha scritto: «L’articolo 18 del decreto Sicurezza rischia di trasformare di colpo migliaia di imprenditori in spacciatori. Resta inconcepibile l’accanimento del Governo contro imprese italiane che le leggi le hanno sempre rispettate».
 

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