La Lagarde 'si arrende' a Giorgetti
L’emendamento Malan sulle riserve auree rimane nella legge di bilancio
Fallisce "l'attacco" della Lagarde. Fratelli d'Italia metterà nero su bianco che «le riserve auree gestite e detenute dalla Banca d’Italia, come iscritte nel proprio bilancio, appartengono al popolo italiano»

Il senatore di Fratelli d'Italia Lucio Malan, immagine d'archvio. Foto © Marco Di Gianvito/ZUMA Press Wire via Ansa
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La disputa tra il governo italiano e la Banca centrale europea sulle riserve auree di Bankitalia è chiusa. Lo assicurano dal Tesoro, dopo l’incontro avvenuto l’11 dicembre tra il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, e il governatore della Bce, Christine Lagarde, a margine della riunione dell’Eurogruppo a Bruxelles.
Dopo settimane di tensioni, bocciature formali e riformulazioni, l’emendamento proposto dal senatore di Fratelli d’Italia, Lucio Malan, entrerà a pieno titolo nella Legge di Bilancio 2026 (previo esame in Parlamento). Il partito di Giorgia Meloni mira a mettere nero su bianco che «le riserve auree gestite e detenute dalla Banca d’Italia, come iscritte nel proprio bilancio, appartengono al popolo italiano», come recita il testo definitivo dell’emendamento.
In due occasioni, la Banca Centrale europea aveva espresso contrarietà alla proposta e il governo era intervenuto riformulandola, per assicurare che comunque la gestione delle riserve auree non avrebbe in nessun modo violato alcuna delle norme europee. Il faccia a faccia di ieri tra la Lagarde e Giorgetti aveva l’obiettivo di fornire tutti i chiarimenti necessari, evitando di continuare il confronto nella forma scritta più ufficiale. L’istituto di Francoforte sembra aver accettato le spiegazioni del titolare di Via XX settembre, pur facendo sapere che verranno effettuate verifiche, si legge su Repubblica. Al momento dunque l’emendamento, nella formulazione rivista e corretta, verrà mantenuto e votato durante l’esame parlamentare della manovra.
Nelle stesse ore in cui Giorgetti tentava di convincere la Lagarde della “buona fede” del governo italiano, Fratelli d’Italia diffondeva ai suoi parlamentari un dossier riservato volto a attestare l’utilità della norma sull’oro. Si tratta di sei pagine redatte dall’ufficio studi di FdI per «smontare le fake news» sulla proposta, in particolare il fatto che «non serva a nulla» affermare che i lingotti appartengono ai cittadini italiani. Per il partito, invece, la specifica è fondamentale. L’Italia, dice infatti un passaggio del testo riportato da Repubblica «non può correre il rischio che soggetti privati, alcuni dei quali controllati da gruppi stranieri, rivendichino diritti sulle riserve auree degli italiani». Il monito fa riferimento agli azionisti di Bankitalia, un totale di 175 tra enti, assicurazioni e banche. Solo tre di questi, tuttavia, sono stranieri: Bnl, controllata dalla francese Bnp Paribas, con una quota del 2,83%, Crédit Agricole con il 2,81% e Allianz con lo 0,10%.
Il rapporto, poi, ribadisce che è «falso» sostenere che «il governo voglia l’oro di Bankitalia per venderlo»; l’obiettivo, al contrario, è «affermare che la proprietà dell’oro detenuto dalla Banca d’Italia è dello Stato proprio per proteggere le riserve auree da speculazioni».
Il rapporto, poi, ribadisce che è «falso» sostenere che «il governo voglia l’oro di Bankitalia per venderlo»; l’obiettivo, al contrario, è «affermare che la proprietà dell’oro detenuto dalla Banca d’Italia è dello Stato proprio per proteggere le riserve auree da speculazioni».
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