Ora il Pcc prende di mira avvocati e studi legali
Il regime cinese intensifica le sue (varie) persecuzioni
Il 10 dicembre ricorreva la Giornata internazionale dei diritti umani. Nell'ultimo anno la dittatura comunista cinese ha incrementato la repressione nei confronti di chiunque non si sottometta alla tirannide del Partito

Michael Gahler, membro del Parlamento europeo e dell'Unione cristiano-democratica, posa per una foto con Ding Lebin, figlio di un praticante del Falun Gong imprigionato in Cina, dopo l'approvazione da parte dell'UE di una risoluzione che condanna la persecuzione del Falun Gong in Cina, il 18 gennaio 2024.
Photo: Per gentile concessione di Ding Lebin
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A ridosso della Giornata internazionale dei diritti umani, che ricorre il 10 dicembre di ogni anno, alcune organizzazioni per i diritti umani hanno espresso la loro preoccupazione per la nuova ondata di repressioni in corso in tutta la Repubblica Popolare Cinese. Recenti rapporti, infatti, evidenziano detenzioni arbitrarie e procedure illegali contro attivisti e dissidenti.
Il clima generale si è inasprito notevolmente negli ultimi anni. Il giurista cinese Li Li ha dichiarato a The Epoch Times che il 2025 ha portato una stretta sulle condizioni dei diritti umani: «Gli incidenti pubblici vengono sempre più incanalati in processi giudiziari. Dovremo monitorare come si evolveranno lo spazio per l’espressione pubblica e il sistema legale nel prossimo anno».
Human Rights Watch ha documentato diversi casi, soprattutto tra gli avvocati che si occupano di temi politicamente sensibili. La procedura è sempre la stessa: le vittime delle diverse persecuzioni della dittatura comunista cinese prima vengono accusate di aver «provocato litigi e disordini», poi condannate in tribunale con un processo-farsa e infine rinchiuse in carcere. Spesso, nelle carceri vengono messe in isolamento e viene loro impedito di ricevere visite.
Human Rights Watch ha documentato diversi casi, soprattutto tra gli avvocati che si occupano di temi politicamente sensibili. La procedura è sempre la stessa: le vittime delle diverse persecuzioni della dittatura comunista cinese prima vengono accusate di aver «provocato litigi e disordini», poi condannate in tribunale con un processo-farsa e infine rinchiuse in carcere. Spesso, nelle carceri vengono messe in isolamento e viene loro impedito di ricevere visite.
Il figlio di un avvocato arrestato recentemente, ad esempio, ha dichiarato a Et Usa che suo padre è stato a lungo spiato per il suo impegno politico: arrestato cinque volte, ha scontato pene per un totale di 12 anni e 8 mesi in carcere – oltre ai periodi di carcerazione preventiva – quasi sempre in isolamento, «un chiaro schema di persecuzione».
Amnesty International e Human Rights Watch sostengono che dalla “Repressione 709” del 2015, le violenze e le vessazioni contro gli avvocati cinesi per i diritti umani sono in aumento. E diversi affermano che le condizioni si sono ulteriormente inasprite nell’ultimo anno, e alcuni studi legali sono stati “istruiti” a collaborare con lo spionaggio al servizio del partito comunista e a ridurre il coinvolgimento in casi di interesse pubblico, portando molti avvocati a non essere più disposti ad accettare casi politicamente sensibili. Un avvocato ha inoltre dichiarato che il Pcc usa «le revisioni annuali delle licenze come forma di pressione: se gli avvocati rifiutano le richieste della polizia, rischiano di perdere la licenza l’anno successivo» e anche gli studi legali subiscono pressioni simili.
Ma la repressione non si ferma agli avvocati. Alcuni partecipanti alle proteste dei “fogli bianchi” del 2022, contro le restrizioni Covid-19, continuano a subire la persecuzione legale del regime. The Diplomat ha stilato un rapporto secondo cui i casi di arresto legati alla manifestazione sono stati almeno cento. Una studentessa del Nanjing Communication College, che durante le proteste aveva mostrato un foglio bianco, è scomparsa da anni: «Abbiamo cercato di scoprire dove si trovi Li Kangmeng e siamo persino andati alla sua università, ma non siamo ancora riusciti a rintracciarla», ha detto un suo giovane collega durante un’intervista.
Anche le comunità religiose stanno subendo una pressione crescente da un anno a questa parte. Il regime ha ordinato delle irruzioni all’inizio di ottobre contro la Zion Church, una grande rete di chiese domestiche clandestine presente in diverse città, come Pechino e Shanghai. Reuters parla di decine di sacerdoti e fedeli arrestati e a rischio di condanne fino a tre anni. Uno di loro ha detto a The Epoch Times che gli appartenenti alla sua congregazione sono stati interrogati e intimiditi più volte quest’anno, e che gli emissari del regime comunista hanno “suggerito” loro di frequentare le chiese delle Tre Autonomie, ossia quelle approvate dal regime e che operano sotto il controllo diretto del Partito.
I praticanti del Falun Gong sono perseguitati dal 1999; ma in questo caso a detenzioni arbitrarie, lavori forzati e torture e si sommano le centinaia di casi persone uccise allo scopo di effettuare il prelievo forzato dei loro organi, poi rivenduti al mercato nero e trapiantati, sotto lo stretto controllo del Partito comunista cinese. La Commissione degli Stati Uniti sulla libertà religiosa internazionale (Uscirf) ha dichiarato che «la polizia e i tribunali trattano i casi del Falun Gong con estrema segretezza. I processi e i verdetti si tengono spesso a porte chiuse».
E la situazione va sempre peggiorando: Human Rights Watch e i rapporti sui diritti umani del ministero degli Esteri americano documentano tutti crescenti restrizioni anche alla libertà di parola dei “sudditi” della tirannide cinese. Molti cinesi ultimamente sono stati obbligati a cancellare i propri account social e persino arrestati per dei post online su questioni pubbliche.
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