Il governo italiano ha bloccato la firma di un contratto tra Fastweb e Huawei per la fornitura di componenti da impiegare nella rete 5G. Questo è quanto affermato la scorsa settimana dall’agenzia stampa Reuters, che ha citato tre fonti anonime informate sui fatti.
Sembra quindi che l’Italia abbia preso una posizione più chiara nei confronti della minaccia per la sicurezza nazionale posta dall’azienda cinese Huawei, che ha stretti legami con il Partito Comunista Cinese. Recentemente diversi Paesi, come Svezia e Regno Unito, hanno deciso di escludere completamente Huawei dalle proprie infrastrutture 5G per motivi di sicurezza.
Nel frattempo, in Cina continua la campagna anti-corruzione di Xi Jinping: sembra che durante i primi nove mesi del 2020 quasi 400 mila funzionari del Partito comunista cinese siano stati puniti per corruzione e altri reati.
Mentre nel resto del mondo, una petizione online che chiede la fine del Pcc, ha raccolto quasi 200 mila firme. La petizione è stata creata alcuni mesi fa e ha riscosso subito un notevole successo. Il sito web della petizione espone una breve storia della repressione del Pcc contro il popolo cinese, tra cui la politica del figlio unico, il massacro degli studenti in Piazza Tiananmen nel 1989, la soppressione della libertà a Hong Kong e l’insabbiamento della pandemia del virus del Pcc. La petizione si ispira al libro ‘I Nove Commentari sul Partito Comunista Cinese’, un’opera che esamina in modo approfondito la storia del Pcc.
Al contempo in Cina, nonostante i dati ufficiali parlano di una notevole crescita economica, sono diversi i segnali che indicano uno scenario diverso: quasi il 70 per cento delle aziende nel Delta del Fiume delle Perle – una delle zone più industrializzate della Cina – sta prendendo seriamente in considerazione la possibilità di spostare almeno una parte della propria produzione fuori dalla Cina.
