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Gerusalemme pronta a colpire le roccaforti storiche dell'organizzazione terroristica

Israele pronto a reagire se Hezbollah non si disarma

Secondo l’agenzia libanese Al-Akhbar, vicina a Hezbollah, le attuali trattative tra Libano e Israele «non bastano a fermare un possibile nuovo attacco israeliano»

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Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu al plenum della Knesset, Parlamento israeliano, a Gerusalemme, il 10 novembre 2025. Foto: REUTERS/Ronen Zvulun

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Secondo l’agenzia libanese Al-Akhbar, vicina a Hezbollah, le attuali trattative tra Libano e Israele «non bastano a fermare un possibile nuovo attacco israeliano». Secondo quanto riportato dal giornale, l’Egitto aveva proposto che Hezbollah si disarmasse completamente a sud del fiume Litani e non usasse armi nemmeno a nord, proposta che è stata poi accantonata, lasciando il campo libero a una situazione di stallo.
Al-Akhbar riporta inoltre che, se entro la fine del 2025 Hezbollah non consegnerà i missili e i droni all’esercito libanese, Israele si troverà costretto a lanciare «un’offensiva», in particolare contro il quartiere di Dahieh a Beirut e la valle della Bekaa, praticamente le roccaforti storiche dell’organizzazione terroristica. Ma il messaggio ancora più diretto è arrivato dall’ambasciatrice statunitense in Libano, Michelle Sison. Dopo un incontro con il presidente del Parlamento Nabih Berri, ha dichiarato senza giri di parole che il «negoziato diplomatico con il governo libanese è una cosa, la guerra contro Hezbollah è un’altra». In parole povere, gli Stati Uniti possono continuare il dialogo con il governo libanese, ma questo non impedisce a Israele di attaccare Hezbollah.
Nel frattempo, Beirut segue con il fiato sospeso l’incontro tra Netanyahu e Trump previsto per il 29 dicembre alla Casa Bianca: lì si deciderà se gli Stati Uniti daranno il via libera a un’altra offensiva israeliana o se invece spingeranno Tel Aviv a moderare la sua posizione. Sul fronte diplomatico, Israele ha già avanzato proposte di cooperazione economica al confine. Ma la risposta del rappresentante libanese Simon Karam è stata netta: «prima discutere di qualunque cosa, l’occupazione israeliana deve finire».

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