Deficit statunitense in calo grazie ai dazi

di redazione eti/Tom Ozimek
28 Agosto 2025 10:42 Aggiornato: 28 Agosto 2025 12:17

I proventi derivanti dai dazi introdotti dall’amministrazione Trump hanno raggiunto ad agosto un picco di quasi 30 miliardi di dollari. Il ministro del Tesoro americano, Scott Bessent, prevede ulteriori incrementi nei mesi a venire e prevede che le entrate annuali possano superare i 500 miliardi di dollari, contribuendo così a ridurre il deficit. L’ultimo rendiconto giornaliero del Tesoro Usa segnala entrate da dazi pari a 29 miliardi e 999 dollari al 25 agosto, con un incasso record in una sola giornata di quasi 22,5 miliardi registrato il 22 agosto. «La parte migliore: nessuna inflazione sui prezzi al consumo», ha scritto Bessent su X, sottolineando che i prezzi dei beni per la casa sono aumentati solo dello 0,7% su base annua a partire da aprile.

Il forte incremento di agosto segue i record consecutivi registrati all’inizio dell’estate, con luglio che ha generato 28 miliardi e giugno 27 miliardi di dollari. Bessent ha comunicato ai membri del Gabinetto che le entrate stanno ora superando di gran lunga le previsioni e potrebbero presto avvicinarsi «ben oltre i 500 miliardi, forse verso il trilione» un flusso che, dice Bessent, sta già producendo «un impatto significativo sul deficit di bilancio». E confrontando le performance di spesa attuali con quelle dell’amministrazione precedente, continua, il deficit medio durante il secondo mandato di Trump è inferiore del 26 per cento rispetto agli ultimi dodici mesi della presidenza Biden.

Gli economisti concordano in generale sul fatto che i dazi di Trump stanno rimodellando il commercio e incrementando le entrate, ma sono divisi su quanta parte dei costi graverà alla fine sui consumatori. Goldman Sachs calcola che i consumatori statunitensi abbiano finora assorbito circa il 22 per cento dei costi, ma potrebbero arrivare a coprirne i due terzi entro fine anno, il che spingerebbe l’inflazione al consumo verso l’alto alleggerendo l’onere sulle imprese. Ma l’amministrazione Trump dice che aziende e esportatori stranieri continueranno a farsi carico della maggior parte dei costi, mantenendo stabili i prezzi.

La grande distribuzione statunitense afferma di aver finora tutelato i clienti anticipando gli ordini, diversificando gli approvvigionamenti e posticipando gli aumenti di prezzo. L’amministratore delegato di Walmart, Doug McMillon, ha detto agli investitori che la compagnia ha evitato rincari ordinando merci prima delle scadenze dei dazi, ma ha riconosciuto che i costi stanno salendo con il rifornimento di nuovi stock. Dirigenti di Amazon, Costco, Target e Home Depot hanno lanciato avvertimenti simili, sostenendo che i margini si stanno assottigliando e che gli aumenti di prezzo potrebbero diventare inevitabili più avanti nell’anno. Best Buy ha ridotto le previsioni di vendita in parte per le attese di una domanda più debole su elettronica esposta ai dazi.

In ogni caso, durante la riunione di Gabinetto del 26 agosto, Bessent ha evidenziato una recente proiezione dell’Ufficio del Bilancio, che stima come i dazi di Trump ridurrebbero i deficit federali di circa 4 mila miliardi di dollari nei prossimi dieci anni – 3 mila e 300 miliardi da maggiori entrate e 700 miliardi da costi ridotti sugli interessi. I’Ufficio ha poi indicato che i dazi doganali per quest’anno fiscale potrebbero totalizzare circa 200 miliardi – una cifra molto inferiore alla proiezione di Bessent – pur avvertendo che gli incassi spesso ritardano di diversi mesi rispetto all’attuazione.

Il vicepresidente degli StatiUniti JD Vance ha sottolineato l’aspetto di riduzione del deficit nelle politiche commerciali dell’amministrazione: «La gente dimentica che abbiamo ereditato il più grande deficit in tempo di pace nella Storia degli Stati Uniti d’America – ha detto durante la riunione di Gabinetto – E ora, grazie al fatto che il presidente non permette a Paesi stranieri di approfittare di noi, stiamo incassando centinaia, migliaia di miliardi di dollari in dieci anni da dazi su Paesi e aziende che prima sfruttavano il popolo americano».

 

 

Iscriviti alla nostra newsletter - The Epoch Times