Raffaello e i ritratti di Papa Leone X

di Redazione ETI/Michelle Plastrik
24 Maggio 2025 18:40 Aggiornato: 24 Maggio 2025 18:40

Nel salire alla soglia papale l’8 maggio 2025, il cardinale Robert Francis Prevost ha scelto il nome di Leone XIV. Nella lunga serie di papi con questo nome, il più noto nell’ambito della Storia dell’Arte è Leone X.

È ritratto in uno dei dipinti più famosi di Raffaello, in cui appare coi cardinali Luigi de’ Rossi e Giulio de’ Medici – futuro papa Clemente VII – ed è presente anche nelle famose sale affrescate dall’artista rinascimentale nel Palazzo Apostolico, oggi parte dei Musei Vaticani.

IL PAPATO DI LEONE X

Papa Leone X (1475-1521) nacque come Giovanni di Lorenzo de’ Medici, nell’illustre famiglia Medici, una dinastia di banchieri che governava Firenze, e crebbe in un ambiente che promuoveva le arti. Il padre, conosciuto col soprannome di Lorenzo il Magnifico, fu uno dei grandi mecenati del Rinascimento, benefattore, tra gli altri giganti del tempo, di Botticelli, Leonardo e Michelangelo. Fin dalla giovinezza, Lorenzo volle che Giovanni seguisse la carriera ecclesiastica: 1489, a solo tredici anni, fu nominato cardinale e nel 1513 fu eletto papa.

Leone X si dedicò attivamente alla promozione della cultura a Roma, che fu peraltro molto dispendiosa. Non sostenne solo artisti del calibro di Raffaello e figure letterarie di spicco, ma finanziò anche la costruzione della Basilica di San Pietro, l’ampliamento della Biblioteca Vaticana e altri progetti significativi ma “fuori dal comune”. Nel giro di due anni dall’inizio del suo pontificato, le casse del tesoro furono svuotate.

Una delle misure adottate da Leone X per raccogliere fondi, fu la vendita delle indulgenze. Storicamente,  le indulgenze venivano concesse dalla Chiesa a parziale assoluzione per alcuni peccati, ma la si otteneva con atti di penitenza o opere di carità. In epoca medievale, tuttavia, la pratica degenerò trasformandosi  in una sorta di “accordo economico”.

Tale abuso suscitò forti critiche da parte del monaco tedesco Martin Lutero, inducendolo a scrivere le Novantacinque tesi, o Discussione sulla dichiarazione del potere delle indulgenze, considerate l’evento fondante della Riforma protestante. Oggi gli storici ritengono che Leone X non si sia occupato adeguatamente della sfera religiosa e che non abbia preso sul serio le critiche di Lutero. Nel 1521, anno in cui morì, scomunicò Lutero e conferì il titolo di «difensore della fede» a re Enrico VIII.

Negli anni successivi molto cose sarebbero cambiate nella cristianità: il protestantesimo di Lutero si rafforzò, diffondendosi in tutta Europa. La Riforma inglese guidata da Enrico VIII, segnò il distacco dalla Chiesa cattolica e la nascita della Chiesa d’Inghilterra, in seguito al rifiuto di papa Clemente VII di annullare il matrimonio del re inglese.

IL PRINCIPE DEI PITTORI

Raffaello, Autoritratto, tra il 1504 e il 1506. Tempera su tavola. Galleria Palatina, Palazzo Pitti, Firenze. Pubblico dominio

Raffaello (1483-1520) è stato definito il “principe dei pittori” e Leone X lo volle onorare con la sepoltura nel Pantheon. Sebbene la vita di Raffaello sia stata breve, appena 37 anni, il suo lavoro ha lasciato un’impronta significativa, ispirando l’arte europea nei secoli successivi. Nacque a Urbino, centro culturale del Rinascimento italiano, in cui venne a contatto con opere di artisti del valore di Piero della Francesca, Andrea Mantegna e Paolo Uccello. Il padre era pittore di corte e fu il suo primo insegnante; dopo la sua morte, Raffaello entrò nella bottega del Perugino, un artista stimato ma che fu presto superato dal suo brillante allievo.

Nel 1500 Raffaello era ormai un artista indipendente. La sua attività lo portò a viaggiare in tutta l’Italia centrale, e il periodo trascorso a Firenze fu il più significativo, si confronta con le opere di Leonardo e Michelangelo, che appartengono alla vecchia generazione di artisti dell’Alto Rinascimento. I dipinti della Madonna e del Bambino realizzati a Firenze vengono acclamati per l’armoniosa perfezione. Fu in questo periodo che divenne anche un importante ritrattista.

Raffaello, Ritratto di Papa Giulio II, 1511. Olio su pioppo. National Gallery, Londra. Pubblico dominio

Nel 1508 viene chiamato a Roma su commissione di Papa Giulio II, predecessore di Leone X. Qui Raffaello trascorse il resto della sua vita, realizzando la maggior parte della sua produzione, come il famoso ritratto di Giulio II che oggi fa parte della collezione della National Gallery di Londra, ma la sua attività si estese alla progettazione di arazzi e verso rappresentazioni storiche.

