Maggioranza divisa sull’Ucraina ma compatta sul ddl Valditara
In Consiglio dei ministri slitta l'esame del decreto legge per prorogare l'invio di armi italiane all'Ucraina, tornano le tensioni con la Lega sul sostegno militare a Kiev. Terremoto nell'Ue dopo l'inchiesta per frode che vede indagati tre italiani. Il ddl Valditara torna alla Camera: niente educazione sessuale nelle scuole dell'infanzia e consenso informato dei genitori per corsi in medie e superiori

Un momento alla Camera durante la convocazione del Parlamento in seduta comune per l'elezione di giudici della Corte Costituzionale, Roma, 14 Gennaio 2025. ANSA/GIUSEPPE LAMI
Si tratta del decreto che dal 2022 garantisce copertura legale ai pacchetti di armi italiane che l’esecutivo – di Mario Draghi prima, di Giorgia Meloni poi – ha spedito a Kiev; viene prorogato ogni 12 mesi, e per assicurare continuità andrebbe approvato dal Cdm entro il 31 dicembre e poi convertito in legge dal Parlamento nei 60 giorni successivi.
Come riporta Ansa, secondo fonti di governo l’ordine del giorno era già molto carico di questioni urgenti e si è deciso di rinviare il decreto. Ma sul tema resta l’ombra della tensione nella maggioranza sul sostegno militare a Kiev, soprattutto da parte della Lega di Matteo Salvini, sempre più ostile a nuovi invii, dopo lo scandalo corruzione nel settore energetico scoppiato in Ucraina.
Il formato del summit non prevede di norma la presenza di capi di Stato e di governo esterni – solo alcuni, tra cui il presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan e l’omologo cinese Xi Jinping – sono stati in passato “omaggiati” con un invito. Il colloquio – riferisce in una nota Palazzo Chigi – «ha confermato la comune volontà di proseguire nel percorso di consolidamento dei rapporti bilaterali» inaugurato dalla conclusione, lo scorso settembre, del “Memorandum istitutivo del Partenariato Strategico sugli Investimenti” e rafforzato dai quattro incontri avuti dalla premier con i vertici del Regno del Bahrein nel solo 2025. Nel corso dell’incontro, Giorgia Meloni e il re del Bahrein Hamad bin Isa Al-Khalifa «hanno anche affrontato le principali questioni internazionali, con particolare riferimento agli sforzi comuni per la stabilizzazione del Medio Oriente e per una pace giusta e duratura in Ucraina», si legge ancora nella nota.
L’INCHIESTA PER FRODE ALL’UE
Sui tre, fermati la sera del 2 dicembre e poi rilasciati perché non considerati a rischio fuga, pendono accuse di frode e corruzione in appalto, conflitto di interessi e violazione del segreto professionale, come spiega la Procura europea in una nota.
Secondo l’ipotesi della procura, però, il Collegio e alcuni suoi rappresentanti avrebbero avuto accesso anticipato a informazioni riservate sui criteri di selezione, prima della pubblicazione ufficiale del bando, garantendosi così un vantaggio sleale rispetto ad altri eventuali candidati: una violazione del principio di concorrenza leale e trasparenza previsto per gli appalti pubblici dell’Ue. Ulteriori elementi su cui si indaga sono l’acquisto da parte del Collegio di un immobile per ospitare gli studenti dell’Accademia a Bruges, per circa 3,2 milioni di euro, poco prima della gara: secondo gli inquirenti, l’operazione potrebbe indicare che la scuola fosse già sicura di ottenere l’appalto.
Reazione dura, invece, dalla Lega, che in Europa a differenza degli azzurri è all’opposizione: «Se confermate – si legge in una nota della delegazione leghista al Parlamento Ue – queste notizie getterebbero un discredito definitivo sul Collegio di Bruges, considerata l’Alta scuola di formazione della funzione pubblica europea, nonché sulla stessa Commissione europea guidata da Ursula von der Leyen che, sotto il suo primo mandato, approvò la nomina di Federica Mogherini a Bruges».
I LAVORI DEL PARLAMENTO
L’opposizione ha criticato il rifiuto di rinviare il provvedimento sul consenso informato in commissione per un ulteriore esame, ricordando il grave recente episodio avvenuto in un liceo di Roma, dove nei bagni sono apparsi nomi di alcune studentesse e un ragazzo sotto la dicitura “lista stupri”.
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