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Delmastro sul referendum della riforma della Giustizia

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Il sottosegretario al ministero della Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove, durante un dibattito sulla Giustizia sul palco di Atreju a Roma, 11 dicembre 2025. ANSA/FABIO FRUSTACI

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Della data del referendum, il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro si preoccupa poco: «Non mi interessa il giorno – dice alla “Stampa” -, mi interessa l’esito che credo sarà positivo». Si sbilancia senza nessuna scaramanzia: «Basta chiedere ai cittadini se la giustizia, come l’hanno vissuta sino ad oggi, è andata bene o male. Se è andata bene devono votare ‘no’, se è andata male votare ‘sì’ e archiviare infauste pagine». Si riferisce «al Palamara Gate e a quel mercimonio di cariche». Delmastro non pensa che quel modus operandi persista ancora oggi: «Non ho rilevanze e conferme di questo tenore, dico però che le condizioni su cui si è sviluppato permangono identiche. Per sradicarle bisogna intervenire con il sorteggio». Le toghe insorgono e dicono che i membri del Csm saranno affidati al caso: «È un argomento privo di fondamento. Non è che viene sorteggiato il barista. Viene sorteggiata gente qualificata, che già oggi può decidere sulla libertà o meno di una persona». Considera il sorteggio la soluzione migliore: «Tutto è perfettibile in questo mondo, ma è certamente il miglior strumento odierno per spezzare il potere malefico delle correnti».
Il sottosegretario sostiene che questa riforma ‘liberi’ i magistrati: «Tanti potranno finalmente confidare sul merito e sulla disponibilità al sacrificio per fare carriera». Molte toghe non sono d’accordo e dicono che l’obiettivo sia sottoporre il pubblico ministero all’esecutivo: «E’ una grande bufala. O non hanno letto la riforma o fanno processi alle intenzioni. Se un Csm conferisce garanzie, due non possono che raddoppiarle. E per la prima volta, un pubblico ministero entra in Costituzione con un Csm qualificato». La separazione delle carriere riguarda meno dell’1 per cento dei magistrati. Forse non serviva una riforma costituzionale: «Il giusto processo si svolge in contraddittorio, nella parità processuale di accusa e difesa davanti a un giudice terzo ed imparziale. E la separazione che conduce a una parità processuale ancora non c’è. Non conosco nessun giocatore della Lazio che ha fatto il passaggio ad arbitro e abbia arbitrato Lazio-Roma». «Ho fatto l’avvocato per una vita – conclude Delmastro – e penso che sino ad oggi non abbiamo mai celebrato un processo liberale. Questo non significa che non ci siano stati processi giusti o che non abbiano dato risultati corretti».

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