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Possibile dietrofront sulla tassa per i pacchi al di sotto dei 150 euro

Manovra 2026, governo lavora in notturna per l’approvazione entro fine anno

La Legge di Bilancio deve essere approvata prima del 31 dicembre ma ancora non è terminato l'esame dei 400 emendamenti. Dall'opposizione gridano al «bullismo istituzionale». Intesa sulla tassa per gli istituti bancari e sull'oro di Bankitalia, ma ancora tanti nodi da sciogliere, dal blocco delle parcelle per i liberi professionisti non in regola con il Fisco all’ipotesi di estendere la tassazione agevolata sugli aumenti contrattuali

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Fascicoli con testi emendamenti in commissione Bilancio della Camera durante i lavori sulla Manovra di bilancio, Roma, 27 Dicembre 2023. ANSA/GIUSEPPE LAMI

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Tempo di lettura: 5 Min.

Con ben 400 emendamenti sul tavolo, un ritardo era prevedibile e atteso da molti. E infatti la Legge di Bilancio 2026 è ancora ferma in commissione Bilancio al Senato – la cui riunione, prevista per ieri sera alle 23, è stata rinviata alle 14 di oggi – in attesa che sia completato l’esame delle centinaia di proposte di modifica alla Manovra avanzate da maggioranza e opposizione.
Il testo deve essere approvato entro il 31 dicembre, per scongiurare l’esercizio provvisorio. Da qui alla fine dell’anno, infatti, il ritmo è serrato. Il calendario prevede convocazioni anche in seduta notturna fino a sabato 20 dicembre alle 9. Poi il testo dovrà essere approvato nell’aula di Palazzo Madama e quindi passare all’esame della Camera che, tra Natale e San Silvestro, dovrà approvare il testo senza modifiche, in modo da rispettare il termine del 31 dicembre.
Inizialmente l’esecutivo si era riproposto di portare la Manovra in Aula proprio questo lunedì, ma lo slittamento dei lavori ha scatenato l’opposizione. Con la destra di Giorgia Meloni «siamo al bullismo istituzionale», scrive il capogruppo dei senatori del Partito Democratico, Francesco Boccia, ricordando che mentre il governo continua a rinviare la Legge di Bilancio «i salari calano, le liste d’attesa nella sanità esplodono e la cassa integrazione aumenta». Dal palco della annuale assemblea del Pd, il segretario Elly Schlein dice che «in manovra non c’è nulla per far ripartire il Paese».
Intanto alcuni provvedimenti sembrano ormai blindati. L’iperammortamento sugli investimenti delle imprese passerà da uno a tre anni. L’oro della Banca d’Italia apparterrà «al popolo italiano», come prevede il discusso e più volte riformulato emendamento di Lucio Malan, ma continuerà a essere detenuto e gestito dalla Banca Centrale nazionale nel rispetto dei Trattati europei.
Sembra assodato anche il provvedimento relativo al prelievo fiscale delle Banche (sul quale, nelle ultime settimane, si è assistito a un aspro scontro tra Lega e Forza Italia). Secondo il compromesso trovato dal governo, non ci sarà un ulteriore aumento di mezzo punto dell’Irap (l’Imposta regionale sulle attività produttive) oltre ai due punti già decisi, ma il sistema bancario fornirà alla manovra di Bilancio altri 600 milioni in due anni (2026-27) attraverso un nuovo taglio della deducibilità delle perdite pregresse – sostanzialmente meno sconti sulle tasse pagate dagli istituti di credito.
Restano però molti nodi da sciogliere, a partire dallo stop al pagamento delle parcelle per i liberi professionisti che lavorano per la Pubblica Amministrazione (notai, avvocati, commercialisti, ingegneri, architetti) e non sono in regola con il Fisco e i contributi. La norma ha suscitato le proteste delle associazioni di settore e mentre Fratelli d’Italia chiede una correzione che attenui la norma, la Lega propone una soppressione totale della disposizione.
Ancora incerte le sorti della tassa di due euro su ogni pacco di valore inferiore a 150 euro in arrivo da Paesi extra europei, misura voluta dal governo per contrastare l’industria asiatica del fast fashion. La nuova tassa potrebbe arrivare insieme al dazio che anche il Consiglio europeo ha deciso di imporre: 3 euro sugli stessi pacchi fino a 150 euro in entrata da Paesi fuori dall’Unione. La possibile concomitanza dei due contributi ha fatto scattare sull’attenti le associazioni dei consumatori e quelle della logistica, e Palazzo Chigi valuta di togliere la tassa italiana una volta entrato in vigore il dazio europeo, per evitare una doppia imposizione.
Negli ultimi giorni è spuntata anche l’ipotesi di estendere la tassazione agevolata sugli aumenti ottenuti con il rinnovo dei contratti nazionali di lavoro. Oltre all’aliquota del 5%, già prevista in manovra per chi ha redditi da lavoro dipendente non superiori a 28 mila euro lordi l’anno, il governo vorrebbe aggiungerne un’altra del 10% per chi ha salari compresi tra 28 mila e 35 mila euro. Tuttavia la misura, per attuare la quale servirebbero 167 milioni nel 2026, potrebbe non passare viste le scarse coperture a disposizione.

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