Il Cremlino accusa Stati Uniti e Nato di fornire all’Ucraina dati regolari di intelligence dal fronte, in commento alle indiscrezioni secondo cui Washington starebbe per condividere informazioni più dettagliate per colpire obiettivi nel profondo territorio russo. Secondo il Wall Street Journal e Reuters, infatti gli Stati Uniti starebbero valutando di fornire all’Ucraina informazioni utili a colpire efficacemente l’infrastruttura energetica russa. Obiettivi quali raffinerie, oleodotti e centrali elettriche. Washington avrebbe inoltre invitato gli alleati della Nato a offrire supporto simile, mentre starebbe anche sondando la possibilità di fornire missili a maggiore gittata all’Ucraina.
«Gli Stati Uniti trasmettono regolarmente intelligence online all’Ucraina», ha affermato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. «È evidente che tutta l’infrastruttura Nato e statunitense venga impiegata per raccogliere e trasferire informazioni agli ucraini».
La Casa Bianca non ha commentato le parole di Peskov, né ha confermato se l’amministrazione Trump stia effettivamente pianificando di fornire dati relativi agli obiettivi strategici russi.
Intanto l’Ucraina mostra crescenti difficoltà nel difendersi dai missili russi.
Secondo un il Financial Times, in luglio le forze ucraine intercettavano il 37% dei missili balistici russi in arrivo, mentre in settembre la percentuale è crollata al 6%. Il calo è attribuito ai miglioramenti dei missili russi, che ora manovrano in modo imprevedibile nella fase terminale, scendendo verticalmente in picchiata o cambiando rotta per sfuggire ai sistemi statunitensi Patriot. Un funzionario ucraino ha definito questo sviluppo una «svolta decisiva» a favore della Russia, e un’analisi recente della Defense Intelligence Agency americana conferma queste difficoltà dei Patriot.
L’intelligence Usa segnala che la Russia ha affinato anche le tattiche di droni, combinando variazioni di quota e attacchi a cerchio, soprattutto intorno a Kiev, con l’obiettivo di sovraccaricare le coperture radar da molteplici direzioni. Le forze russe hanno inoltre intensificato l’uso di droni a fibra ottica, che resistono alle interferenze, e si avvalgono di droni “sleep and shoot” che restano inattivi finché non esplodono contro i veicoli ucraini.
Sul fronte offensivo, l’Ucraina ha chiesto agli Stati Uniti missili Tomahawk a lunga gittata, con una portata di oltre 2 mila chilometri, sufficienti a colpire Mosca e gran parte dell’ovest russo se lanciati dal territorio ucraino. Kiev ha sviluppato anche un proprio missile a lunga gittata denominato Flamingo, ma non si conoscono le quantità in produzione.
Il vicepresidente americano JD Vance ha confermato che l’amministrazione sta valutando la richiesta ucraina, ma che la decisione finale che spetta a Donald Trump: «Stiamo esaminando la questione. Stiamo valutando svariate richieste degli alleati europei – ha detto Vance a Fox News – Il presidente deciderà in funzione di cosa sia meglio per gli Stati Uniti» anche nella risposta alla richiesta dei Tomahawk. Missili micidiali che Mosca teme: il Cremlino ha avvertito che l’eventuale fornitura di Tomahawk sarebbe un’«escalation pericolosa», quasi una minaccia di attacco all’America, in caso fornisse tali armi all’Ucraina. Peskov ha infatti dichiarato che l’uso dei Tomahawk americani da parte dell’Ucraina provocherebbe «una risposta adeguata da parte russa».