Hamas ha annunciato di aver risposto in modo «positivo» a una proposta di cessate il fuoco per Gaza, mediata dagli Stati Uniti: «Il movimento Hamas ha completato le consultazioni interne e i colloqui con le fazioni e le forze palestinesi riguardo alla recente proposta dei mediatori per fermare l’aggressione contro il nostro popolo a Gaza» ha dichiarato Hamas in un comunicato, «abbiamo consegnato la nostra risposta ai mediatori fratelli, caratterizzata da uno spirito positivo […] Hamas è pienamente pronta, con la massima serietà, a iniziare immediatamente una nuova fase di negoziati sui meccanismi per attuare questo accordo». Tuttavia, un funzionario palestinese appartenente a un organizzazione alleata di Hamas ha riferito a Reuters che permangono ostacoli significativi, tra cui preoccupazioni sul flusso degli aiuti umanitari, l’accesso attraverso il valico di Rafah verso l’Egitto e un calendario chiaro per il ritiro delle truppe israeliane.
L’annuncio dell’organizzazione terroristica che controlla la Striscia di Gaza segue la dichiarazione del presidente statunitense Donald Trump, che il 1° luglio ha presentato una «proposta definitiva» per un cessate il fuoco di 60 giorni nella guerra, ormai prossima ai 21 mesi, tra Israele e Hamas, sottolineando di aspettarsi risposte rapide da entrambe le parti.
Trump sta facendo tutto il possibile per portare le fazioni a stringere un accordo di pace: «I miei rappresentanti hanno avuto un incontro lungo e produttivo con gli israeliani oggi su Gaza. Israele ha accettato le condizioni necessarie per finalizzare il cessate il fuoco di 60 giorni, durante il quale lavoreremo con tutte le parti per porre fine alla guerra» ha scritto Trump in un post sui social, «I qatarioti e gli egiziani, che hanno lavorato duramente per favorire la pace, consegneranno questa proposta definitiva. Spero, per il bene del Medio Oriente, che Hamas accetti questo accordo, perché non troverà di meglio: le cose potranno solo peggiorare».
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che incontrerà Trump a Washington il 7 luglio, non ha ancora commentato pubblicamente l’annuncio, ma ha più volte richiesto il totale disarmo di Hamas, richiesta che ovviamente non piace a Hamas stessa. Donald Trump ha dichiarato di voler essere «molto fermo» con Netanyahu, per ottenere rapidamente un cessate il fuoco a Gaza, sottolineando che anche il primo ministro israeliano desidera la fine dei combattimenti.
Un funzionario della sicurezza egiziana ha riferito a Reuters che l’Egitto, che sta mediando i negoziati insieme al Qatar, ha esaminato la risposta di Hamas e ha riscontrato segnali incoraggianti che suggeriscono la possibilità di un accordo imminente, sebbene alcune delle richieste dell’organizzazione terroristica necessitino di ulteriori discussioni.
Il conflitto a Gaza è scoppiato il 7 ottobre 2023, quando terroristi guidati da Hamas hanno lanciato un attacco via terra, mare e aria contro il sud di Israele, uccidendo circa 1.200 persone e prendendo in ostaggio circa 250 individui. Secondo le autorità israeliane, circa 50 ostaggi sono ancora prigionieri, di cui 49 catturati durante l’attacco del 7 ottobre e uno, Hadar Goldin, detenuto dal 2014.
La risposta militare di Israele contro Hamas ha causato la devastazione di buona parte di Gaza. Sebbene Hamas governi il territorio da quasi 20 anni, attualmente controlla solo alcune parti dell’enclave, mentre i combattimenti hanno costretto la maggior parte degli oltre due milioni di abitanti di Gaza a sfollare.
Il ministero della Sanità di Gaza, controllato da Hamas, riferisce che oltre 56 mila palestinesi sarebbero morti durante il conflitto, ma i dati non distinguono tra i miliziani di Hamas e i combattenti civili; distinzione spesso difficile, perché molti “civili” a Gaza sono armati e sparano contro i soldati israeliani. E in guerra, un civile armato non è più un “civile”.