Il Patriarcato è intervenuto per aggiustare il tiro
Tempesta in Iraq per le parole del cardinale Sako su «normalizzazione» con Israele
Sono recentemente salite le tensioni nel clima politico iracheno dopo che, durante la messa di Natale celebrata a Baghdad, il cardinale Louis Sako, ha utilizzato il termine arabo "tatbi", una parola comunemente associata alla normalizzazione dei rapporti con Israele

Il cardinale Louis Raphael Sako, in un'immagine di archivio. Foto Ismael Adnan/SOPA Images via ZUMA Press Wire via Ansa
Sono recentemente salite le tensioni nel clima politico iracheno dopo che, durante la messa di Natale celebrata a Baghdad, il cardinale cattolico Louis Sako, ha utilizzato il termine arabo “tatbi”, una parola comunemente associata alla normalizzazione dei rapporti con Israele. Secondo i video diffusi sui social, le dichiarazioni sono state pronunciate nel corso di una cerimonia nella chiesa di Mar Youssef a Baghdad, alla presenza del primo ministro Mohammed Shia al-Sudani. Il cardinale ha motivato le sue parole affermando che l’Iraq è «la terra di Abramo e la terra dei profeti», aggiungendo un riferimento dal forte valore storico e culturale quando ha ricordato che «il Talmud è stato scritto a Babilonia».
La questione dei rapporti con Israele è particolarmente sensibile in Iraq. Nel 2022, infatti, è stata approvata una legge che rende la normalizzazione dei rapporti con Gerusalemme un reato penale. La norma definisce il concetto di «normalizzazione» in modo molto esteso, includendo anche la «promozione» di relazioni e qualsiasi forma di «comunicazione» con Israele, e prevede sanzioni severe, che in alcuni casi possono arrivare alla pena di morte o all’ergastolo.
In questo contesto, il semplice utilizzo del termine “tatbi” in un discorso pubblico – per di più durante un evento ufficiale alla presenza del primo ministro – è stato sufficiente a scatenare un’ondata di reazioni sui social, accompagnate dalle richieste di portare a processo il cardinale.
Al-Sudani, presente alla cerimonia, ha replicato alle parole di Sako durante la messa stessa. Ha sottolineato che «la parola normalizzazione non è contemplata nel dizionario iracheno», perché associata «a un soggetto che ha danneggiato la terra e le persone». Il primo ministro ha aggiunto che l’Iraq «non ha bisogno di normalizzazione, ma di fraternità, amore e vita condivisa, nel rispetto della legge e della Costituzione».
Al-Sudani, presente alla cerimonia, ha replicato alle parole di Sako durante la messa stessa. Ha sottolineato che «la parola normalizzazione non è contemplata nel dizionario iracheno», perché associata «a un soggetto che ha danneggiato la terra e le persone». Il primo ministro ha aggiunto che l’Iraq «non ha bisogno di normalizzazione, ma di fraternità, amore e vita condivisa, nel rispetto della legge e della Costituzione».
Tra le reazioni più rilevanti c’è stata quella di Muqtada al-Sadr, capo della Sadrista. In un messaggio pubblicato su X, al-Sadr ha scritto che «la normalizzazione è un crimine punito dalla legge irachena» e ha invitato le autorità «a fare immediatamente il loro dovere», perseguendo chiunque promuova o richieda tale pratica, «chiunque sia».
Ma secondo il Patriarcato caldeo le parole di Sako durante l’omelia «sono state diffuse sui social fuori contesto». Nel comunicato si precisa che il cardinale intendeva dire che occorre «normalizzare i rapporti con l’Iraq e non altri Paesi», sottolineando che «Abramo era iracheno e l’Iraq è la terra delle religioni e di molti profeti».







