Parla lo sceicco Naim Qassem, capo di Hezbollah
Hezbollah non vuole deporre le armi
L'organizzazione terroristica: qualsiasi tentativo di smantellare la «capacità di resistenza» di Hezbollah equivarrebbe a un'operazione volta a indebolire il Libano e a costringerlo alla resa nei confronti di Israele e Stati Uniti

Il capo di Hezbollah, Naim Qassem in una immagine di repertorio. Foto: Al Manar TV/REUTERS TV/via REUTERS
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In un discorso pronunciato ieri sera, il capo di Hezbollah, lo sceicco Naim Qassem, ha affrontato con fermezza la questione del disarmo dell’organizzazione terroristica e la richiesta di riservare l’uso delle armi esclusivamente allo Stato libanese. Qassem ha espresso una posizione inequivocabile: qualsiasi tentativo di smantellare la «capacità di resistenza» di Hezbollah equivarrebbe a un’operazione volta a indebolire il Libano e a costringerlo alla resa nei confronti di Israele e Stati Uniti.
Rivolgendosi direttamente a Washington, ha dichiarato che Hezbollah difenderà il Paese anche se il «cielo dovesse cadere sulla terra: non rinunceremo alle nostre armi per realizzare gli obiettivi di Israele, nemmeno se il mondo intero si unisse in una guerra contro il Libano». Lo sceicco ha quindi ribadito l’inflessibilità della sua posizione e ha inquadrato la questione come una minaccia esistenziale per il Paese dato che, secondo lui, se Hezbollah venisse eliminata il Libano «non avrebbe più futuro» e con Israele non ci sarebbe più posto per musulmani e cristiani.
Infine, si è rivolto ai politici libanesi con un appello diretto: «non chiedeteci di rinunciare alla difesa quando lo Stato non è in grado di proteggere i suoi cittadini. Quando lo Stato garantirà protezione e sovranità piena al popolo, allora tratteremo una strategia difensiva nazionale e arriveremo a un accordo». Per inciso, Hezbollah è un’organizzazione terroristica eversiva che da oltre quarant’anni semina morte e distruzione in Libano (fino al 1982 considerato la “Svizzera del Medio Oriente”) e in Israele. La sua forza risiede negli ingenti fondi che riceve dalla “centrale del terrorismo jihadista” e nella debolezza delle istituzioni libanesi.
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