La politica del figlio unico in Cina, un dramma durato oltre trent’anni

Di Chris Talgo

Sono trascorsi 40 anni dall’inizio di uno dei più nefasti programmi statali della storia contemporanea: la politica del figlio unico promossa dal Partita Comunista Cinese.

Fortunatamente un nuovo documentario, One Child Nation, sta facendo luce sulle tenebre che hanno circondato questo orrendo programma sin dal suo concepimento, quattro decenni or sono.

In sintesi, il Partito Comunista Cinese (Pcc) ha lanciato la politica del figlio unico nel 1979 nel tentativo di migliorare le condizioni di vita della popolazione, limitando artificiosamente la rapida crescita demografica cinese.

Per decenni questa politica è stata implementata con la forza, specialmente nelle città. Coloro che si opponevano venivano puniti brutalmente. Nei primi anni, le famiglie che venivano scoperte con più di un bambino dovevano pagare multe estremamente alte, le loro proprietà venivano confiscate e a volte le loro case venivano letteralmente demolite dai funzionari locali e provinciali del Pcc. Il Partito ha addirittura istituito un’armata di ‘pianificatori familiari’ per garantire che la politica venisse attuata ovunque.

Alle donne che avevano dato segno di desiderare più di un bambino veniva impiantato un dispositivo contraccettivo intrauterino dopo il primo parto. Se queste donne avevano poi l’audacia di rimuovere il dispositivo e dare alla luce un secondo figlio venivano sottoposte alla sterilizzazione forzata.

Per avere un’idea dell’estensione di questi fenomeni basti pensare che, tra il 1980 e il 2014, i dispositivi intrauterini sono stati impiantati chirurgicamente ad almeno 324 milioni di donne cinesi, mentre almeno 108 milioni di donne sono state costrette a sottoporsi a procedure di sterilizzazione. Durante questo periodo sono stati effettuati un numero imprecisato di aborti, spesso anche dopo il parto. Sciaguratamente, persino l’infanticidio era diventato una prassi.

Secondo le stime, 500 milioni di nascite sono state ‘prevenute’ durante l’era della politica del figlio unico, che si è conclusa ufficialmente nel 2014.

La storia di questo spaventoso programma ha preso una svolta altrettanto sinistra nel 1992, quando il Pcc ha avviato il suo programma di adozioni internazionali. Il sistema è presto divenuto completamente corrotto e ha fatto prosperare il mercato nero dei bambini cinesi. In breve, almeno 130 mila bambini cinesi (secondo alcuni esperti milioni) sono stati sottratti ai genitori naturali e venduti ad orfanotrofi statali.

Gli orfanotrofi ‘vendevano’ poi la maggior parte di questi bambini a famiglie americane (il costo medio di un’adozione dalla Cina variava da un minimo di 10 mila dollari fino ad oltre 20 mila dollari), riempiendo le tasche dei funzionari del Pcc e dei loro complici. Come se non bastasse, molto spesso gli orfanotrofi statali mentivano ai genitori adottivi, dicendo loro che il bambino era stato abbandonato. In realtà, il Pcc ha vergognosamente messo in piedi un programma internazionale di vendita di bambini.

Come dimostra il documentario One Child Nation, oggi ci sono ancora migliaia di famiglie cinesi che non sanno che fine abbiano fatto i propri bambini (sottratti loro con la forza). Da qualche anno è stato creato un database internazionale per ricollegare i genitori naturali con i loro figli, che però si è rivelato finora poco efficace.

Ci si potrebbe però domandare: anche se questa storia è tragica e molto triste, che importanza ha oggi? Dopo tutto, il Pcc ha abbandonato la politica del figlio unico cinque anni fa.

In realtà la politica del figlio unico e gli orrori patiti da innumerevoli famiglie cinesi sono una concreta manifestazione dell’ideologia del comunismo e del socialismo. La politica del figlio unico è stata infatti un enorme programma di pianificazione centralizzata.
Per giunta, come il documentario mostra con dettagli vividi e strazianti, la grande maggioranza dei cittadini cinesi (comprese le donne che sono state sterilizzate o che hanno abortito i propri figli) ritiene ancora oggi che la politica del figlio unico sia stata utile e necessaria.

Com’è possibile? È potuto accadere perché il governo ha indottrinato il popolo con un’infinita propaganda volta a promuovere la politica del figlio unico. Attraverso minacce più o meno velate, e ogni sorta di tecniche di lavaggio del cervello, il Pcc è riuscito a convincere centinaia di milioni di persone che la politica è stata implementata per il ‘bene della nazione’.

In altre parole, il Partito ha fatto si che la libertà individuale si inchinasse di fronte alla volontà del Pcc e della sua ideologia collettivista.

Ecco il nocciolo della questione: la politica del figlio unico e gli orrori che ha inflitto a un miliardo di persone sono stati possibili solo perché la libertà individuale, il diritto alla proprietà privata e lo Stato di diritto sono antitetici all’ideologia socialista e collettivista.

Fortunatamente i milioni di persone che hanno guardato e guarderanno One Child Nation potranno rendersi conto che il socialismo, il comunismo e il collettivismo sono idee estreme che portano sempre a omicidi di massa e altre follie.

Una cosa è certa. La politica del figlio unico andrebbe ricordata per sempre per le brutalità e l’orrore che ha causato per oltre 30 anni.

Naturalmente, alla fine questa folle politica si è completamente ritorta contro la Cina, generando due problemi potenzialmente catastrofici.

In primo luogo, la Cina ha troppe poche donne rispetto agli uomini, perché molti hanno preferito i figli maschi, per portare avanti il lignaggio familiare. In secondo luogo, la Cina ha troppi pochi giovani per sostenere la sua enorme popolazione anziana. Così per ‘risolvere’ questo nuovo e imminente problema, il Pcc ha lanciato nel 2016 una nuova politica nazionale di pianificazione delle nascite: la politica dei due figli.

La perfetta conferma che i pianificatori centrali non imparano mai dalle lezioni della storia.

 

Articolo in inglese: China’s One-Child Policy Is Stark Reminder That Collectivism Is Evil

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