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Giorgia Meloni in viaggio di Stato in Bahrein

Maggioranza divisa sull’Ucraina ma compatta sul ddl Valditara

In Consiglio dei ministri slitta l'esame del decreto legge per prorogare l'invio di armi italiane all'Ucraina, tornano le tensioni con la Lega sul sostegno militare a Kiev. Terremoto nell'Ue dopo l'inchiesta per frode che vede indagati tre italiani. Il ddl Valditara torna alla Camera: niente educazione sessuale nelle scuole dell'infanzia e consenso informato dei genitori per corsi in medie e superiori

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Un momento alla Camera durante la convocazione del Parlamento in seduta comune per l'elezione di giudici della Corte Costituzionale, Roma, 14 Gennaio 2025. ANSA/GIUSEPPE LAMI

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Tempo di lettura: 7 Min.

È saltato l’esame del decreto legge per prorogare l’autorizzazione a cedere mezzi, materiali e equipaggiamenti militari all’Ucraina: il provvedimento sembrava destinato a approdare nel Consiglio dei ministri del 4 dicembre, in quanto inserito tra i 18 punti da esaminare nell’ordine del giorno della riunione tecnica preparatoria alla vigilia del Cdm, ma un aggiornamento della convocazione non lo vede più nella lista.
Si tratta del decreto che dal 2022 garantisce copertura legale ai pacchetti di armi italiane che l’esecutivo – di Mario Draghi prima, di Giorgia Meloni poi – ha spedito a Kiev; viene prorogato ogni 12 mesi, e per assicurare continuità andrebbe approvato dal Cdm entro il 31 dicembre e poi convertito in legge dal Parlamento nei 60 giorni successivi.
Come riporta Ansa, secondo fonti di governo l’ordine del giorno era già molto carico di questioni urgenti e si è deciso di rinviare il decreto. Ma sul tema resta l’ombra della tensione nella maggioranza sul sostegno militare a Kiev, soprattutto da parte della Lega di Matteo Salvini, sempre più ostile a nuovi invii, dopo lo scandalo corruzione nel settore energetico scoppiato in Ucraina.
Intanto, prosegue la visita in Bahrein del presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in occasione del 46esimo Consiglio di Cooperazione del Golfo – l’organizzazione che riunisce Arabia Saudita, Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Oman e Qatar, una sorta di “Consiglio” dei principali attori della regione mediorientale.
Il formato del summit non prevede di norma la presenza di capi di Stato e di governo esterni – solo alcuni, tra cui il presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan e l’omologo cinese Xi Jinping – sono stati in passato “omaggiati” con un invito. Il colloquio – riferisce in una nota Palazzo Chigi – «ha confermato la comune volontà di proseguire nel percorso di consolidamento dei rapporti bilaterali» inaugurato dalla conclusione, lo scorso settembre, del “Memorandum istitutivo del Partenariato Strategico sugli Investimenti” e rafforzato dai quattro incontri avuti dalla premier con i vertici del Regno del Bahrein nel solo 2025. Nel corso dell’incontro, Giorgia Meloni e il re del Bahrein Hamad bin Isa Al-Khalifa «hanno anche affrontato le principali questioni internazionali, con particolare riferimento agli sforzi comuni per la stabilizzazione del Medio Oriente e per una pace giusta e duratura in Ucraina», si legge ancora nella nota.

L’INCHIESTA PER FRODE ALL’UE

Tre italiani sono indagati nell’ambito di un’inchiesta per frode nell’Unione europea. Si tratta di Federica Mogherini, ex ministro degli Esteri del governo Renzi nel 2014 e Alto rappresentante dell’Ue per la Politica estera e ora rettrice del Collegio d’Europa, Stefano Sannino, diplomatico già Segretario generale del Servizio europeo per l’azione esterna (Seae) – sostanzialmente il ministero degli Esteri dell’Ue – e Cesare Zegretti, dirigente italo-belga del Collegio d’Europa.
Sui tre, fermati la sera del 2 dicembre e poi rilasciati perché non considerati a rischio fuga, pendono accuse di frode e corruzione in appalto, conflitto di interessi e violazione del segreto professionale, come spiega la Procura europea in una nota.
Al centro dell’indagine c’è il progetto di formazione per giovani diplomatici, l’Accademia diplomatica dell’Unione europea, un programma di nove mesi pensato per formare futuri diplomatici Ue. Tra il 2021 e il 2022, la Seae aveva assegnato l’appalto per gestire tale programma proprio al Collegio d’Europa.
Secondo l’ipotesi della procura, però, il Collegio e alcuni suoi rappresentanti avrebbero avuto accesso anticipato a informazioni riservate sui criteri di selezione, prima della pubblicazione ufficiale del bando, garantendosi così un vantaggio sleale rispetto ad altri eventuali candidati: una violazione del principio di concorrenza leale e trasparenza previsto per gli appalti pubblici dell’Ue. Ulteriori elementi su cui si indaga sono l’acquisto da parte del Collegio di un immobile per ospitare gli studenti dell’Accademia a Bruges, per circa 3,2 milioni di euro, poco prima della gara: secondo gli inquirenti, l’operazione potrebbe indicare che la scuola fosse già sicura di ottenere l’appalto.
Il caso è stato commentato dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, che in un punto stampa a margine del primo forum imprenditoriale Italia-Mongolia a Roma si è definito «garantista». «Si tratta di un fermo, vediamo che cosa verrà contestato, cosa dimostreranno – ha detto il ministro, che è stato presidente del Parlamento europeo – Per me uno, finché non si conclude definitivamente il procedimento penale, è sempre innocente».
Reazione dura, invece, dalla Lega, che in Europa a differenza degli azzurri è all’opposizione: «Se confermate – si legge in una nota della delegazione leghista al Parlamento Ue – queste notizie getterebbero un discredito definitivo sul Collegio di Bruges, considerata l’Alta scuola di formazione della funzione pubblica europea, nonché sulla stessa Commissione europea guidata da Ursula von der Leyen che, sotto il suo primo mandato, approvò la nomina di Federica Mogherini a Bruges».

I LAVORI DEL PARLAMENTO

Ieri, 2 dicembre, alla Camera è ripresa la discussione sul ddl Valditara, sospesa due settimane fa dopo il duro scontro tra il ministro e l’opposizione in merito all’educazione sessuale a scuola. Questa volta l’Aula ha approvato alcuni emendamenti proposti dalla maggioranza, tornando di fatto al testo originario di Valditara: niente temi sessuali nella scuola dell’infanzia e alle elementari, a parte quelli trattati nelle ore di scienze secondo le indicazioni nazionali; per medie e superiori, qualsiasi iniziativa proposta dagli istituti in ambito di educazione sessuale dovrà ricevere preventivamente l’approvazione delle famiglie e i materiali potranno essere visionati prima di far partire i corsi.
L’opposizione ha criticato il rifiuto di rinviare il provvedimento sul consenso informato in commissione per un ulteriore esame, ricordando il grave recente episodio avvenuto in un liceo di Roma, dove nei bagni sono apparsi nomi di alcune studentesse e un ragazzo sotto la dicitura “lista stupri”.
 

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