Sottrazione di organi in Cina, un «crimine perfetto» che non lascia sopravvissuti

Di Eva Fu

Erano in buona salute quando sono stati messi sul tavolo operatorio perché i medici rimuovessero i loro organi. Molti di loro stavano ancora respirando. Al termine del lavoro, i corpi sono stati gettati nell’inceneritore e bruciati, senza lasciare traccia.

La scena agghiacciante è stata una realtà vissuta per i prigionieri di coscienza in Cina vittime del prelievo forzato di organi, ed è stata raccontata da due investigatori in un webinar del 17 febbraio ospitato dal think tank Hudson Institute di Washington.

«Non c’era accusa, nessuna udienza, nessun appello», ha spiegato David Kilgour, ex segretario di Stato canadese per l’Asia-Pacifico che, insieme all’avvocato canadese per i diritti umani David Matas, ha trascorso anni a indagare sulla questione. «Un poliziotto diceva semplicemente: “Stai andando in questo campo di lavoro quaggiù” […] E aspettavi lì, lavorando 16 ore al giorno. Poi un giorno qualcuno entrava, li prendeva, dava loro un po’ di potassio, e poi i loro organi venivano prelevati e i corpi poi bruciati».

«È così che funziona lo Stato di diritto in Cina in termini di prelievo di organi».

È un «crimine perfetto, perché in realtà non ci sono sopravvissuti» all’operazione, ha aggiunto la moderatrice Nina Shea, un’avvocato per i diritti umani ed ex membro della Commissione degli Stati Uniti sulla libertà religiosa internazionale, ora senior fellow presso l’Hudson Institute.

L’industria del prelievo di organi, che frutta miliardi di euro, è esplosa nello stesso momento in cui il regime ha intensificato una brutale campagna di eradicazione contro il gruppo spirituale Falun Gong nei primi anni 2000, ed è stata insabbiata per decenni in Cina.

Anche in Occidente, i funzionari e gli organizzazioni mediche sono stati riluttanti ad affrontare la questione fino al 2019, quando un Tribunale indipendente del popolo a Londra ha concluso, «oltre ogni ragionevole dubbio», che il prelievo di organi dai detenuti del Falun Gong ha avuto luogo ed è in corso da anni «su scala significativa».

Una rievocazione del prelievo di organi in Cina sui praticanti del Falun Gong, durante una manifestazione a Ottawa, Canada, 2008. (Epoch Times)

Annie (alias), ex lavoratrice di un ospedale cinese nel nord-est della Cina, è stata la prima a far luce sugli orribili abusi nel 2006. Nelle testimonianze su Epoch Times, poi confermate da altri, ha rivelato come il suo ex marito, un militare chirurgo nello stesso ospedale, ha rimosso forzatamente delle cornee dai praticanti del Falun Gong.

Il suo racconto ha portato i due David (Kilgour e Matas) a collaborare per indagare sulla questione. Successivamente hanno pubblicato un rapporto intitolato Bloody Harvest, in cui hanno esaminato centinaia di ospedali in Cina, attingendo a resoconti della stampa, riviste mediche e archivi. La loro conclusione è stata che il regime cinese utilizza i praticanti del Falun Gong come banca di organi viventi, al contempo riportando dati significativamente inferiori in merito al numero ufficiale di trapianti eseguiti ogni anno.

L’informatrice Annie in una conferenza stampa a Washington Dc, il 20 aprile 2006. È stata la sua prima testimonianza in pubblico, sulle atrocità dell’espianto di organi su larga scala in Cina. (The Epoch Times)

Il marito di Annie ha eseguito oltre 2.000 operazioni di rimozione della cornea in un periodo di due anni a partire dal 2001, secondo quanto detto ai due investigatori in un’intervista. Era così tormentato dalla sua coscienza, che aveva iniziato ad avere incubi, suscitando il sospetto di Annie.

I due si sono separati dopo che Annie ha deciso di non poter accettare la sua complicità nell’atto. Entrambi sono fuggiti all’estero dopo aver ricevuto minacce per la loro vita.

«Questo è un crimine nazionale», disse in una dichiarazione a Epoch Times nell’aprile 2006.

L’ex marito di Annie ha provato un profondo senso di rimorso quando ha aperto i vestiti di una paziente e ha visto cadere una piccola scatola, secondo il racconto di Annie, che ha letto il diario tenuto dal suo ex marito. La piccola scatola conteneva una spilla rotonda del Falun Gong con una nota scritta su carta: «Mamma, ti auguro un felice compleanno», si leggeva.

Nonostante la defezione di Annie e di molti altri, il meccanismo statale del prelievo di organi ha continuato a funzionare, attirando ‘turisti del trapianto’ da tutto il mondo, che sono stati attirati dalle promesse degli ospedali cinesi di rapidi interventi chirurgici.

«Ovunque c’è carenza di organi e gli organi vengono assegnati in base alle priorità, ma in Cina l’intero sistema è stato gestito come se ci fosse una scorta inesauribile di organi», ha detto Matas. «Tutto quello che dovevano fare era presentarsi e pagare».

«L’intero sistema è compartimentato e tutti fingono di essere intenzionalmente ciechi rispetto agli altri componenti del sistema», ha spiegato.

(Lr) David Kilgour, David Matas ed Ethan Gutmann, autori di «Bloody Harvest/The Slaughter: An Update».

Kilgour ha ricordato di aver parlato con un paziente asiatico a cui sono stati presentati quattro reni corrispondenti, in successione, per alcuni mesi. I primi tre reni sono stati respinti dal suo corpo e il quarto è stato un successo. Il medico, che indossava un’uniforme militare, ha presentato il primo rene abbinato, poco dopo il loro primo incontro.

«Prendono tutti gli organi, non solo un rene», ha detto Kilgour. «Quindi quattro persone sono morte in modo che quest’uomo potesse avere un buon rene. Non è incredibile?».

Decine di contee della Virginia, così come il Senato dello Stato del Texas, hanno recentemente approvato risoluzioni per condannare il prelievo di organi in Cina e esortare i loro residenti a non prendere parte al turismo degli organi nel Paese.

Alcuni funzionari statunitensi stanno cercando di agire in sede del Parlamento americano per punire gli autori.

I due investigatori hanno convenuto che gli organi internazionali devono fare di più sulla questione. E Kilgour è «imbarazzato» dal fatto che il Canada non abbia approvato alcuna legislazione sul prelievo forzato di organi.

«Ce ne sono pochi ma non abbastanza», ha affermato Matas, riferendosi ai Paesi che hanno interrotto la collaborazione di qualsiasi tipo con il sistema cinese dei trapianti, legiferando a proposito.

 

Articolo in inglese: A ‘Perfect Crime’ Leaving No Survivors: Investigators Detail China’s Grisly Organ Harvesting Industry

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