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Di Giuseppe sulle distorsioni del voto per corrispondenza all’estero

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Foto di archivio

Photo: ANSA-Tonino Di Marco

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Referendum: Di Giuseppe (Fd’I), Pd si spaventa appena sente parola «trasparenza»
Roma, 05 dic 22:02 – (Agenzia Nova) – «C’è qualcosa di rivelatore in questa polemica: non esiste un testo ufficiale, non c’è una norma depositata, eppure il Partito democratico grida già all’attentato alla democrazia. In sostanza il Pd pretende che il Governo smentisca una non notizia, ma si infuria appena sente pronunciare la parola “trasparenza” sul voto degli italiani all’estero. Questo, più che l’ipotesi stessa, è davvero preoccupante». Lo dichiara Andrea Di Giuseppe, deputato di Fratelli d’Italia, eletto nella circoscrizione Estero. «Da anni – in Parlamento, sui giornali e anche davanti alle Procure competenti – denuncio le distorsioni del voto per corrispondenza all’estero. Non parlo per impressioni, ma a partire da esposti formali e casi concreti: plichi scomparsi o “creativi”, schede farlocche, intere sequenze di preferenze scritte con la stessa calligrafia. Chi finge che tutto questo non esista e si scandalizza appena si parla di controlli non difende la democrazia, difende un sistema opaco che penalizza proprio gli italiani che votano onestamente», aggiunge il parlamentare. «La mia posizione è nota da tempo e non nasce da un retroscena di agenzia – prosegue Di Giuseppe -, trasformare consolati, ambasciate e, dove necessario, ulteriori sedi individuate dalle nostre unità diplomatiche in veri seggi elettorali messi in sicurezza, con registri, verbali e controlli incrociati. Esattamente come già avviene per gli italiani residenti nei Paesi Ue durante le elezioni europee. È una proposta di civiltà democratica, non un colpo di mano. Di fronte a un referendum costituzionale senza quorum – conclude – la vera domanda è semplice: vogliamo che il risultato dipenda da quanti plichi riescono a viaggiare o dalla volontà libera e verificabile degli italiani all’estero? Io sto, senza ambiguità, dalla parte dei cittadini e del loro voto. Se qualcuno ha paura della trasparenza, forse il problema non è la trasparenza».

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