Stanze di Raffaello, Incontro di Leone Magno con Attila, 1514. Stanza di Eliodoro. Palazzo Apostolico, Città del Vaticano. Pubblico dominio

Le Stanze di Raffaello nel palazzo papale sono una testimonianza monumentale della sua opera. Il progetto non fu completato prima della morte di Giulio II e fu portato avanti da Papa Leone X. Tra gli affreschi della Stanza di Eliodoro c’è l’Incontro di Leone Magno con Attila, probabilmente l’ultimo completato. Narra il leggendario incontro del 452 tra Papa Leone I e Attila, re degli Unni, in cui l’apparizione dei Santi Pietro e Paolo dissuase Attila dall’invadere l’Italia e risparmiare Roma (in realtà, l'”apparizione celeste” fu quella di un vecchio in abiti sacerdotali, sostituito da Raffaello con i santi protettori di Roma). Leone X fu il modello di Papa Leone Magno e di un cardinale.

Nella Stanza dell’incendio di Borgo, che all’epoca di Leone X era adibita a sala da pranzo, in ognuno dei quattro episodi dell’affresco è visibile l’immagine di un papa col volto di Leone X. Le narrazioni ruotano attorno a scene della vita di Papa Leone III, come l’Incoronazione di Carlo Magno, e di Papa Leone IV. La ripetuta rappresentazione delle fattezze di Leone X mostra le ambizioni storiche del papa. Gran parte del lavoro in questa sala è stato completato dalla bottega di Raffaello.

Stanze di Raffaello, Incoronazione di Carlo Magno, 1514-1517, della bottega di Raffaello. Sala dell’Incendio di Borgo. Palazzo Apostolico, Città del Vaticano. Pubblico dominio

RITRATTO PAPALE

Il notevole ritratto eseguito da Raffaello di Leone X con i cardinali Luigi de’ Rossi e Giulio de’ Medici, oggi è di proprietà della Galleria fiorentina degli Uffizi, che lo colloca nel 1518, poiché nel settembre di quell’anno fu inviato a Firenze per supervisionare, metaforicamente, le nozze del nipote di Leone X, Lorenzo de’ Medici, duca di Urbino, con Madeleine de la Tour d’Auvergne. Il dipinto è un evento di famiglia, poiché entrambi i cardinali sono cugini dei Medici.

Ritratto di Leone X con i cardinali Luigi de’ Rossi e Giulio de’ Medici, 1518. Olio su tavola. Galleria degli Uffizi, Firenze. Pubblico dominio

In questo genere di ritratti, Raffaello rinunciava a rappresentare una bellezza idealizzata preferendo  soffermarsi sul realismo e, come scrive la National Gallery of Art, «sulla creazione di immagini psicologiche penetranti che coinvolgevano lo spettatore e il personaggio con una nuova intensità».

Leone X domina la composizione: la sua figura imponente, seduta di tre quarti, mette in ombra i due cardinali in piedi dietro di lui. La tonalità rossa delle vesti cardinalizie è ripresa dal rivestimento del tavolo e circonda il rosso più scuro della mozzetta e del berretto del papa. Negli arredi prevalgono i toni dell’oro e dell’argento, e nel pomo della sedia è visibile il riflesso di una finestra all’interno della stanza, rivelando una grande abilità tecnica.

L’intellettualismo, la fede e le conoscenze del Papa si possono dedurre dal libro sul tavolo: un manoscritto della Bibbia sontuosamente miniato, aperto alla prima pagina del Vangelo di San Giovanni. Gli studiosi hanno identificato esattamente il libro, una rinomata opera della metà del XIV secolo del miniatore napoletano Cristoforo Orimina, forse commissionata dalla regina Giovanna I di Napoli, Gerusalemme e Sicilia.

Particolari del ritratto di Leone X con i cardinali Luigi de’ Rossi e Giulio de’ Medici. Pubblico dominio

Il codice, considerato una delle opere più importanti al mondo nel suo genere, è entrato a far parte della prolifica collezione dello scozzese Alexander Hamilton, X Duca di Hamilton (1767-1852), e prese il nome di Bibbia di Hamilton. Un suo discendente la vendette nel 1884, insieme ad altri tesori, al Museo delle Stampe e dei Disegni di Berlino.

Folio 4 recto di La creazione del giorno e della notte, 1350-1360, dalla Bibbia di Hamilton. Incisione su rame. Jorg P. Anders; Kupferstichkabinett (Museo delle Stampe e dei Disegni), Musei di Stato di Berlino. Pubblico dominio

Nell’autunno del 2017 è iniziato il restauro del dipinto, durato più di due anni, in seguito alla scoperta fatta dagli Uffizi, e cioè che alcune aree degli strati pittorici originali si erano sollevate rivelando dei rigonfiamenti che erano stati pressati e frantumati da precedenti tentativi di restauro.

La moderna tecnologia di restauro, tramite raggi X, ispezioni riflettografiche e indagini al microscopio ottico, ha fornito importanti informazioni sulla creazione del dipinto: l’artista ha utilizzato due diverse forme di disegno preparatorio in base agli schizzi dei personaggi, utilizzati per realizzare dei cartoni che gli hanno permesso di trasferire i disegni sulla tavola. Inoltre hanno accertato che Raffaello ha rielaborato a mano libera la figura del papa e che l’opera è completamente di sua mano. Quest’ultimo punto scarta definitivamente le ipotesi di studiosi precedenti, secondo i quali i cardinali sarebbero stati aggiunti da qualcun altro in un secondo momento.

Il restauro ha inoltre ripristinato i colori e i minuziosi dettagli, che possono essere nuovamente visti e apprezzati  secondo l’intenzione dell’artista.

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