L’anti-corruzione continua a dominare il palcoscenico cinese

Una lunga lista di funzionari purgati: è questo l’unico risultato concreto che Xi Jinping è riuscito a ottenere in quasi cinque anni di mandato a causa dei forti contrasti interni al Partito Comunista.

Al cuore dell’incalzante campagna anti-corruzione di Xi risiede infatti la volontà di consolidare la propria leadarship. La direttiva sembra essere quella di mettere fuori gioco i politici e gli uomini di affari legati alla fazione di Jiang Zemin, un tempo leader assoluto del Partito.

Gli ingenti costi della curruzione hanno fornito a Xi e all’austero capo dell’anti-corruzione, Wang Qishan, il motivo piu conveniente e legittimo per smantellare la fazione di Jiang, i cui membri hanno ampiamente approfittato delle regole ‘morbide’ durante i governi di Jiang e di Hu Jintao per arricchirsi (è opinione comune, infatti, che durante il suo mandato, Hu Jintao sia stato un burratino di Jiang).

Nonostante la retorica di Stato affermi che la campagna anti-corruzione stia combattendo la decadenza morale che affligge il regime cinese, la realtà è diversa: gli studiosi cinesi e l’agenzia anti-corruzione hanno ripetutamente indicato che molti funzionari si oppongono passivamente al Partito centrale, causando rallentamenti o rifiutandosi di eseguire le direttive di Xi. E i vari sforzi per indebolire Xi, in Cina e all’estero, sembrano essere diretti proprio dalla fazione di Jiang Zemin.

Una di queste ‘trame’ ancora in evoluzione coinvolge Guo Wengui, un miliardario cinese che attualmente vive in un appartamento nella Quinta Strada di Manhattan. A inizio anno Guo aveva attirato l’attenzione dei media d’oltreoceano affermando di voler divulgare informazioni scottanti sui leader cinesi.
Inizialmente Guo aveva dichiarato che queste informazioni avrebbero aiutato la campagna anti-corruzione di Xi e Wang. Ma ad aprile, durante un intervista in diretta con Voice of America, ha dichiarato di star collaborando in un indagine su un familiare di Wang Qishan (proprio il leader dell’anti-corruzione), che è un membro del Comitato Permanente del Politburo, e che l’indagine sarebbe stata ordinata da Xi in persona.

Forse sarà impossibile corroboarare le dichiarazioni di Guo su Wang e la sua famiglia, o altre informazioni che potrebbe divulgare in futuro, ma Guo non può essere considerato una fonte disinteressata, dal momento che appartiene alla rete politica di Jiang Zemin. Guo è infatti molto vicino al capo dell’intelligence Ma Jian (ormai in disgrazia) che era il valletto di Zeng Qinghong, l’astuto braccio destro di Jiang Zemin.

Perché la fazione di Jiang dovrebbe cercare di dividere Xi e Wang in questo momento? Un’ipotesi riguarda la probabile rinomina di Wang Qishan a membro del Comitato Permanente, nel corso del XIX Congresso Nazionale che avrà luogo negli ultimi mesi del 2017, e che risultuerà in un’importante riorganizzazione della leadership. Con altri cinque anni a disposizione, Wang potrebbe annichilire o quantomeno fiaccare pesantemente quel che rimane della fazione di Jiang. Senza l’impedimento della fazione di Jiang, Xi potrebbe concentrarsi sul rallentamento dell’economia cinese e forse portare avanti con successo anche altre sue politiche.

Dal momento che è in gioco la sua autorità, è improbabile che Xi elimini Wang solamente per gli sproloqui di un magnate fuggito all’estero. D’altro canto è lecito attendersi che Guo Wengui e la fazione di Jiang combatteranno contro i mulini a vento fino al XIX Congresso.

Articolo in inglese: Anti-Corruption and Its Discontents

Traduzione di Marco D’Ippolito

 
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