Perché lo chiamiamo ‘virus del Pcc’

Di recente sono state sollevate delle polemiche sul nome del virus che ha scatenato l’attuale pandemia globale. Il Partito Comunista Cinese (Pcc) ha deciso di chiamarlo «nuovo coronavirus», ma altri lo hanno definito «virus di Wuhan», dal momento che è comune attribuire alle malattie il nome del loro luogo di origine. Epoch Times propone un nome più appropriato: «virus del Pcc», e invita ad adottare questa definizione.

Infatti, questo nome attribuisce la giusta responsabilità al Partito Comunista Cinese (Pcc) per il cieco disprezzo dimostrato per la vita umana che ha portato alla diffusione della pandemia e messo in pericolo numerosi Paesi in tutto il mondo, creando una paura generalizzata e devastando le economie delle nazioni che cercano di far fronte a questa malattia.

Innanzitutto, i dirigenti del Pcc erano a conoscenza già dai primi di dicembre della comparsa del virus a Wuhan, ma hanno taciuto per sei settimane. Non solo: hanno arrestato chi cercava di mettere in guardia la gente dal rischio del contagio, con l’accusa di diffondere «dicerie» e hanno censurato duramente qualsiasi informazione mediatica, eliminando dai social media ogni riferimento alla pericolosità del virus.

Il danno, che avrebbe potuto essere limitato, si è invece diffuso silenziosamente, manifestandosi in tutta la Cina. Innumerevoli persone, in numero molto maggiore di quanto ammesso dal Pcc, ne sono diventate vittime, eppure avrebbero potuto proteggersi. Varie testimonianze indicano che, alla fine di gennaio, tutti i forni crematori di Wuhan operavano 24 ore al giorno, sette giorni alla settimana, per cremare i corpi.

Nel frattempo, le misure adottate per mettere in quarantena e curare gli abitanti di Wuhan sono state terribilmente disumane: gli edifici abitativi sono stati trasformati in prigioni, e dei presunti «ospedali temporanei» sono stati usati come carceri per le persone ritenute contagiate dal virus. Chiusi in questi luoghi, senza cure mediche e con poco cibo, le persone sfortunate sono rimaste intrappolate e confinate fino alla morte.

Mentendo sul pericolo a cui il regime avrebbe dovuto far fronte, il Pcc ha agito secondo il solito sistema, utilizzando le sue parole preferite e più usate, cioè: «Il Partito è grande, glorioso e corretto»; di conseguenza, la presenza del micidiale virus del Pcc a Wuhan o, nel caso del 2003, del virus della Sars, non si potevano adattare alla messinscena. Quindi, come per la Sars, la prima reazione è stata negare.

Ma, di fronte a questo virus, la negazione non è accettabile: il mondo deve conoscerne l’origine; invece il Pcc ha rifiutato di collaborare e non ha nemmeno permesso agli esperti stranieri di entrare a Wuhan.

È comprensibile, quindi, la preoccupazione per le attività dell’Istituto di Virologia di Wuhan, l’unico laboratorio P4 in Cina, progettato per studiare e gestire gli agenti patogeni più pericolosi del mondo, facilmente trasmissibili e che possono causare malattie potenzialmente letali. Poiché le spiegazioni ufficiali fornite dal regime sulla fonte del virus sono state tutte smentite, è lecito sollevare domande sulla probabile fuga del virus del Pcc dall’Istituto di ricerca.

In ogni caso, non solo le domande sull’origine del virus sono rimaste senza risposta, ma il Partito Comunista Cinese ha iniziato ad accusare gli Stati Uniti di essere i responsabili. Il mondo intero ha reagito con perplessità, persino con derisione, e il presidente Donald Trump ha respinto queste accuse parlando di «virus cinese».

Ora il Pcc vorrebbe incolpare gli Stati Uniti dell’epidemia ma, in realtà, rifiutando di adottare le misure necessarie non appena il contagio si è manifestato e di riconoscere l’entità della pandemia, il Pcc ha inflitto enormi sofferenze alla propria nazione; e, nel tentativo di sottrarsi alle proprie responsabilità, cerca nuovamente di scaricarla su altri e continua a tiranneggiare la sua stessa gente.

Per questi motivi, è giusto dare il nome di «virus del Pcc», perché è essenziale distinguere le vittime dagli aggressori. Il popolo di Wuhan e della Cina sono vittime dell’arroganza e dell’incompetenza del Pcc, che si stanno manifestando in questa pandemia virale.

Il nome di virus del Pcc suona anche come un avvertimento: gli Stati e le persone vicini al regime comunista cinese sono quelli che stanno soffrendo maggiormente per gli effetti di questo virus, come dimostrato dalle infezioni che imperversano in Iran, stretto alleato del Pcc, e in Italia, unico Paese del G-7 ad aver aderito all’iniziativa Belt and Road. Taiwan e Hong Kong, che mostrano scetticismo nei confronti di Pechino, hanno avuto relativamente poche infezioni.

Infine, ‘virus del Pcc’ ricorda alle persone di tutto il mondo che la fonte della malattia è di per sé malvagia. È un virus comunista e, adottando il nome di virus del Pcc, Epoch Times ricorda al mondo qual è la soluzione: mettere fine al Pcc.

 

Articolo in inglese: Editorial: Giving the Right Name to the Virus Causing a Worldwide Pandemic

 
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