Donald Trump ha annunciato il 22 ottobre di aver per il momento annullato il vertice con Vladimir Putin, a causa dello stallo delle trattative diplomatiche e dei limitati progressi. «Abbiamo cancellato l’incontro con il presidente Putin, non mi sembrava semplicemente il momento giusto», ha dichiarato Trump. «Non avevo la sensazione che saremmo riusciti a raggiungere l’obiettivo necessario. Così l’ho annullato, ma lo faremo più avanti.» Il presidente americano ha poi lasciato di nuovo trasparire la propria “delusione” per l’inutilità di parlare con Vladimir Putin: «sinceramente, io credo di poter solo dire che ogni volta che parlo con Vladimir le conversazioni sono buone, ma poi non portano da nessuna parte».
L’annuncio arriva un giorno dopo che un funzionario della Casa Bianca aveva dichiarato a Epoch Times Usa che Trump aveva deciso di cancellare il prossimo incontro con Putin, dopo una «telefonata produttiva» tra il ministro degli Esteri americano Marco Rubio e l’omologo russo Serghiei Lavrov: «un ulteriore incontro di persona tra il Segretario e il Ministro non è necessario, e non vi sono piani per un incontro imminente tra il presidente Trump e il presidente Putin». D’altronde, Trump stesso martedì aveva lasciato intendere di non voler «perdere tempo».
L’amministrazione Trump ha progressivamente intensificato la pressione su Putin, chiedendo la fine del conflitto. La scorsa settimana, il ministro della Difesa americano Pete Hegseth ha avvertito Mosca che gli Stati Uniti e la Nato «imporranno un prezzo» alla Russia se non porrà rapidamente fine alla guerra in Ucraina. Hegseth ha aggiunto che gli Stati Uniti e l’Europa stanno inviando a Mosca «un messaggio chiaro»: la guerra deve finire ora.
L’amministrazione Trump ha inoltre incrementato le sanzioni e dazi contro Mosca, includendo misure secondarie rivolte ai Paesi che acquistano petrolio russo. Il 16 ottobre, il capogruppo di maggioranza al Senato degli Stati Uniti, John Thune, ha comunicato che la Camera alta voterà a breve un disegno di legge per conferire al presidente Trump l’autorità di imporre sanzioni secondarie di vasta portata contro le nazioni che continuano a acquistare greggio dalla Russia. Secondo le disposizioni della proposta, gli Stati Uniti imporranno dazi del 500 per cento su tutti i beni e servizi russi, nonché su quelli provenienti dai Paesi che acquistano uranio e prodotti petroliferi da Mosca.